JAGO.THE EXHIBITION. “THE SOCIAL ARTIST” IN ESPOSIZIONE A PALAZZO BONAPARTE.

Palazzo Bonaparte a Roma, ospita dal 12 marzo al 3 luglio 2022, l’esposizione: “Jago. The Exhibition”, la prima grande mostra dell’artista Jago, “The Social Artist”, ovvero Jacopo Cardillo, scultore raffinato dalle reminiscenze classiche, famoso in tutto il mondo per le sue innate capacità comunicative e per l’enorme consenso di pubblico che ottiene sui social.

La rassegna, a cura della professoressa e storica dell’arte Maria Teresa Benedetti, mostra 12 sculture fra tradizione e contemporaneità, ed è prodotta e organizzata da Arthemisia e da Jago Studio.

Una esposizione, come chiarisce la curatrice Maria Teresa Benedetti, nella quale “Si può essere sedotti dai nuovi linguaggi ampiamente adottati nella pratica artistica contemporanea, avvertire l’innegabile appeal della digital life, ma si può anche intuire la necessità di non escludere la storia, custode di valore che arricchiscono il nostro presente, pure così dirompentemente diverso”.

La ricerca artistica di Jago, è caratterizzata da una articolata base concettuale che, però, ha origine dalle tecniche degli artisti del Rinascimento, cercando di creare una tradizione diretta con il pubblico attraverso l’uso dei video e dei social network, tramite cui condivide lo sviluppo produttivo dei suoi lavori. Molto amato dal grande pubblico, mito per i giovani e fenomeno social, Jago è il simbolo dell’artista contemporaneo, che identifica genio creativo e attitudini comunicative. L’artista, infatti adopera i social, soprattutto Instagram e You Tube, per documentare la sua produzione, per fare teasing e promuovere nuovi lavori o rassegne. Senza il digitale, lo scultore non rappresenterebbe quello che è attualmente: la partecipazione della community stabilita non soltanto da una content creation semplice, ma di alto livello, e da live streaming in cui i fruitori possono partecipare al lavoro dello scultore giornalmente, ha consentito a Jago di realizzare quel dialogo e quel legame caratteristici di un creator di grande valore. Jago ha comprovato come un artista contemporaneo, se fa uso dei social media nella maniera più adatta e con una strategia, ma specialmente destinando tempo ed energie nella content creation, può canalizzare l’attenzione degli utenti anche su un idioma incisivo reputato classico, come la scultura. Egli, tuttavia non si limita all’impiego dei social media, ma sul suo sito web ha introdotto anche virtual tour in 3 D dei suoi lavori in esposizione e una reale scansione quadridimensionale delle sue sculture che consente di esaminare i particolari e ogni angolazione dallo schermo. Egli pertanto, nel realizzare opere fisiche usa il digitale non soltanto come strumento, con strategie appunto di digital marketing, ma bensì come parte costitutiva dello stesso lavoro. Le dirette streaming e le documentazioni, foto e video ripercorrono il procedimento produttivo di ogni sua singola scultura, e tramite ciò, l’artista condivide con il pubblico lo sviluppo di ogni suo lavoro.

Afferma Jago: “Mi considero un uomo e uno scultore del mio tempo. Utilizzo il marmo come materiale nobile legato alla tradizione ma tratto temi fondamentali dell’epoca in cui vivo. Il legame col mondo è fortissimo. Guardo a ciò che mi circonda, gli do forma e lo condivido”…..“La mia scultura è lingua viva. Utilizzare una lingua non significa copiarla. Mi riconosco in un linguaggio e lo adotto: sento l’esigenza di realizzare un collegamento con quello che vedo, senza spirito di emulazione. Sono me stesso”.

Compartecipazione e rapporto con i visitatori contraddistinguono l’esposizione romana, nella quale Jago sarà l’interprete del primo esperimento di studio d’artista durante una mostra. Facendo partecipare il pubblico, lo scultore lavorerà live alla esecuzione della sua prossima scultura.

La maestria di Jago, è descritta per la prima volta in una rassegna in cui sono mostrate tutte le sue opere create sino ad oggi.

Fenomenale è la sconvolgente nudità del Pontefice emerito, e qui l’esercizio del denudamento del marmo è proiettata in una coinvolgente proiezione video sul soffitto della sala in cui la scultura è collocata, denudamento che ne evidenzia la nudità. Accanto vi è il reliquiario contenente gli scarti marmorei riguardanti appunto la “spoliazione” della scultura Habemus Hominem. La presenza della Venere, 2018, anziana nella stanza degli specchi, meraviglia, disorienta e ci istiga a pensare. Simbolica come la scultura del Figlio Velato, 2019, bambino strappato alla vita e coperto da uno straccio, idioma di sciagure e disastri eterni sino ad arrivare alla guerra odierna. E ancora dai piccoli sassi di fiume scolpiti, da Memoria di Sé a Excalibur, alla profonda riflessione sul dolore, nella tragica imponenza della Pietà, 2021, con il padre che sostiene il figlio adolescente, oppure il piccolo feto, The First Baby, realizzato in marmo e consegnato alle cure dell’astronauta Luca Parmitano, che lo ha condotto nello spazio nel 2019, e ritornato in terra l’anno seguente. Jago, poi presenta un contenuto slegato dalla storia, ripetendo la successione del battito cardiaco in Apparato Circolatorio. Una sequenza di trenta cuori, ognuno differente dall’altro, con il video in loop della loro contrazione, che vuole ricostituire il preciso movimento di un cuore nel corso di un singolo battito.

Jago nasce a Frosinone nel 1987, studiando nel liceo artistico e poi nell’Accademia di Belle Arti, abbandonata nel 2010. Dal 2016, anno della sua prima esposizione a Roma, ha abitato e lavorato in Italia, Cina e America. Oggi risiede e ha il suo studio a Napoli. E’ stato professore ospite nella New York Academy of Art, in cui nel 2018 ha tenuto una masterclass e una lecture. Il celebre scultore, ha avuto molteplici riconoscimenti nazionali e internazionali come la Medaglia Pontificia, elargita dal Cardinale Ravasi in virtù del premio delle Pontificie Accademie nel 2010, il premio Gala de l’Art di Monte Carlo nel 2013, il premio Pio Catel nel 2015, il premio del pubblico Arte Fiera nel 2017 e ha poi ricevuto l’investitura come Mastro della Pietra al MarmoMacc del 2017. A 24 anni, su presentazione della storica dell’arte Maria Teresa Benedetti, è stato scelto dal professore Vittorio Sgarbi per la partecipazione alla 54° edizione della Biennale di Venezia, presentando il busto di marmo di Papa Benedetto XVI, 2009, ottenendo la sopracitata Medaglia Pontificia. Questa opera giovanile è stata nel 2016 poi rielaborata, acquisendo il nome appunto di “Habemus Hominem”, diventando una delle sue sculture più rilevanti. Il lavoro, è stato in mostra nella capitale, nel 2018, nel Museo Carlo Bilotti di Villa Borghese, con un numero altissimo di pubblico, più di 3500 visitatori lungo la sua inaugurazione. Dopo una rassegna all’Armory Show di Manhattan, Jago va a risiedere a New York. Nella città americana comincia l’esecuzione del Figlio Velato, scultura ispirata al Cristo Velato del Sanmartino, esposta permanentemente all’interno della Cappella dei Bianchi nella Chiesa di San Severo fuori le mura. Jago, è stato il primo artista ad aver inviato una scultura in marmo nella Stazione Spaziale Internazionale. La creazione, denominata “The first Baby” e ritraente il feto di un bambino, è tornata sulla terra a febbraio 2020, sotto la tutela del capo missione, Luca Parmitano, come già citato. Da maggio 2020, Jago appunto vive a Napoli, città in cui ha il suo studio nella Chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi e in cui, a inizio novembre, ha attuato l’istallazione “Look Down” in Piazza del Plebiscito, mentre l’1 ottobre 2021, istalla la scultura Pietà nella Basilica di Santa Maria in Montesanto, in Piazza del Popolo a Roma.

In conclusione, la fama del talentuoso artista è determinata dalle sue rappresentazioni virali, mediante la comunicazione sui social, la magnificenza, l’incanto e la contemporaneità delle sue sculture.

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