L’innovazione tecnologica e l’apertura del mercato globale hanno imposto un radicale ripensamento delle economie dei paesi avanzati.
La rapida integrazione dei mercati ha amplificato le regole dell’economia classica basate su offerta e domanda di beni e servizi, aprendo a nuovi attori localizzati in paesi dall’economia emergente ed a nuove forme di mercato. Se fino a qualche decennio fa la specializzazione, l’alta qualità e la raffinatezza della produzione italiana restava ai vertici, nonostante i costi elevati, con la crisi finanziaria e la pressione competitiva da parte di produttori con legislazioni dalle tutele meno stringenti e con accesso a vasta mano d’opera, l’equilibrio è saltato. Il made in Italy, era un marchio noto e ricercato in tutto il mondo, era spesso uno status symbol e sinonimo di prestigio, nel cibo, come nel design, nell’artigianato, come nell’arte, nella moda, come nel lusso. La contrazione nei consumi ha fatto crollare la richiesta, le scelte si sono orientate verso prodotti di minore qualità, apparentemente similari. La produzione delocalizzate in siti a scarsa tutela e retribuzione del lavoro, con politiche fiscali più accomodanti, con tecnologie prive del know how esperenziale che faceva dell’Italia un brand riconosciuto e riconoscibile, ha innescato una spirale di massificazione verso il basso della qualità, perdendo
L’accresciuta concorrenza e la diversificazione delle modalità di contrattazione sono strettamente legate alla rapida evoluzione e diffusione di nuove tecnologie. Le nuove generazioni, native informatiche, utilizzano e prediligono modalità di acquisto e pagamento virtuale. E-commerce, bitcoin, web site, online booking, domiciliazioni, mav, strumenti che affiancano l’evoluzione degli strumenti di pagamento e modalità di comunicazione sempre più volti alla dematerializzazione. Tutto passa per un veloce trasferimento di dati. Il presidio sulla sicurezza è quindi fondamentale, sia come trattamento che come gestione dei dati, sia come possibile furto e manipolazione degli stessi.
Queste tecnologie, d’altronde, sono ormai essenziali per organizzare e gestire la frammentazione della produzione in un contesto globale. Permangono tuttavia grandi differenze tra l’uso della tecnologia tra Paesi e tra generazioni. Se nei Paesi nordici l’uso di internet è diffuso per oltre il 90%, i Paesi mediterranei arrancano al 60%; se il 95% dei ragazzi, già da tempo fa quotidiano uso del web, gli adulti sono ancora distaccati di 20 punti, con classi di età in cui la confidenza informatica è scarsa.
Di queste variabili devono tenere conto il legislatore e i Governi. I recenti usi fraudolenti di dati informatici a diversi fini (truffe, manipolazioni, concorrenza sleale, fake) hanno reso necessario tutelare maggiormente i dati personali e sensibili, strutturare a livello internazionale presidi di sicurezza cibernetica e disegnare politiche armonizzate e previsioni strategiche nel mondo del lavoro e dell’economia. Un altro aspetto da monitorare è il fenomeno degli acquisti compulsivi, amplificato da vetrine cibernetiche ad orario continuato e disponibili con un click. Pur convenendo sulla comodità e sulla maggiore comparazione dei prezzi via web, resto affezionato alla passeggiata e al contatto sensoriale dei beni e delle persone, in cui l’acquisto diviene quasi marginale…