Klimt. La Secessione e l’Italia, la mostra che Palazzo Braschi ospiterà fino al 27 marzo 2022, è molto più di una semplice mostra. A un primo livello di lettura, in realtà, potrebbe sembrare una mostra tradizionale: con i suoi cartelli espositivi apposti alle pareti, che raccontano la vita dell’artista in maniera cronologica, e le sue sale divise per argomento con altrettante spiegazioni divise per argomento. Una soluzione classica, certamente, anche se si percepisce fin da subito l’intento di comunicare allo spettatore in un modo semplice ed efficace. Ma è a un secondo livello che questa mostra riesce a coinvolgere ulteriormente, su un piano più intimo e totalizzante, in un’esperienza immersiva e originale. Che si serve anche della tecnologia e della musica, in un modo funzionale e sofisticato, per catturare l’osservatore e valorizzare ancora di più la meraviglia delle opere artistiche.
La tecnologia ci aiuta in questa immersione e riesce a svelarci i segreti di opere che altrimenti sarebbero di più difficile lettura. È il caso dei tre capolavori La Medicina, La Giustizia e La Filosofia, che furono distrutti durante la Seconda Guerra Mondiale. Di questi, resta traccia solamente nelle foto in bianco e nero e in articoli di giornale. Grazie al lavoro di Google Arts and Culture, è stato elaborato un algoritmo di machine learning che ha ricostruito i colori originali. Un risultato meraviglioso: davanti ai nostri occhi, i dipinti in bianco e nero proiettati negli schermi prendono gradualmente colore.
Un altro uso sorprendente della tecnologia, stavolta dal punto di vista dei social, è stato applicato al quadro Ritratto di signora, protagonista di un caso di cronaca che ha fatto scalpore. Infatti, il quadro era stato rubato nel 1997, poco prima di una mostra nella Galleria del proprietario e gallerista Giuseppe Ricci-Oddi a Piacenza. È stato ritrovato solo nel 2020, 23 anni dopo, in una parete esterna della galleria. A parte il furto, questo quadro è sorprendente anche per un altro motivo. Un’analisi a raggi X rivelò che sotto il Ritratto di signora erano rimaste le tracce di un quadro antecedente, che ritraeva la signora con un volto più fanciullesco e con un sofisticato cappello nero. Grazie a un filtro Instagram, inquadrando l’opera esposta, sullo schermo del nostro telefono prende vita l’originale, raffigurante la ragazza col cappello. Usare i social ad una mostra non è mai stato così utile e entusiasmante.
Infine, la vera immersione avviene nella Nona sezione della mostra, grazie alla musica. Qui è esposto un fregio murale realizzato da Klimt lungo più di 34 metri, che può essere letto come un’interpretazione visiva della Nona Sinfonia di Beethoven. E proprio qui avviene il processo di coinvolgimento in maniera totale. Infatti, mentre i nostri occhi sono catturati dall’incanto sensazionale delle figure dipinte, per la sala suona proprio la Nona sinfonia di Beethoven. Un connubio talmente magico da penetrare nel cuore dello spettatore, che esce da questa mostra sicuramente diverso da come è entrato. Sublimato nell’animo, in un’esperienza che suscita meraviglia nella sua semplice e classica ma anche innovativa complessità.