GIUSTIZIA INGIUSTIZIA

E’ certo e sicuro che se gli Italiani continuano a starsene alla finestra e a ignorare anzi a non partecipare alla vita che li riguarda, la situazione volgerà sempre al peggio in quanto la gente che si autoproclama alla amministrazione della cosa pubblica e cioè i cosiddetti politici, si rivela sempre più inadeguata e indegna e nociva. E la Giustizia è uno di questi contesti: guai a capitarci.

Sia da una certa stampa attenta sia dai racconti dei protagonisti, anche ora sottoponiamo all’attenzione del lettore alcune perle e perfino malefatte commesse sotto la famosa insegna: la legge è uguale per tutti!

Non vogliamo ricordare il micidiale stato di abbandono e di approssimazione in cui versa l’apparato giudiziario, comunque ben oleato grazie agli stipendi dello Stato e ai soldi dei clienti ai numerosi avvocati ma amministrato da personaggi quali alcuni, apparsi nelle cronache, che ben altro meriterebbero che occupare i lautissimi posti che ricoprono. Impegnati nelle proprie contingenze personali di carriera o di intrallazzo, hanno, per esempio, risolto la carenza di magistrati arrivando al punto di nominare d’ufficio giudici….gli avvocati!! Figurarsi la qualità e i conflitti di interesse!

Qualche giorno addietro abbiamo appreso grazie al FATTOQ che un senzatetto di Firenze, nel 2006 venne sorpreso in un supermercato con un pezzo di formaggio da lui rubato e poi restituito, del valore di 5,20 €uro: subito denunciato per furto alla locale procura. La ingiustizia italiana fa il suo folle e in questo caso, ridicolo, corso, approdando perfino in appello, cioè due gradi di giudizio per un pezzetto di formaggio! Il colpevole scompare. Pochi giorni fa, dopo oltre sedici anni, si apprende che un attento carabiniere lo individua in una casa di accoglienza di Bologna: subito in carcere, per scontare due mesi! Sono certo di condividere la opinione generale, nel chiedere anzi pretendere non dico l’immediato licenziamento dei responsabili di questa grottesca vicenda perché nella nostra beata Italia ciò è impossibile, ma che almeno tutti gli addetti, i giudici prima di tutti e gli altri coinvolti in tale procedura durata sedici anni, chissà quanto costata agli Italiani! siano chiamati a pagare di tasca propria tutte le spese accumulate nella gestione di tale infame, assurda, veramente kafkiana vicenda.

Un’altra vittima mi ha riferito di un’altra esperienza che lascio al lettore giudicare: in un antico Palazzo, in un cortile secentesco una inquilina, in assenza degli altri inquilini e senza autorizzazione comunale, lascia costruire al di sopra delle proprie finestre una pensilina stile dolomitico e fa stuccare in bianco l’antica parete in pietra. Un obbrobrio. Detta inquilina inizia una procedura legale, quindi spese in quantità, vista l’inerzia comunale. Il giudice, dopo qualche anno, con il concorso del CTU d’ufficio dichiara illegittimo il manufatto e perciò da abbattere. Cosa che naturalmente viene fatta. L’inquilina passa al grado successivo: dopo alcuni anni la giudicessa dell’appello sentenzia che il manufatto, ora abbattuto, è invece legittimo!! Quindi l’inquilino che si era opposto al manufatto ora deve pagare le spese che l’inquilina ha richiesto per la ricostruzione dell’obbrobrio! E’ vero, se ne sentono tante in questa nostra Italia, ma una come questa si è mai sentita fino ad oggi? Un giudice e il CTU dicono: abbatti!, un secondo dice: ricostruisci! E l’inquilino vittima deve pagare. E se invece di una pensilina dolomitica si fosse trattato di un grattacielo?

In un passato intervento abbiamo riferito della vicenda di quell’avvocato che, in una sentenza del giudice gli viene riconosciuta una parcella di ottomila Euro+ diritti e spese: questa è un ‘altra italica realtà: per l’avvocato, le spese e i diritti vanno pagati a parte! e in una parcella equivalgono a quasi la metà! Privilegio sempre vigente! E’ la legge! Il bello è un altro: tale avvocato ignora la sentenza del giudice che tutti sono obbligati a rispettare e in caso di disaccordo, passare al secondo grado. Ma l’avvocato no, è esentato dal rispettare la Legge! Gli ottomila Euro più diritti e spese fissati dal giudice non gli bastano e allora ecco un’altra peculiarità nostrana: si rivolge al suo protettore cioè al suo sindacato che si chiama ordine e pretende trentamila Euro+spese, ecc. L’ordine ignora la sentenza del giudice e non fa altro che riconoscere le pretese del suo accolito. E quanto stabilisce un ordine professionale è legge, è inoppugnabile! Devi pagare!! E’ da chiedersi: e a chi si rivolge il cittadino? A quale ordine?

Detto avvocato si rivolge a un nuovo giudice per l’approvazione della nuova parcella e quindi altre spese per la vittima, altro processo!! Detto giudice accoglie l’importo dell’ordine ma lo dimezza, anziché trenta, sedici mila Euro, il doppio di quanto fissato dal primo giudice in sentenza. Forse per addolcire l’abbassamento della parcella da trentamila a sedicimila questo secondo giudice in un suo afflato lirico ed etico, sentenzia che l’avvocato vada pagato immediatamente perché ha ‘lavorato’! Un dettaglio: in effetti i giudici sono in un loro empireo e certi dettagli non esistono: la vittima ha una pensione di mille euro al mese: come potrà mai pagare quel satrapesco compenso al povero avvocato che ha lavorato? Il giudice ovviamente non cura tali infimi e insignificanti particolari! C’è la Legge!!! A ulteriore paradosso si precisa che la vittima ha vinto la causa per la quale è stato condannato al pagamento di ottomila Euro + spese ecc., una causa insignificante del solito costruttore ladro, durata o fatta durare quattordici anni! e essendo vincitore della causa, non per merito dell’avvocato suddetto bensì grazie ai calcoli redatti dal Consulente tecnico d’ufficio, dovrebbe essere la parte soccombente a pagare ! Ma non è così nemmeno per il secondo giudice, figurarsi per il riverito ordine o per il giudice della causa originaria , un GOT, cioè un avvocato che lo Stato assume come giudice! Tutto dunque comprensibile, e la giustizia si scrive con la minuscola.

 

“Altra cosa ho notato sotto il sole:….

posto della giustizia l’iniquità” (Ecclesiaste, Qohelet III, 16).

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