La Cattedrale di San Martino a Lucca è tra i tesori più preziosi dell’architettura e della storia artistica italiana. Situata nel cuore della città, è un simbolo della spiritualità lucchese e una tappa fondamentale della Via Francigena, che ogni anno richiama pellegrini e visitatori da tutto il mondo.
La Cattedrale di San Martino fu fondata nel VI secolo da San Frediano, vescovo di origine irlandese, e divenne cattedrale nell’VIII secolo, sostituendo la più antica chiesa dei Santi Giovanni e Reparata. Nel corso dei secoli, l’edificio ha subito numerosi rifacimenti e ampliamenti, che l’hanno trasformata in un gioiello di architettura romanica con influenze gotiche e rinascimentali.
Nel 1070, il vescovo Anselmo da Baggio, futuro papa Alessandro II, inaugurò la nuova cattedrale alla presenza di Matilde di Canossa. Successivamente, nei secoli XIV e XV, l’edificio fu ulteriormente ampliato e completato con le cappelle del Sacramento e del Santuario nel XVI e XVII secolo.
La facciata romanica della cattedrale colpisce per la sua asimmetria, dovuta alla presenza del campanile preesistente, che influenzò la costruzione del portico realizzato nel XII secolo. La facciata è decorata con loggette sovrapposte e colonne scolpite, tra cui spiccano il Ciclo dei Mesi e le Storie di San Martino. La facciata è un’opera d’arte in sé, con dettagli che raccontano la storia e la fede di Lucca.
All’interno della cattedrale si trova uno dei capolavori della scultura rinascimentale: il monumento funebre di Ilaria del Carretto, realizzato da Jacopo della Quercia tra il 1406 e il 1410. Ilaria, moglie di Paolo Guinigi, signore di Lucca, morì prematuramente nel 1405 e suo marito commissionò questo magnifico sarcofago in suo onore.
Il monumento la rappresenta distesa, serena e trasmette pace e bellezza. Il basamento del sarcofago è decorato con putti che reggono festoni e richiamano l’arte classica. L’attenzione ai dettagli, come i lineamenti del viso e le pieghe del vestito, rende questa scultura un’opera di straordinaria eleganza e naturalismo, fondendo l’estetica tardogotica con i primi segni dell’Umanesimo.
Il vero “tesoro” della Cattedrale di San Martino è, però, il Volto Santo, un crocifisso ligneo che, secondo la leggenda, fu scolpito da Nicodemo con l’aiuto degli angeli. Questa scultura, risalente all’VIII-IX secolo, è una delle più antiche statue lignee monumentali del mondo occidentale ed è stata oggetto di grande devozione sin dal Medioevo.
Il Volto Santo rappresenta il Christus triumphans, un Cristo vivo sulla croce, con una lunga tunica e senza i segni della passione. Questo crocifisso è venerato come un’immagine acheropita, ossia “non fatta da mano umana”, e la sua leggenda ha attirato pellegrini da tutta Europa.
Secondo la leggenda tramandata dal diacono Leboino, il Crocifisso del Volto Santo fu scolpito da Nicodemo, discepolo di Gesù, utilizzando legno di noce. Tuttavia, il discepolo non osò creare il volto del Cristo sulla croce. Fu durante la notte che la mano divina intervenne, completando il volto in modo miracoloso. Per questo motivo l’immagine è acheropita, cioè non fatta da mano umana.
Ma la storia non finisce qui. Il Crocifisso fu nascosto per secoli in Palestina. Nel 742, fu posto su una barca senza equipaggio a Joppe, l’odierna Jaffa, e attraversò il Mediterraneo fino a raggiungere Luni, sulla costa tirrenica italiana. Luni era soggetta a incursioni saracene, ma si narra che il Crocifisso non si fece avvicinare né dai pirati né dai lunensi.
Giovanni I, Vescovo di Lucca, ricevette un annuncio angelico. Doveva recarsi a Luni, perché solo a lui sarebbe stata data la barca con il prezioso contenuto. Ma le due città, Lucca e Luni, si contendevano la reliquia. La soluzione? Due buoi furono chiamati a decidere: tirando il carro su cui era posto il Crocifisso, avrebbero espresso la volontà divina. Alla fine, nel 782, il Volto Santo fu trasportato solennemente a Lucca, dove è custodito nella Cattedrale di San Martino.
Il restauro del Volto Santo è stato preceduto da una complessa fase di messa in sicurezza e movimentazione dell’effigie. Il 1° dicembre 2022, il crocifisso è stato trasferito dal tempietto di Matteo Civitali, dove era custodito da secoli, al laboratorio di restauro appositamente allestito nel transetto della cattedrale.
Questo trasferimento è stato un evento significativo, che ha richiesto una preparazione meticolosa e l’uso di tecniche avanzate per garantire la sicurezza dell’opera. Dopo il trasferimento, sono iniziate le analisi diagnostiche per comprendere meglio la struttura e i materiali del crocifisso.
Il restauro ha rivelato dettagli inediti sull’opera, come la presenza di dorature e decorazioni nascoste sotto gli strati scuri di pittura che nel tempo avevano annerito la superficie del Volto Santo. Grazie a queste analisi, gli esperti hanno potuto decidere le modalità migliori per riportare alla luce le cromie originali e garantire la stabilità della scultura.
Una delle scoperte più affascinanti emerse durante il restauro è stata la composizione della croce stessa, realizzata con legni di castagno e cedro, quest’ultimo importato probabilmente dal Medio Oriente, a confermare l’origine simbolica del legno.
Il restauro del Volto Santo è stato promosso e guidato da un ampio gruppo di istituzioni e figure di rilievo. Alla guida del Comitato Promotore ci sono l’Arcivescovo di Lucca, Paolo Giulietti, affiancato da Michelangelo Giannotti, Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Lucca, e da Marco Gragnani, Rettore della Cattedrale. Parte integrante del comitato sono anche Mauro Viani del Capitolo della Cattedrale, Marco Pardini, Sindaco del Comune di Lucca, Marcello Bertocchini, Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Luca Menesini, Presidente della Provincia di Lucca, Angela Acordon, Soprintendente per l’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Lucca e Massa Carrara, ed Emanuela Daffra e Marco Ciatti dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.
Il Comitato Scientifico coinvolge esperti di vari ambiti, come Marco Gragnani e Annamaria Giusti dell’Ente Cattedrale, Ilaria Boncompagni della Soprintendenza ABAP di Lucca, Maria Elena Fedi dell’INFN, Maria Perla Colombini dell’Università di Pisa, Nicola Macchioni dell’IBE/CNR, Raffaella Fontana dell’INO/CNR, Salvatore Siano dell’IFAC/CNR, e Sandra Rossi e Simone Porcinai dell’Opificio delle Pietre Dure, con il supporto di Marco Ciatti.
Il progetto di restauro è stato affidato al Settore Scultura Lignea Policroma dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, con la direzione delle restauratrici Sandra Rossi e Sara Bassi. L’alta sorveglianza delle operazioni è stata garantita dalla Soprintendenza ABAP di Lucca, rappresentata da Ilaria Boncompagni. Per la movimentazione del crocifisso e il restauro degli arredi e del baldacchino, sono stati coinvolti esperti come Arterìa, Lo Studiolo snc di Lucca, e Svèta Gennai per i bronzi e argenti. La progettazione del laboratorio di restauro è stata curata dagli ingegneri Pietro Capone e Tommaso Giusti, con la supervisione dei lavori da parte dell’architetto Marta Conforti e il coordinamento della sicurezza affidato a Tommaso Sorbi. Le imprese esecutrici del cantiere sono Nannini Costruzioni S.R.L. e TecnoService S.R.L.
La documentazione fotografica e video del restauro è stata realizzata rispettivamente da Foto Alcide SRL e Roberto Giovannini, mentre la comunicazione è stata curata da Andrea Salani della Fondazione CariLucca e
Lorenzo Maffei dell’Arcidiocesi di Lucca. Infine, il progetto grafico del laboratorio è stato sviluppato dallo Studio Centoundici, responsabile anche del sito web dedicato all’iniziativa, con la stampa digitale affidata a C.I.V.A.S. Pubblicità SRL.
Oltre al Volto Santo e al monumento di Ilaria del Carretto, la Cattedrale di San Martino custodisce altre opere d’arte di inestimabile valore. Tra queste, spiccano la “Sacra Conversazione” di Domenico Ghirlandaio, dipinta nel 1479, e l'”Ultima Cena” del Tintoretto, realizzata nel 1594 con l’aiuto del figlio Domenico.
La “Sacra Conversazione” è un altare maestoso in cui la Vergine Maria, in trono con il Bambino, è circondata da santi, raffigurati con grande cura nei dettagli e nei colori. Questo dipinto ha influenzato profondamente l’arte lucchese, segnando un punto di svolta nella pittura rinascimentale della città.
L'”Ultima Cena” del Tintoretto, uno degli ultimi capolavori dell’artista veneziano, è una tela dinamica e vibrante che cattura il momento del tradimento di Giuda. La scena è ambientata in una taverna, con un forte contrasto di luci e ombre, e mostra la capacità unica del Tintoretto di infondere movimento e vita nelle sue opere.
Il campanile della Cattedrale di San Martino, con i suoi 60 metri di altezza, è uno degli elementi più distintivi del panorama di Lucca. Costruito in diverse fasi, il campanile presenta una base in solido blocco di pietra, con aperture che si ampliano man mano che si sale, creando una struttura leggera ma robusta.
Il campanile ospita sette campane, alcune delle quali risalenti al XIII e XIV secolo. Il loro suono accompagna la vita della città da secoli, segnando il tempo e gli eventi religiosi con i loro rintocchi.
Nel corso della sua storia, il campanile ha subito numerosi restauri a causa dei danni causati dai fulmini e dall’usura del tempo. L’ultimo intervento di restauro, completato nel 2016, ha riportato alla luce la bellezza originaria del campanile, permettendo al pubblico di godere nuovamente del panorama mozzafiato che si estende dalle sue altezze.
La Cattedrale di San Martino e il Volto Santo sono simboli di Lucca, testimonianze viventi di una storia millenaria fatta di fede, arte e cultura. Il restauro del Volto Santo, con tutte le sue sfide e scoperte, rappresenta un momento fondamentale nella tutela di questo straordinario patrimonio, assicurando che la luce del Cristo di Lucca possa continuare a brillare nei secoli a venire.
Grazie a un approccio scientifico rigoroso e a una profonda consapevolezza del valore spirituale dell’opera, il restauro del Volto Santo non è solo un’opera di conservazione, ma anche un atto di devozione e rispetto per una tradizione che ha attraversato i secoli, toccando il cuore di milioni di fedeli e appassionati d’arte in tutto il mondo.
Foto Simone Paris