Influencer economy e social job creation

La storia sembra quella di una perfetta novella della tradizione natalizia “a la Charles Dickens”: una situazione di crisi o di difficoltà, un periodo emblematico come quello del Natale, un riscatto personale, un messaggio di buona speranza anche per altre e altri.

È la storia di Norma, insegnante d’inglese disoccupata, presa “in contropiede” dalla combinazione di un lavoro precario e dal sopravvenire del lockdown. La chiusura delle scuole e il venir meno dell’insegnamento in presenza, sono stati un brutto colpo per questa 28enne insegnante. Dopo un periodo di crisi, ripresa e ripensamento la “scoperta” e il “riscatto” attraverso i social: ha aperto un canale su TikTok e ha iniziato a farsi conoscere, a proporre corsi di lingua online. E così è nata l’iniziativa “Norma’s Teachings” e, dopo il canale TikTok ha aperto anche un canale su Intagram. Oggi, ha un numero di follower impressionante; praticamente, la somma è equivalente agli abitanti di una città di medie dimensioni: 400.000 follower su TikTok e 350.000 su Instagram. Con la notorietà ottenuta sui social, ha venduto circa 6.500 corsi digitali a pagamento.

Per saperne di più’ ecco il link all’articolo de “La Repubblica” del 25 dicembre 2020: http://video.repubblica.it/cronaca/norma-da-insegnante-disoccupata-a-star-dei-social-i-suoi-canali-hanno-piu-interazioni-dei-ferragnez/373609/374223.

Diventare una influencer è un’occupazione a tempo pieno. Occorre essere o diventare esperta/o in un settore, essere riconosciuta/o come miglior conoscitrice/ore in quel particolare campo, ottenere fiducia da chi ascolta ed essere ascoltate/i proprio in virtù’ della competenza riconosciuta. Infatti, quando si parla di influencer non si parla di una specie di tuttologa/o indifferenziata/o, con una mostruosa competenza enciclopedica, quanto di nicchie di appassionate/i in uno specifico settore. I/le cosiddette/i micro blogger. Un “successo” che, sui social, si misura sulla base delle visualizzazioni, del numero dei/delle follower che si hanno.

I social sono un canale, meglio, una serie di canali dove si può stare per le più svariate ragioni: gioco, socialità, informazione, apprendimento etc.

Dopo la DAD (Didattica A Distanza), le regole del distanziamento e le esigenze di socializzazione i canali social stanno scoprendo una vasta gamma di impiego, ben oltre, gli aspetti ludici. Sviluppando quindi nuove professionalità, aprendo opportunità lavorative impensate, modificando le modalità di lavoro tradizionale: che sia in presenza e a breve distanza oppure oltrepassando i confini della propria città e usufruendone senza bisogno di uscire di casa.

Queste novità hanno un impatto diretto, forte, ancora non ben chiaro rispetto alle conseguenze che determineranno sulla vita relazionale, sociale e lavorativa delle persone. Che effetto farà, nel medio-lungo periodo, il rapporto diretto e mediato dai canali social fra due o più persone? La fluidità delle relazioni e dei legami che si creano e si disgregano in un batter d’occhio come influiscono sul senso che le persone hanno a sé? Che tipo di relazioni personali e professionali finiranno per stabilirsi fra le persone? Quanto sono consapevoli le persone dei pericoli dei canali social? Della differenza fra l’essere persona “autentica” e l’essere un “avatar”, un profilo, un “personaggio” che interagisce e si propone in un dato modo sui social?

I social aprono spiragli di manifestazione ampia della propria personalità, a un numero superiore di persone rispetto a quelle che normalmente fanno parte della cerchia delle frequentazioni abituali di una persona. Può così essere differenziata rispetto ad altre relazioni e, spesso, resta confinata an rapporto esclusivamente virtuale, senza mia tramutarsi in un incontro reale. I social consentono pertanto di proporsi al modo e nel mondo come una persona ama rappresentarsi e vedere sé stessa ed essere vista da altre/i , al di là di limitazioni come, per esempio, la timidezza o le scarse abilita’ sociali.

Psicologi/ghe, sociologi/ghe, filosofi/e avranno modo di riflettere su “come” la quarta rivoluzione industriale modificherà la società che abbiamo iniziato a vedere affacciarsi, prima dell’accelerazione impressa dalla pandemia e dal ricorso necessitato alla comunicazione telematica.

Anche questo articolo, scritto e letto in digitale, nel suo piccolo, fa parte di questa social revolution

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