L’ultimo libro del noto psichiatra Vittorino Andreoli s’intitola “La psicologia del Noi. Oltre la dimensione dell’Io” (Rizzoli, novembre 2021, 120 pp.). Il prof. Andreoli non ha certo bisogno di grandi presentazioni. La sua attività di psichiatra, resa celebre dagli interventi pubblici sui casi di cronaca più drammatici e inquietanti (mi limito a ricordare qui la perizia condotta su Pietro Maso raccontata nel libro Il caso Maso, Editori Riuniti, Roma, 1994), è stata poi seguita da un’attività di scrittore instancabile e produttiva. Alcuni libri di Andreoli sono infatti ormai classici della psichiatria (penso soprattutto a La terza via della psichiatria. Follia: individuo, ambiente, storia, Milano, Edizioni scientifiche e tecniche Mondadori, 1980). Altri, invece, sono divenuti classici della divulgazione scientifica (mi limito a segnalare soltanto: Lettera a un adolescente, Milano, Rizzoli, 2004 e La gioia di vivere. A piccoli passi verso la saggezza, Milano, Rizzoli, 2016). Io ritengo che il libro che invece qui pongo all’attenzione del lettore, La psicologia del Noi. Oltre la dimensione dell’Io, a dispetto delle sue piccole dimensioni, può essere considerato come un tentativo – peraltro ben riuscito dal punto di vista divulgativo – di sintesi dell’intera visione dell’uomo del suo autore. In effetti si tratta di un testo che, dopo una prima disamina della psicologia dell’Io (la psicologia freudiana, in altri termini) comincia, a partire da p. 45, un’indagine assai interessante su quella che, in termini filosofici, si potrebbe definire come la visione sociale della mente umana. Mi verrebbe da dire, anzi, che il libro di Andreoli sia un tentativo di disegnare una specie di antropologia filosofica (limitatamente alla mente dell’uomo, sia chiaro) partendo però dal basso, vale a dire da tutte quelle esperienze che hanno in un certo senso contrassegnato la sua attività psichiatrica pluridecennale e che hanno via via confermato a più riprese l’impossibilità di isolare l’indagine antropologica e psicopatologica alla dimensione soggettiva dell’Io. La psicologia del Noi, infatti, almeno come definizione, nasce in Andreoli a seguito, come lui stesso ci racconta, della lettura delle recensioni ad alcuni suoi libri «che non avevano uno scopo teorico», dice, «poiché la mia attenzione di clinico va sempre ai casi, tanto che sostegno che ognuno di essi è una realtà a sé stante» (p. 48). Eppure, la teoria generale che man mano ha preso forma ha formato una sorta di quadro coerente dal quale si è fatta sempre più chiara l’idea che l’Io è piuttosto un’astrazione (p. 102), spesso assai comoda, ma mai corrispondente alla vera realtà dell’interiorità umana che si costruisce, fin dai primi istanti della vita, nella dimensione della relazionalità: «se si considera il comportamento neonatale, ci si rende conto che da parte del bambino e della madre si attiva la ricerca di una unione che garantisca al piccolo di vivere. La vita non è nel bambino, ma nell’insieme bambino-madre» (p. 61). Se è vero, pertanto, che è la concezione dell’uomo di riferimento a determinare i criteri della psicopatologia e quindi l’azione concreta di tipo psichiatrico o psicoterapeutico, allora potremmo dire che nel libro di Andreoli quello che alla fine – esplicitamente – si prospetta è proprio un nuovo modo di approccio alla sofferenza interiore. Essa, infatti, non va più considerata come un’astratta faccenda dell’Io (un suo difetto o una sua lacerazione) ma come prodotto di una relazione ferita, mancata o distrutta col mondo e con gli altri. In questa nuova ottica, che potrebbe anche definirsi come nuovo paradigma della psicologia e della psichiatria, vanno quindi ricomprese quelle condizioni come ad esempio l’ansia, la depressione e le psicosi che, a ben vedere, sia nella loro insorgenza, sia nel loro mantenimento, richiamano, pur nella diversità della loro natura, relazioni – distorte, lacerate o immaginarie – col mondo. Un libro, questo, che si sicuramente merita di essere letto non tanto per le risposte che in esso è possibile rintracciare per l’interesse assoluto che rivestono i nuovi percorsi della psicologia che l’autore magistralmente ci prospetta.