LA LEGGENDA DELLA BOCCA DELLA VERITA’ NELLA CHIESA DI SANTA MARIA IN COSMEDIN IN ROMA

E’ singolare come quello che sembra essere stato il tombino di una fogna, sia diventato uno dei monumenti di Roma dove i turisti amano di più farsi fotografare. La Bocca della Verità , infatti, non è altro che questo: un grande mascherone in marmo, raffigurante una testa di fauno, conosciuto da tutti come “Bocca della Verità”, murato nella parete della chiesa di Santa Maria in Cosmedin nel 1632. Questo grande volto maschile barbato in cui gli occhi, naso e bocca sono forati era probabilmente un tombino della Cloaca Massima, una delle fogne più grandi di tutta Roma. La scultura risale al I secolo a. c. , ha un diametro di 1,75 m e pesa circa 1300 kg. Il mascherone è molto noto , si suppone che sia questo l’oggetto citato nei primi “Mirabilia Urbis Romae”, una guida medievale per pellegrini dove alla bocca viene assegnato il potere di formulare oracoli. La Bocca della Verità è protagonista di moltissime leggende. I romani ei turisti associavano al medaglione la proprietà di decretare la verità, in particolare, anticamente, veniva richiesto alla pietra di pronunciarsi sul sospetto tradimento coniugale. La moglie veniva costretta a infilare la mano nella fessura del tondo e a interrogare la pietra circa la sua infedeltà matrimoniale. La Bocca della Verità attraverso un banalissimo trucco ”umano”, infatti uno o più addetti, assoldati dal patrizio di turno, erano posizionati dietro il lastrone di marmo e avevano il compito di punzecchiare con uno spillone o con delle forbici la mano della moglie infedele. Ad aumentare la notorietà anche la scena del film “ Vacanze Romane” in cui Gregory Peck, di fronte ad una sprovveduta Audrey Hepburn, finge di aver perso la mano all’interno della bocca. Se la Bocca della Verità è antica, la basilica santa Maria in Cosmedin che la ospita è uno dei primi edifici di culto cristiano presenti in città, edificato esattamente al posto di due precedenti strutture di epoca romana: la Statio Annonae e l’Ara Massima di Ercole. Il primo era un edificio adibito alla gestione del servizio di approvvigionamento e distribuzione di cibo al popolo romano; il secondo un santuario eretto a tutela dei commercianti , dove mercanti ellenici e locali potevano incontrarsi e trattare liberamente i loro affari sotto la tutela e la garanzia di Ercole, l’eroe greco reso divino. All’interno della basilica sono conservate, ancora al loro posto, dieci colonne di marmo con capitelli corinzi, appartenuti proprio allo Statio Annonae. La chiesa nel VIII secolo fu destinata ai monaci Benedettini che fuggiti alle persecuzioni degli iconoclasti d’ oriente durante la controversia religiosa sul culto delle immagini, si erano stabiliti proprio nei pressi del Tevere. Per le decorazioni apportate, l’edificio prese anche il nome il nome di Cosmedin, che in greco significa proprio ornamento. Al suo interno custodisce infatti opere e arredi di straordinaria importanza e bellezza, come per esempio, gli straordinari mosaici pavimentali cosmateschi, il coro rialzato, il seggio episcopale e il baldacchino sopra l’altare maggiore. Mentre all’esterno è visibile il campanile a sette piani di bifore e trifore, uno tra i più belli di tutta la città, in puro stili romanico. All’inizio del 1700, Giuseppe Sardi realizzò una delle ultime trasformazioni della basilica: fu dotata di una facciata barocca che venne poi rimossa alla fine del 1800 dall’arch. Giovenale, ripristinando così l’aspetto antico. La basilica inoltre mantiene completamente intatto e immutato, oggi come ieri, il suo legame con l’oriente: attualmente è infatti la sede italiana della chiesa Greco-Nelkita cattolica. Un luogo davvero magico nel cuore di Roma tutto da scoprire.

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