“Con Materiae di Javier Marin l’arte diventa un ponte che unisce popoli e culture. Materiae non è solo una mostra d’arte ma anche un simbolo di amicizia e un’occasione di scambio fra due nazioni geograficamente lontane ma con una passione comune per l’arte e la cultura, celebrando la bellezza della diversità e la forza della creatività umana in ogni epoca e in ogni luogo”, spiega il Direttore del Museo Nazionale Romano Sthephan Verger.
E’ una reale filosofia della forma della creatività quella che il Maestro messicano evidenzia con i suoi lavori, dal disegno alla scultura, dall’astratto al figurativo mediante materiali, tecniche e tecnologia.
Attraverso il suo modo di fare e interpretare l’arte: “una maniera di vivere e fermare quello che accade”, come ha egli illustrato è rivolta la rassegna Materiae curata da Laura Gonzalez Flores, visitabile dal 3 luglio al 6 ottobre in due sedi: nel Museo Nazionale Romano-Terme di Diocleziano e a Palazzo delle Esposizioni nella Capitale, nell’ambito delle celebrazioni dei 150 anni dall’inizio dei rapporti diplomatici tra Italia e Messico.
La mostra promossa dal Ministero della Cultura, dalla Direzione Generale dei Musei, dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e dall’Azienda Speciale Palaexpo, con il patrocinio dell’Ambasciata del Messico in Italia, con gli auspici della Presidenza Commissione Cultura, Camera dei Deputati, è attuata in collaborazione con la Fondazione Javier Marin, la Galleria Terreno Baldio Arte e la Galleria Barbara Paci.
“Con questo importante evento i Musei italiani confermano la loro vocazione di luoghi incontro e dialogo tra cultura e linguaggi”, afferma il Direttore Generale Musei Massimo Osanna.
Javier Marin nasce a Uruapan, Michoacan in Messico, nel 1962. Studia dal 1980 al 1983 nella scuola Nazionale di Arti Visive (Accademia di San Carlo) dell’Università Nazionale Autonoma del Messico, Città del Messico. Esercita da principio come pittore e incisore ma poi la sua ricerca artistica si rivolge verso la scultura in terracotta, resine e bronzo.
Le sue opere sono esposte in istituzioni culturali e spazi pubblici di enorme rilievo, dal nord America agli Stati Uniti fino all’Europa e ancora in altre nazioni.
La sua produzione compone parte di collezioni pubbliche e private di ampio valore tra cui quelle del Museo de Arte Moderno e del Museo de la Secretaria de Hacienda y Crédito Publico a Città del Messico, quella del Museo de Arte Contemporaneo di Monterrey, quella del Museo del Barro a Caracas, del Museo d’Arte di Santa Barbara in California, del Museum of Fine Arts di Boston, del Boca Raton Museum of Art e quella del Latin American Museum in Florida, ecc..
Ad esse si uniscono la Collezione Blake-Purnell a New York, la Collezione Costantini del Museo de Arte Latino-americano di Buenos Aires, la Collezione Ersel a Torino e la Collezione d’arte del Principato di Monaco.
Importante tra le sue attività più recenti la realizzazione della Fondazione Javier Marin, un’organizzazione no-profit originata nel 2013 e inserita all’interno della cultura con il fine di generare e costituire correlazioni fra le arti plastiche e visive. Tramite tale scopo cerca di promuovere gli incontri e la collaborazione presso le comunità vulnerabili.
Materiae è una selezione di composizioni che descrivono nella sua totalità i differenti orientamenti dell’artista messicano.
Corpi senza peso e fluttuanti, forme carnose, esuberanti e in tensione si esplicano attraverso un significato inedito con l’utilizzo di nuovi materiali, supporti e formati, al di là del marmo e del legno, il disegno digitale, la pittura, la resina poliestere e l’arazzo.
L’esposizione narra l’itinerario di Javier Marin, dalle prime esperienze di scultura monumentale create con materiali come la terra rossa di Oxaca o il bronzo lavorato nelle fonderie messicane alle nuove sperimentazioni in resina reciclata, conseguite con scansioni e immagini digitali o usando stampanti 3D.
Nelle Aule delle Terme di Diocleziano è posta la grandiosa Columna, di oltre otto metri d altezza ed eseguita nel 2004, completamente formata da frammenti scultorei e corpi in resina, eretta su un podio in legno ideato come un’antica base di colonna romana.
Vicino sei sculture in bronzo e arazzi creati con disegni del Maestro concepiti con metodi tradizionali di tessitura del territorio dello Yucatan.
Presso Palazzo delle Esposizioni vi sono i lavori più attuali caratterizzati dalla sostenibilità ambientale sviluppata in virtù del riutilizzo di resine di scarto ricavate dalla produzione industriale. Sono mostrate 35 opere realizzate in resina poliestere amaranto, legno arazzi, tessuti, stampe digitali e video.
Ed ecco anche le maestose teste di donne e uomini e le linee che determinano corpi in movimento e poi le sculture attuate con polimeri misti che diventano castone a semi, zucchero, carne, tabacco ed altri materiali.
Menzioniamo ancora la colossale scultura El Bianco, il famoso tappeto di corpi presentato alla Biennale di Venezia nel 2003.
Javier Marin si è misurato precedentemente con l’Urbe: del 2012 è la rassegna De 3 en 3 al Museo Macro Testaccio (ora Mattatoio di Roma), mentre in piazza del Pincio sono ubicati nove cavalli con cavaliere al ritorno della battaglia di dimensioni monumentali e tre teste di giganti in resina, idioma di campi di battaglie e devastazioni che obbligano una riflessione anche nei confronti di chi combatte.
Il cuore della poetica di Marin è rappresentato dal corpo umano. L’artista dialoga permanentemente con l’effigie maschile e femminile, nuda, maestosa, disarticolata, scomposta, contorta, lacerata, smembrata e riassemblata e molte volte altamente drammatica.
Nell’ambiente artistico contemporaneo non mancano però i rimandi del suo stile verso l’arte antica, verso le composizioni di Michelangelo Buonarroti, Benvenuto Cellini e Auguste Rodin, rielaborate con immagini ed entità caratteristiche della cultura della sua terra natia.
L’artista messicano ha in se un’abilità assoluta di plasmare la materia per realizzare opere articolate, di penetrante tensione emotiva, spesso di grandi dimensioni che, nell’apparente dissonanza delle forme ha una corrispondenza uritmica con lo spazio espositivo. Una grammatica scultorea che descrive la natura corporea e spirituale dell’essere umano.
Di stampo manierista e barocca, con uno stile virtuosistico e anticlassico basato appunto sulla monumentalità e sulla energia, sulla pluralità dei punti di vista dei suoi lavori, a un livello più profondo l’arte del Maestro è definita da richiami della cultura Maya, una trama di codici linguistici altamente diversi orditi con uno slancio immaginitivo originale che evita ogni tentativo di semplicistica classificazione.
E’ la libertà dell’arte di Javier Marin dunque che ci appassiona e nella loro globalità gli itinerari espositivi ci inducono verso intense emozioni e forte partecipazione.