I ricordi sono come mani che accarezzano, stringono e trattengono momenti di storia personale dal sapore intenso, meritevoli di esser salvati e custoditi; la memoria, invece, ha a che fare con il senso della vita, è selettiva ed appartiene alla comunità che sceglie cosa conservare. Incontrare la dottoressa Letizia Cortini, responsabile scientifico per la formazione e il trattamento del patrimonio dell’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico (Aamod), ci permette di fare un tuffo nella storia del nostro Paese in momenti cruciali che spesso, però, restano fuori, per esempio, dai manuali di storia scolastici. Il patrimonio dell’Aamod è infatti in gran parte digitalizzato e reso disponibile sul web, ad uso soprattutto delle scuole in questo periodo di didattica a distanza, on line.
Laureata in Storia Contemporanea, con una tesi sperimentale di specializzazione post lauream in archivi audiovisivi, la dottoressa Cortini ci confessa che la difficoltà, ma anche la sfida principale di questo lavoro stia nel trattare queste fonti dal punto di vista della critica delle stesse, rispettandone la specificità dei linguaggi. E’ necessario conoscere le caratteristiche specifiche di un prodotto/documento/opera filmici. Il linguaggio delle immagini va decodificato, tenendo conto degli immaginari che ha prodotto, sin dalle origini e che continua a produrre. Inoltre, esso è composto da inquadrature, quindi piani, campi, sequenze, operazioni di montaggio… l’autore opera sempre delle scelte; come spettatori, già dall’inquadratura ci viene mostrato ciò che chi ha realizzato il video ha deciso di farci vedere, mentre non vediamo, per esempio, ciò che è stato scelto di escludere; altro aspetto da considerare è quello dei piani e dei campi: medio o primo piano? “C’è sempre una scelta per qualunque tipo di elemento – spiega la dottoressa – ed è necessario considerare chi abbia realizzato il documento, chi lo abbia prodotto, chi lo abbia commissionato”. Un film “storico” si situa a metà strada tra il documento archivistico e quello biblioteconomico, tra l’opera d’arte ed il documento. Dietro questo tipo di lavori, non vi è mai uno solo padre, il regista, ma anche, per esempio, l’autore delle musiche, il soggettista e l’autore della sceneggiatura, oltre gli altri professionisti, dal fotografo, al montatore, alla costumista, al fonico, etc. Si tratta di progetti dove tutti lavorano insieme, dando così vita ad opere collettive.
L’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico (Aamod) si è costituito nel 1979 per volere di un gruppo di intellettuali, uomini di scienza, studiosi, oltre registi, e presidente per tanti anni è stato il grande sceneggiatore e giornalista Cesare Zavattini, con l’obiettivo di testimoniare, da un punto diverso rispetto a quello del Governo, ciò che avveniva in Italia e nel mondo, ereditando anche una grande mole di documentazione dal Partito Comunista italiano. Nel tempo, si sono aggiunti documenti provenienti da movimenti collettivi anche di altri Paesi, andando così a implementare un patrimonio che oggi conta oltre 15.000 titoli, forse unico al mondo per quantità e organicità di materiale filmico di questo tipo, e che continua costantemente ad arricchirsi con fonti filmiche riguardanti movimenti collettivi, lotte per il lavoro, battaglie per i diritti civili, politici; opere che spesso portano anche firme prestigiose come quelle di cineasti del calibro di Scola, Taviani e Montaldo, Lizzani, Maselli, Giannarelli e, tra i più giovani, Vicari, Quatriglio e numerosi altri, realizzati per testimoniare un evento, ma che spesso non venivano montati per diventare film.
Per il trattamento descrittivo di questi documenti esistono delle linee guida, in particolare della FIAF (Federazione internazionale degli archivi di film), ma mancano al momento nel nostro paese normative ministeriali definite e, di volta in volta, si fa riferimento a modelli, spesso da conciliare (biblioteconomici, archivistici, museografici), come le linee per la conservazione dei patrimoni nelle cineteche: ogni archivio, a seconda del tipo di patrimonio di cui dispone e dei diritti di uso e riuso che può avere o meno, sceglie come catalogarli e renderli accessibili.
Diviene allora quantomai necessario curare l’educazione al linguaggio cinematografico a partire dalle scuole elementari, come dichiarava Cesare Zavattini agli inizi degli anni sessanta, per insegnare il linguaggio del cinema e permettere così di capire e conoscere questo mondo, che aiuta a comprendere la storia e le società, fin da giovanissimi. Proprio le scuole, insegnanti e studenti, gli studiosi, gli storici, oltre agli archivisti, ai giornalisti, ai registi e coloro che si occupano di cinema sono i maggiori fruitori di questi servizi, fondamentali anche per la ricostruzione dei contesti riguardanti determinate inchieste e produzioni.
> Anche per il nostro presente è vivo il concetto di militanza, anche nei beni culturali; ne è un esempio, oltre l’attività in generale dell’Aamod, il movimento di cineasti “Opponiamoci”, sorto di recente all’interno dell’archivio, ma al tempo stesso autonomo, per continuare a testimoniare, documentare e produrre fonti filmiche del nostro presente storico, utilizzando anche, per l’appunto, quelle d’archivio: riappropriarsi del bene e renderlo fruibile a tutti per sempre vuol dire continuare ad alimentare la nostra memoria, anche attraverso il riuso creativo, culturale e militante delle fonti. Tenendo sempre presenti il punto di vista e il contesto. In questo periodo così difficile e di emergenza, l’Archivio, insieme ad altri soggetti, tra cui la Cgil, ha inoltre lanciato un appello per documentare, raccontare, interpretare le nuove condizioni di lavoro al tempo del Coronavirus, per la costituzione di una raccolta di documentazione partecipata, ovvero di materiali video autoprodotti (https://www.aamod.it/2020/03/27/il-lavoro-al-tempo-del-contagio/).
> Il patrimonio dell’Archivio si può consultare sul sito www.aamod.it, nella sezione Archivi on line, dove è possibile orientarsi grazie ai materiali didattici a disposizione nella pagina Formazione delle Attività; inoltre sul canale youtube della Fondazione (https://www.youtube.com/user/AAMODAAMOD) , e sui social Facebook https://www.facebook.com/archivioaamod/ e Instagram, Fondazione AAMOD (@archivioaamod)