Jackie e Lee Due sorelle, una vita splendida e tragica

Sam Kashner e Nancy Schoenberger, giornalista il primo ed autrice di numerose opere di poesia la seconda, raccontano di Jackie e Lee, figlie di “Black” Jack Bouvier, legate in una sorellanza a dir poco complicata.

Bastano solo i loro nomi ad indicare nella prima la moglie del senatore John F.Kennedy, Presidente degli Stati Uniti d’America e nella seconda la consorte di Stanisław Albrecht Radziwill, aristocratico polacco, secondo e più famoso dei suoi tre mariti.

Per Sarah Bradford, che si è mossa dentro una specie di caccia al tesoro fatta di articoli, libri e documenti sulle protagoniste del libro, sono state anche due delle donne più studiate del Novecento. Parlare di loro significa , continua la Bradford, parlare di due regine.

Pur complici in una reciproca solidarietà, non è mai però mancata nel rapporto delle sorelle Bouvier la rivalità, potente, modulata attraverso un uso più o meno abile, anche velenosamente elegante, di cose e ruoli, quasi trofei conquistati a garanzia di immagini sempre più smaltate. Pare si bisticciassero, e spesso, la scena.

La vita di Jackie, più difficile di quanto non ci abbia detto lei stessa – lo confessa Gore Vidal che di lei ha avuto una conoscenza piuttosto profonda – è stata incastonata nel ruolo di moglie del Presidente degli Stati Uniti d’America. Quel “Jack” Kennedy che al

Presidente De Gaulle aveva confidato, neanche troppo velatamente, di essere solo un signore che accompagnava Jacqueline Kennedy.

Lui, l’affascinante senatore del Massachusetts, pare addirittura il miglior partito d’America, le aveva concesso una visibilità oltre misura, una sovraesposizione che relegò, poi, inevitabilmente, la secondogenita Lee al ruolo di subalterna.

Quest’ultima, vestito a sua volta l’abito neanche tanto simbolico di dama di compagnia, non mancò, da par suo, di sottolineare che se la sorella parlava un francese incantevole e convincente, quella che aveva vissuto una (vera)vita francese era stata lei. Tanto per pareggiare, almeno in parte, un conto percepito in sospeso.

Il testo spazia ampiamente nell’infanzia, definita dagli autori magica, parla di amori ma anche di dolori, di spazi intimi e pubbliche virtù, o supposte tali, della esistenza di due donne che, partite per l’Europa, si sono meravigliate del fatto che la vita, spandendo tesori su talenti che già esistevano, abbia loro regalato così tanto successo.

Accasate bene, capaci di contare sugli uomini per il sostegno finanziario, soprattutto in grado di mostrarsi al mondo con un aspetto impeccabile, sensibili alla bellezza, artiste dai talenti diversi, costruirono splendidi focolari domestici destinati a diventare rifugi da un destino inclemente che, spesso, gettò un’ombra sulle loro vite.

Se, poi, i lunghi silenzi attraverso i quali cercarono di negare le reciproche esistenze testimoniarono di un rapporto indubbiamente complesso, l’accoramento nelle fasi finali della malattia terminale di Jackie fu però in grado di riavviare il motore di un sentimento comunque profondo, finalmente non negato, ma liberamente espresso.

Riferimenti bibliografici

S.Kashner N. Schoenberger, Jackie e Lee Due sorelle, una vita splendida e tragica, Milano, Mondadori, 2019 (traduzione di Michele Piumini dal testo originale The fabulous Bouvier sisters

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