In una serie di stanze allietate dal suono dell’acqua sorgiva si staglia la serie di bronzi e reperti inediti provenienti da San Casciano: la mostra è ospitata dal Mann – Museo Archeologico Nazionale di Napoli con l’intento di diffondere e celebrare la bellezza delle opere ritrovate nel santuario termale etrusco e romano del Bagno Grande.
Nelle ampie sale dedicate all’esposizione si susseguono numerosi vasi e suppellettili in bronzo, ma soprattutto statue che, sopravvissute integre o meno, restituiscono la forte spiritualità del luogo che le ha custodite fino al 2022, sottolineata anche dalla frase di Servio che per prima accoglie i visitatori: “non c’è fonte che non sia sacra…”.
In origine, a tutelare la sorgente di San Casciano erano Apollo e Fortuna, anche se la fonte stessa era considerata una divinità sia da romani che da etruschi: il suo nome era Fons, e nell’esposizione sono anche incluse le statue di un efebo malato e di una fanciulla corredate di dediche rivolte proprio a questo nume.
Inoltre, a sottolineare l’importanza della divinità costituita dalle acque di San Casciano sia per i romani che per gli etruschi, c’è una stele bilingue meravigliosamente conservata che riporta le parole di presentazione della Fonte stessa: “sono la divinità della fonte”.
Una statua poco distante raffigura una donna che prega con le braccia rivolte verso l’alto, che però venne ritrovata a testa in giù durante gli scavi: si pensa che questo peculiare posizionamento derivasse dalla volontà di onorare la fonte nel suo punto più profondo: non a caso è stata ritrovata nella Vasca Sacra insieme a numerose offerte. Un’altra raffigurazione di offerente impreziosisce la mostra: si tratta di un giovane togato che rappresenta la “misura onorata” che Plinio attribuiva alle statue dedicate.
Accanto a monete e statuette votive spiccano strumenti chirurgici, minute riproduzioni di parti anatomiche e due placche poliviscerali in bronzo, la cui sapiente fattura lascia incantati: una è anche sovrastata da un piccolo busto perfettamente conservato.
Eppure questa esposizione offre, oltre alla visione di opere di straordinaria portata, anche un’esperienza estremamente immersiva per gli ospiti: tra una sala e l’altra, infatti, sono state allestite delle piccole stanze nelle quali il senso di meraviglia è affidato a citazioni classiche: unico elemento illuminato all’interno di questi ambienti raccolti, svelano tutta la loro saggezza al fruscìo dell’acqua, che accompagna i visitatori per tutta la durata della visita donando un senso di pacifica sacralità.
Un simile contesto invita a riflettere su quanto accomuna il nostro sentire a quello dei nostri antenati, che resero il santuario di Bagno Grande tempio religioso, ma anche perfettamente umano: farne parte, anche solo per qualche ora, è un raro privilegio.