Il contesto storico è il tardo 500, Roma che aveva ormai superato lo shock dell’aggressione delle truppe dell’imperatore di Carlo V e la riforma Protestante iniziava finalmente a riprendersi non solo demograficamente ma soprattutto culturalmente e urbanisticamente. Il papato di Sisto V (al secolo Felice Peretti, nato nel 1520 a Grottammare, presso Ascoli Piceno, da famiglia di modeste origini ) fu uno dei più importanti del medesimo secolo , ciò non tanto per la sua durata, che fu di appena cinque anni ( 1585-1590 ), quanto per lo straordinario impulso che il pontefice seppe dare alla riorganizzazione sociale ed economica allo Stato Pontificio. Culminante con un radicale ridisegno in chiave moderna di tutta la struttura urbana della città. A Roma la sua volontà innovatrice lasciò i segni più inconfondibili ponendosi come punto di partenza anche per gran parte degli interventi urbanistici dei secoli a venire. Grazie alla collaborazione dell’architetto e ingegnere Domenico Fontana (1543-1607) , attivissimo esecutore delle scelte papali, Sisto V riprende e potenzia molti degli interventi già in parte iniziati da alcuni suoi predecessori. Egli , fra l’altro, decide la nuova lastricatura di quasi tutta la città e una più efficiente regimentazione delle acque. Assume importanza la realizzazione dell’acquedotto Felice ( dal nome di battesimo del Papa). La costruzione si snoda lungo un tracciato di trenta kilometri, dalle fonti di Pantano Glifi ( nella campagna a est di Roma) fino ai quartieri più alti della città ( Esquilino, Quirinale, Viminale). L’acquedotto termina con la monumentale fontana del Mosè in piazza San Bernardo, concepita nel 1587 dal Fontana. L’impronta sistina si evidenzia nella definitiva realizzazione del progetto Michelangiolesco per la cupola di San Pietro e nella costruzione della grandiosa Sala Sistina della Biblioteca Apostolica (1587-89), che il Fontana inserì nel cortile Bramantesco del Belvedere. Sul piano più specificatamente urbano Sisto V ordina il completamento e il tracciamento di alcuni grandiosi assi viari rettilinei, grazie ai quali collega le principali basiliche della città. A tal fine egli pose come nodo centrale dell’intero sistema la basilica di Santa Maria Maggiore, con la finalità di controbilanciare sull’area sud orientale di Roma la presenza a nord ovest della grande basilica Vaticana. Da piazza dell’Esquilino, sul fronte absidale di Santa Maria Maggiore, viene così realizzato il primo tratto della cosidetta strada Felice che arriva fino alla basilica di Santa Croce in Gerusalemme, a ridosso delle mura Aureliane. Sempre dalla piazza antistante alla basilica di Santa Maria Maggiore parte anche via Merulana che si collega in linea retta alla basilica di San Giovanni in Laterano. Da qui iniziava lo stradone (ora via di San Giovanni in Laterano) che arriva fino al Colosseo nella grandiosa ipotesi, poi non realizzata di prolungare l’asse attraverso i Fori fino a giungere alla basilica di San Pietro. Conclude la stella di strade imperniate su Santa Maria Maggiore anche la via Panisperna che scende verso la centrale piazza Venezia. Un altro asse rettilineo, infine, viene aggiunto risistemando la strada Pia (oggi via XX Settembre e via del Quirinale), al fine di potenziare il raccordo tra Porta Pia (realizzata da Michelangelo) l’ingresso orientale della città e il palazzo Papale del Quirinale. Per creare cannocchiali scenografici e prospettici punti di riferimento unendo simbolicamente luoghi di Roma anche molto distanti fra loro, Sisto V fa erigere quattro alti obelischi. Essi sono in piazza San Pietro (1586) in piazza dell’Esquilino (1587) in piazza San Giovanni in Laterano (1588) e in piazza del Popolo (1589). Assumono il duplice significato urbanistico di straordinaria emergenza monumentale e religioso di trionfo della controriforma per i simboli più classici della paganità.