Conta milioni di visitatori ogni anno, eppure la storia espositiva del palazzo degli Uffizi a Firenze è iniziata in un solo corridoio, anzi, una galleria.
La materia prima, le opere d’arte – d’antiquariato come le statue romane in marmo o di arte moderna come le tele e tavole dei maestri rinascimentali – proveniva naturalmente dalle collezioni medicee, nutrite dalla committenza toscana della famiglia Medici dai tempi in cui erano banchieri e cripto-signori della città fino a quelli contemporanei agli Uffizi, che li vedevano Granduchi di Toscana e apertamente (e sfacciatamente) padroni di Firenze.
Il palazzo è frutto di un’idea di Cosimo de’ Medici, primo Granduca di Toscana, e della sua felice messa in pratica progettuale da parte di Giorgio Vasari, celebre architetto, pittore e teorico dell’arte. Cosimo I (che aveva spostato la sua corte e residenza familiare nell’ex palazzo del potere cittadino, poi denominato Palazzo Vecchio) aveva voluto riunire in un unico edificio tutti gli uffici – gli Uffizi ancora oggi ricordati nel nome – delle magistrature della sua riformata burocrazia statale: il risultato, edificato tra 1560 e 1580, è un’architettura modulare e misurata che omaggia la stagione rinascimentale fiorentina e che si nutre di uno scambio costante con il paesaggio circostante, specialmente col vicino Arno, visibile dalle vetrate delle Gallerie e oggetto d’ammirazione da parte dei visitatori quasi quanto le opere esposte nelle molte sale.
Se la committenza del palazzo è da ascrivere a Cosimo I de’ Medici (figlio di Maria Salviati e Giovanni dalle Bande Nere) è però a suo figlio, il colto Francesco I, che si deve la creazione del primo stadio del museo ancor oggi ospitato agli Uffizi. Fu infatti lui nel 1581 ad inaugurare all’ultimo piano dell’edificio, non occupato dagli uffici delle magistrature cittadine, la “Galleria delle Statue”: un corridoio coperto nel quale su una delle pareti erano allineate le opere d’arte mentre l’altra, aperta da vetrate, provvedeva ad inondarle di luce.
La Galleria, questa passeggiata museografica di invenzione italiana, avrà successo in tutta Europa: la Grande Galerie del Louvre, la National Gallery di Londra, la Gemäldegalerie di Berlino, per citare solo alcuni esempi, riprendono nel nome e nell’architettura questo modello espositivo, un lungo corridoio fiancheggiato di statue e dipinti da percorrere lentamente, accompagnati dalla luce naturale.