“Gioia di vivere” un tema particolarmente sentito in questi tempi di virus, che affliggono gli uomini, un momento nel quale si vivono da presso anche le situazioni di enorme divario esistenti in Italia, di paurosa ingiustizia sociale, di cui non si parla e, ancora peggio, non si affronta. Ma noi con “Gioia di vivere” alludiamo per fortuna a ben altro e cioè a un quadro! Un’opera celebre dipinta ai primi anni del 1900, in uno stile che rappresentò una vera rivoluzione pittorica. Infatti nella famosa mostra parigina del 1905, quel particolare modo di dipingere con quei colori violenti e scintillanti fu da un giornalista definito ‘fauve’ cioè ‘belva’, fuori dalle regole, senza controllo: nacque un nuovo capitolo della Storia dell’arte: un cromatismo acceso e violento, come fino all’ora non si era mai visto, neppure nelle opere di Van Gogh, neppure con quelle peculiarità cromatiche nell’opera di Gauguin: era il ‘Fauvismo’ e l’artista fu Henri Matisse che assieme ad altri giovani artisti vollero ribellarsi avverso la pittura come espressa fino ai loro giorni. Ora, per loro, determinanti erano il colore e la visione personale delle cose e non più l’oggetto come appare agli occhi! Fu dunque tutto un fiorire di opere in cui il soggetto non è quello a cui si era abituati fino allora e da secoli e cioè il paesaggio o la scenetta o il personaggio o la natura morta come appaiono in natura bensì il colore in tutte le sue vibrazioni e tonalità e sfumature: la gamma cromatica diventa il quadro, il colore è il primo attore. Ma non vogliamo fare della critica d’arte bensì descrivere e dire chi è la modella dalle chiome corvine e dal corpo turgido che posò per le varie posizioni nel grande quadro in questione, che è tra le opere d’arte moderne più note!
La modella di questo quadro si chiamava Rosa Arpino, originaria di un paesino della Valcomino, all’epoca in Alta Terra di Lavoro, la cui famiglia era emigrata a Parigi. Già nel 1904-5 tre o quattro giovani artisti parigini squattrinati per risparmiare sulle spese dipingevano tutti nello studio di uno di loro e sovente assoldavano una modella per dipingere il corpo umano sempre il più impegnativo nell’arte pittorica. E quindi si immaginino questi artisti ognuno davanti al proprio cavalletto che dipingevano il medesimo soggetto in posa, nuda, e ognuno di loro la illustrava, a suo modo e nel proprio stile. Abbiamo dunque un momento che Rosa fu ritratta contemporaneamente da Henri Matisse, da Albert Marquet, e da Henri Manguin, dipinti che ora si trovano in musei o collezioni private. Matisse apprezzò la figura di Rosa: bruna, la pelle vellutata, i capelli nerissimi, forse un 1,65 di altezza, dal corpo sodo e compatto e allo stesso tempo nervoso e scattante, splendidamente formata in certi particolari anatomici, una tipica bellezza mediterranea: diciotto anni. Nel 1906 in estate l’artista con la moglie e i tre figli andò in vacanze in un villaggio di pescatori sul Mediterraneo a confine con la Spagna e Rosa era con la famiglia. Qui l’artista realizzò numerose pose e disegni con Rosa, qualcuno richiama a qualche posa nella ‘Joie de vivre’. Al ritorno a Parigi completò tale incredibile quadro: Rosa si riconosce perfettamente nella ragazza in piedi, a sinistra: il lettore curioso potrà, credo, rinvenire in internet le vicende avventurose e affascinanti legate a questa opera fuori del comune nella Storia dell’arte. Matisse mantenne i rapporti con Rosa anche negli anni a venire e realizzò altre opere con lei, quadri e sculture. In qualcuna di queste pose comuni fu presente anche Georges Braque che dipinse un grande nudo strepitoso di Rosa nello stile cubista incipiente, oggi al Museo Nazionale Pompidou di Parigi, il solo nudo di donna dell’artista. Quindi il destino della ciociarella illetterata epperò intelligente e seducente fu all’insegna della grande arte, perciò della eternità, come i privilegiati. E per conoscere altri particolari su tale affasciante creatura come pure su quella realtà storica dei modelli ciociari consiglio la lettura di: “MODELLE MODELLI CIOCIARI A ROMA, PARIGI E LONDRA”