LA MOSTRA: “CRUOR” DI RENATA RAMPAZZI. MUSEO CARLO BILOTTI ARANCIERA DI VILLA BORGHESE ROMA

Dal 16 settembre 2020 al 10 gennaio 2021 sarà visitabile a Roma, presso il museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese, l’installazione “Cruor”di Renata Rampazzi, già presentata alla Fondazione G. Cini di Venezia. L’esposizione promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, a cura di Claudio Strinati, ripercorre la battaglia che l’artista ha condotto per la parità delle donne e la loro emancipazione. “Cruor” sangue in latino, è un tema che ha radici antiche: il sangue di Cristo, il sangue dei Martiri sono all’origine stessa dell’arte cristiana e sono state affrontate nei modi più diversi al mutare delle circostanze storiche. Giovane artista nell’Italia degli anni 70, Renata Rampazzi si è sempre schierata nelle discriminazione di genere. Le sue opere precedenti – Composizioni, Ferite, Sospensioni Rosse, Lacerazioni – coprono un arco temporale che dal 1977 arriva fino ad oggi. La personale “Cruor”sintetizza, in 14 dipinti, 46 tele di piccolo formato, una grande installazione composta da 36 garze e un video, l’emancipazione e la parità delle donne che l’artista rappresenta. Mischiando terre e pigmenti, Renata Rampazzi ha dipinto una trentina di garze, simbolo della medicazione delle ferite subite dalle donne, in una variazione di rossi , dal più tenue al più vivido. Appesi al soffitto su piani sfalsati, come una sorta di cortine da palcoscenico, questi lunghi drappi di 4×1 metri invitano il visitatore ad addentrarsi in un labirinto emotivo, in cui si penetra nella sofferenza grazie anche alla coinvolgente atmosfera creata dalle musiche di Lèvon Minassian, Gyorgy Ligeti e Gerbarec. Gli episodi di violenza sulle donne sono purtroppo un triste fenomeno che sembra crescere di anno in anno, dalle minacce e attacchi verbali alle aggressioni fisiche, dallo stalking allo stupro, la violenza sulle donne ha migliaia di forme e sfaccettature, in un abisso di buio in cui nessuna donna dovrebbe mai finire. La violenza fisica, economica, sociale, sessuale e psicologica caratterizzata da un sistema patriarcale e maschilista può risolversi solo con la denuncia, il primo passo verso la libertà, la riconquista della propria dignità e soprattutto il primo passo verso la salvezza. Anche l’arte può assolvere un importante ruolo di sensibilizzazione per provocare, con il linguaggio e l’immediatezza, un responsabile rifiuto di ciò che appare ormai ogni giorno. Con questo obbiettivo la mostra Cruor vuole essere un viaggio nel quale il visitatore debba sentirsi coinvolto fisicamente, un percorso emotivo che non tanto illustri, quanto evochi in un alta tensione morale e intellettuale il tremendo fenomeno della violenza sulle donne, raccontato non in maniera manifesta ma tuttavia evidente e urgente, grazie al colore rosso presente in tutte le opere esposte. La mostra è una ricerca informale fatta di grumi e lacerazioni. Le tele sono frutto di un processo in cui colando, col metodo controllato dal dripping, filamenti carmini si rappresenta un processo allusivo di macchie color sangue coagulato ispirato alle ferite. Il rosso è il suo colore firma: le permette di suggestionare, evocare, rappresentare sul filo di una sottile astrazione. Le composizioni della mostra, come scrive Claudio Strinati in catalogo, da un lato sono strettamente connesse con una tradizione antichissima e ricchissima, ma dall’altro sono completamente indipendenti da qualunque condizionamento storico, anzi calano sulla mostra contemporaneità con notevole forza e potenza comunicativa per farsi strumento di una vera e propria lotta intellettuale e morale in sé e per sé. E’ prevista una tavola rotonda che affronta da diversi punti di vista ed esperienze il tema della violenza nei confronti delle donne. A confrontarsi su questo argomento saranno Dacia Maraini, scrittrice, Luciana Castellina, politica, Chiara Valentini, giornalista e saggista, Margarethe Von Trotta, regista, Francesca Medioli, storica, Massimo Ammanniti, psicanalista e la stessa Renata Rampazzi. La mostra è accompagnata da un catalogo (Edizioni Sabinae bilingue italiano inglese) con testi di Dacia Maraini, Maria Vittoria Clarelli e Claudio Strinati e una testimonianza dell’artista. L’intero ricavato delle vendite del catalogo è devoluto all’Associazione Differenza Donna.

Siamo state amate e odiate, adorate e rinnegate, baciate e uccise, solo perché donne.

(Alda Merini)

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