LA NUOVA EDIZIONE DEL “DE EUROPA, (1458 – 1461)” IL LIBRO DI ENEA SILVIO PICCOLOMINI – PAPA PIO II.

LA NUOVA EDIZIONE DEL “DE EUROPA, (1458 – 1461)” IL LIBRO DI

ENEA SILVIO PICCOLOMINI – PAPA PIO II.

Il Sovrano Militare Ordine di Malta ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi e di Malta è un Ordine cavalleresco la cui origine risale al 1048.

Esso, fondato dal beato Gerardo Sasso dopo la conquista di Gerusalemme nel 1099, ebbe nel 1113 da papa Pasquale II il riconoscimento e la tutela della Santa Sede, con diritto di eleggere direttamente i suoi capi senza intromissione delle altre autorità laiche o religiose.

L’Ordine assunse in seguito anche carattere militare e cavalleresco prendendo parte accanto ai Crociati alla occupazione e alla difesa della Terrasanta. Conclusa la sua missione politico militare, negli ultimi due secoli l’attività principale dell’Ordine è quella ospedaliera e umanitaria, svolta in oltre 120 Paesi con servizi medici, sociali e assistenziali.

La sua costituzione internazionale, chiara fin dall’origine, è comprovata dalla Carta costituzionale approvata da Giovanni XXIII nel 1961, riformata nel 1998, e attestata da missioni diplomatiche accreditate in 120 Paesi, cui vanno aggiunte rappresentanze presso organismi europei e organizzazioni internazionali di rilievo come le Nazioni Unite.

L’Ordine è persona giuridica e usufruisce dei privilegi destinati ai soggetti di diritto internazionale, per tale motivo può emettere moneta e francobolli e rilasciare i passaporti diplomatici.

Le sedi centrali: il Palazzo Magistrale a via Condotti e la Villa Magistrale sull’Aventino a Roma, godono della extraterritorialità. Il governo è esercitato dal Gran Maestro assistito dal Sovrano Consiglio.

L’Ambasciata del Sovrano Militare Ordine di Malta presso la Santa Sede con IF Press e in collaborazione con Don Manlio Sodi, Presidente Emerito della Pontificia Accademia di Teologia, presso Casa Litta-Palazzo Orsini a Roma, ha presentato una nuova edizione del “De Europa” di Enea Silvio Piccolomini, divenuto papa con il nome di Pio II.

Il volume è stato inoltre illustrato da sua Eminenza il Cardinale Gianfranco Ravasi e il Presidente Emerito della Corte Costituzionale Prof. Giuliano Amato, con la partecipazione di SE il Gran Cancelliere Prof. Riccardo Paternò di Montecupo e di SAE, il Gran Maestro dell’Ordine di Malta Frà John T. Dunlap e l’Ambasciatore del Sovrano Militare Ordine di Malta presso la Santa Sede Antonio Zanardi Landi.

Il libro stampato nell’aprile del 2024, è a cura di Don Manlio Sodi e di Antonio Zanardi Landi.

“L’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, oggi di Malta, è stato per molti secoli parte integrante e non secondaria di quell’Europa che prendeva forma sotto gli occhi di Enea Silvio. Ne ha costituito un bastione di difesa importante per contrastare l’avanzata degli Ottomani e dei Turchi, ne ha incarnato, insieme ad altri Ordini ospedalieri oggi scomparsi, una vocazione di attenzione al ferito e al malato di ogni religione e di ogni razza, che ha costituito un fenomeno tipicamente e originariamente europeo”. Frà John T. Dunlap

L’Europa, considerata un continente cristiano, aggregazione storica e non soltanto geografica è infatti l’argomento da cui si sviluppa il testo di Pio II, reputato fra i più rilevanti protagonisti del Quattrocento.

Enea Silvio Piccolomini proveniva da un’antica famiglia aristocratica di Siena caduta in povertà, nacque nel 1405 a Corsignano, piccolo paesino poi ribattezzato in suo onore Pienza, e si spense ad Ancona nel 1464. Dopo studi di diritto e umanistici, tra il 1432 e il 1442, si trasferì a Basilea al servizio di prelati e attuò missioni diplomatiche partecipando alle Diete imperiali.

L’epoca più movimentata per il pontefice fu dal 1436 al 1446, quando visitò l’Europa e realizzò numerose opere nel cui interno è palese la sua intensa perspicacia psicologica. Personaggio arguto e dotato di una tecnica di grande immediatezza nel 1444, in realtà non molto pudico, si verificò in lui una profonda trasformazione, negò infatti la sua condotta antipapale e nel 1446 ricevette gli Ordini Minori mentre l’anno dopo il sacerdozio.

Prevalse in Pio II l’idea di radunare tutte le forze del mondo cristiano in una importante crociata contro i Turchi che avanzavano sull’Europa. Esattamente nell’anno della sua elezione i Turchi occuparono Atene e appena consacrato bandì essa.

Stremato dagli sforzi del viaggio della crociata e stanco della condotta dei veneziani che non avevano mandato in tempo utile le loro flotte, Pio II fu infettato dalla peste. Il papa era ormai vicino all’agonia e morì ad Ancona, come già citato, fra il 14 e il 15 agosto del 1464.

A causa del suo decesso la spedizione crociata si sciolse e le navi rientrarono nel capoluogo veneto, in tale luogo il Doge decretò di disarmare l’armata navale. Il 17 agosto il corpo di Pio II fu portato nell’Urbe e fu sepolto nella Cappella di San Gregorio Magno in San Pietro per poi essere trasferito nella Basilica di Sant’Andrea della Valle, nel 1623.

Enea Silvio fu papa dal 19 agosto del 1458 al 15 agosto del 1464, il suo pontificato fu breve e si svolse in condizioni molto difficoltose ma ciò nonostante ricordiamo varie iniziative.

Dal suo amico e condiscepolo il cardinale Niccolò Cusano aveva fatto elaborare un ampio progetto di riforma ecclesiastica di cui riuscì a realizzare solo una parte negli istituti monastici della Germania, contrastò la schiavitù e la tratta dei negri, anche se in maniera limitata che già era presente in quegli anni. Difese gli ebrei e ne migliorò le condizioni nello Stato della Chiesa.

Come tutti i pontefici di quel periodo, non fu esente dal nepotismo, lasciò tante lettere e orazioni e significativo fu anche il suo mecenatismo, specialmente per gli architetti.

Papa Pio II fu un autore versatile e prolifico, fra le sue più significative opere menzioniamo “I Commentarii rerum memorabilium quae temporibus suis contigerunt”, (1462-1463).

Il doppio volume che comprendeva il facsimile dell’incunabolo del “De Europa”, pubblicato in latino nella cittadina sveva di Memmingen nel 1490, venne ideato con l’allora Monsignor Gianfranco Ravasi come regalo del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a sua Santità Benedetto XVI.

Il libro venne stampato in italiano 15 anni or sono in poche centinaia di copie, terminò però velocemente in un tempo di enormi tensioni e interrogativi riguardo al futuro del nostro continente che, come nell’età di Enea Silvio Piccolomini, ricerca attualmente una rinnovata identità politica e culturale.

In tale momento, dove ci si chiede quali siano le strade dell’integrazione e della collaborazione fra Paesi Membri dell’Unione Europea e su quale sia il compito di quella medesima Unione in un mondo colmo di guerre e condizionato dalla globalizzazione, è utile domandarsi qual è il senso dei valori europei e la loro influenza nella sua pienezza.

Il saggio scritto dal pontefice, rappresentante insigne dell’Umanesimo e del Rinascimento, va oltre orizzonti conosciuti per ampliarsi verso regioni, popolazioni, avvenimenti e consuetudini note solamente mediante l’analisi dei classici, la lettura delle relazioni di vescovi e legati, di missionari ed esploratori.

E tramite questo sforzo di comprensione e conoscenza su scala continentale si rivela la novità del “De Europa” e del suo gemello il “De Asia”, ugualmente autorevole testo.

Il lavoro di non facile lettura, a volte caotico e confuso, tuttavia espone in modo palese l’impegno intrapreso dal futuro pontefice per dimostrare l’essenza tenue di tali territori che per la prima volta venivano investiti con il vocabolo Europa.

Evidenziamo poi le acquisizioni approfondite sulla geografia e sulla storia del nostro continente, di cui Papa Pio II per molteplice tempo fu attivo interprete. E la prospettiva europea è eccezionale, il pontefice evoca infatti vicende e culture differenti, la varietà dei costumi e dei popoli nel suo trattato: i Pannoni, Gepidi e Daci, Ungari, Dalmati, Illiri detti Bosniaci, Triballi o Mesi denominati a volte Serbi a volte Rasciani, i Geti, gli Amantini, gli Unni, i Goti, i Bussatori chiamati Parvi, i Bructeri, gli Alani, i Longobardi e gli Oqueni e tantissimi altri.

L’Umanesimo costituì una sorta di attrazione magnetica che diede vigore intellettuale permettendo all’Europa di eseguire un percorso fondamentale. E ancora nel testo è illustrato come la Chiesa fornì al mondo di allora mezzi di comunicazione rilevanti e una internazionalità fondamentale sopravvissuta alla caduta dell’Impero e alla nascita degli Stati Nazione.

“La narrazione, la grande cavalcata sul continente dell’epoca di Federico III fa con una sorprendente immediatezza tornare alla mente le parole di un grande storico francese, Lucien Fabvre, che nel suo libro “L’Europa. Genesi di una civiltà” scrisse: “… l’Europa in questo senso, così come noi la definiamo, come la studiamo, è una creazione del Medio Evo; una unità storica che, come tutte le unità storiche, è fatta di diversità, di pezzi, di cocci, di frammenti di unità precedenti”. Il Presidente Giorgio Napolitano

Nel racconto del ”De Europa è descritto il lo spaventoso pericolo dei Turchi, sentito con terrore e fascinazione, attraverso anche la splendida narrazione del combattimento tra le milizie del Sultano Murad II e le truppe di Giovanni Hunyadi, presente anche nel testo del Cardinale Gianfranco Ravasi.

“Nunc in Europa, id est in patria, in domo propria, in sede nostra percussi cesique sumus”. Ecco il grido di Enea Silvio dopo la caduta di Costantinopoli davanti all’avanzata turca. Cosa meglio di queste parole può meglio rendere viva l’idea di Europa che pervade l’intera opera del grande umanista? Europa era allora un concetto nuovo, ripreso dall’antichità classica e reintrodotto nel linguaggio colto da Nicolò V, dove nel De Europa sono dedicate pagine molto belle che ne delineano la figura di protettore di artisti e letterari e di promotore di studi e di ricerche. La caduta di Costantinopoli dà a questo termine dotto e ricercato una valenza emotiva e politica che perdura tutt’oggi”.

“Nel ripubblicare la traduzione italiana del “De Europa”, lasciamo al lettore il piacere e lo stimolo di ritrovare richiami evocativi di quello che accadde in tali decenni, e spiragli per guardare a un futuro di cui fatichiamo a identificare i contorni”. Antonio Zanardi Landi, Ambasciatore dell’Ordine di Malta presso la Santa Sede.

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