LA CITTÀ MERAVIGLIOSA

Roma, luogo dei luoghi: è così che la città doveva apparire agli occhi dei pellegrini medievali. Le mille reliquie ne costellavano gli itinerari, mentre un sostrato pagano definiva chiaroscuri che in nessun altro luogo al mondo avrebbero potuto realizzarsi. L’antico mito di “Roma città eterna” sopravviveva e conviveva con quello tutto medievale di Roma mundi decus, “virtù del mondo”: come attestano anche i regionari antichi, i luoghi della latinità erano diventati talvolta simbolo del primato cristiano dell’Urbe.

La tendenza a stabilire un reticolo che unisse il borgo medievale con la città antica per guidare i visitatori di Roma attraverso le sue meraviglie si riscontra soprattutto in un genere estremamente florido nel medioevo, quello dei Mirabilia Urbis. Ad esso appartengono opere che mescolano descrizione topografica e folklore, storia antica e cristianità in un intarsio composito e variegato, originale, caratteristico del periodo in cui furono stilate.

Queste compilazioni, che costituivano delle vere e proprie guide cittadine del periodo medievale, ebbero un’enorme fortuna fino almeno all’anno giubilare del 1450: ne compaiono versioni in nove lingue diverse, dal latino all’olandese all’antico dialetto romanesco. Quest’ultima traduzione, il cui titolo è “Le Miracole de Roma”, risale a metà XIII° secolo e si configura quale vero e proprio volgarizzamento: si tratta di un’opera eccezionale per qualità e intenti, inestimabile anche per lo studio del dialetto romanesco in epoca rinascimentale.

La struttura più diffusa dei Mirabilia prevede una prima sezione dedicata all’elencazione di elementi architettonici come mura, porte ed archi; la seconda è più discorsiva e mescola riferimenti topografici ad elementi propri della cultura orale e del folklore, in particolare suggestive leggende d’origine antichissima. La terza ed ultima, infine, tratta la cosiddetta “periegesi”, una sorta di passeggiata romana che inizia dalla zona di San Pietro per terminare in quella di Trastevere.

Tra le pagine dei Mirabilia si nascondono davvero delle meraviglie, come il nome lascia immaginare: è grazie a queste opere che conosciamo storie in bilico tra fede e superstizione, tra storia antica e medievale, come quella che narra della nascita della chiesa di San Pietro in Vincoli, chiamata così perché custodisce le catene con le quali il Santo fu imprigionato e condotto a Roma. La leggenda vuole che Eudossia, moglie dell’imperatore Arcadio, abbia chiesto a papa Pelagio di convertire la festività pagana del primo agosto (la commemorazione, cioè, della sconfitta di Antonio e Cleopatra da parte di Ottaviano) in una ricorrenza cristiana attraverso la consacrazione della chiesa di San Pietro in Vincoli. Pare che fu proprio lei, recatasi a Gerusalemme, a riconoscere le catene del martire e condurle finalmente a Roma.

Storie come questa creano legami indissolubili tra noi e il passato, in un preziosissimo dialogo tra memoria e immaginazione, cultura e identità.

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