La fotografia meditativa del grande formato

Un tempo la fotografia era un hobby elitario e quasi sempre una professione. A mano a mano che il progresso tecnologico ha abbassato i costi e semplificato l’utilizzo dell’attrezzatura quest’arte è diventata sempre più accessibile, tanto che ognuno ora ha nel proprio telefono la possibilità di scattare pressoché infinite immagini. Ma cosa abbiamo perso lungo il percorso? Un tempo, prima dell’invenzione del sistema reflex con pellicole 35 mm, che alcuni ricorderanno ed altri continuano ad utilizzare, l’unico strumento in grado di creare un’immagine era ingombrante, pesante e difficile da utilizzare: oggi lo chiamiamo banco ottico. Un banco può pesare da 5 a molti kg, quindi capirete bene come la 35 mm (che è molto più contenuta) abbia risolto molti problemi al fotografo della domenica. Ma scattare negativi significativamente più grandi significa scattare fotografie altrettanto migliori; senza entrare troppo nei dettagli della fisica ottica, basti sapere che più il formato di ripresa è grande, più la qualità dell’immagine è alta. Un altro fattore critico nell’evoluzione del processo fotografico è l’attesa, la pazienza e il dover collezionare mille fallimenti prima di avere un risultato soddisfacente. Certo, è molto più comodo avere tutto e subito, ma la possibilità data dalle reflex digitali di scattare molte foto, vederle sul momento, pubblicarle sui social e poi dimenticarle, porta ad una superficialità più o meno diffusa. Di certo non tutti i fotografi, professionisti e non, del mondo digitale sono così. Il problema qui è ideale, non pratico. Con il grande formato, anziché le mille foto del digitale, o le 36 pose del rullino, puoi permetterti, in una giornata particolarmente prolifica, di scattare 8 foto. Va da sé capire che se ho 1000 scatti senza pensieri e con poca cura, invece, con sole 8 foto, l’approccio si fa più meditativo. Con l’utilizzo del banco ottico inoltre aumenta la possibilità creativa. I basculaggi, in primo luogo, permettono di fare delle scelte artistiche e tecniche impossibili sul piccolo formato: decentrare, ruotare e traslare i piani anteriori e posteriori danno la possibilità di sfocare o correggere le aberrazioni (errori dovuti alla costruzione degli obbiettivi). certamente il costo da sostenere per utilizzare il banco ottico fra attrezzatura e pellicola (o sensore digitale) non è indifferente, e non tutti possono permetterselo. Ma non dovremmo commettere l’errore di dimenticare gli approcci manuali, quelli legati alla materia e alla produzione artigianale.

 

Testo e foto di Manuel Grande

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