LA RIAPERTURA AL PUBBLICO DEL MITREO DI MARINO

Il Mitreo di Marino, uno dei luoghi di culto conservati meglio e più belli d’Italia e del mondo, datato fra il II e III secolo d.C.,ha aperto al pubblico giovedì 23 settembre dopo un lungo lavoro di restyling.

Ciò è stato attuabile in virtù di un duplice stanziamento e la collaborazione fra l’Ente di tutela, la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e paesaggio per l’area metropolitana di Roma e per la provincia di Rieti, l’Ente finanziatore, il Ministero della Cultura – Segretariato Generale Finanziamento Piano Stralcio “Culture e Turismo”, il C.N.R. Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale e la struttura comunale, in particolare, per il coordinamento tecnico l’area I – Dirigente Dott.ssa Ludovica Iarussi e per il supporto scientifico, il Direttore del Museo Civico Dott. Alessandro Bedetti. L’intervento di riqualificazione, è stato realizzato appunto dal Comune, sotto l’alta sorveglianza dei funzionari Gabriella Serio e Claudia Castagnoli sempre della Soprintendenza, diretto dall’architetto Lisa Lambusier e coordinato nella progettazione e allestimento dall’architetto Emanuela Todini, mentre la grafica e i video sono stati creati dallo Studio 21 di Siena.

Il Mitreo, è da considerare un bene unico nei Castelli Romani: per la preziosità pittorica della realizzazione si lega, anche con il tramite della via Appia, con gli esempi simili del Mitreo Barberini a Roma e del Mitreo di Santa Maria Capua Vetere.

Il Dio Mitra, o Mithra, che secondo la mitologia nasce in una grotta, è un’antichissima divinità di origini indoeuropee, infatti su alcune tavolette di terracotta, rinvenute in Turchia e per gli archeologi risalenti al XIV secolo a. C., vi è incisa un’invocazione riferita a lui; il suo culto era praticato principalmente tra l’Iran e l’India, dove veniva ritenuto il testimone dei patti e custode dell’ordine. Esattamente in Iran, il cui nome antico era Persia, quasi 600 anni prima della nascita di Gesù, Mitra venne accomunato al Dio Sole, al quale insegna i propri misteri, da un grande pensatore: Zarathustra, che immaginò come egli fosse anche il dio della luce celeste, posto accanto al dio del Bene assoluto, il creatore di tutte le cose Ahura Mazda, Signore Saggio, da lui il nome della religione denominata Mazdeismo. Egli combatteva ininterrottamente il dio del Male Ahriman o Angra Mainyu, sino ad arrivare alla vittoria finale, nel momento in cui il mondo sarebbe stato travolto da un torrente di fuoco per purificarlo e i cattivi sarebbero stati puniti con le fiamme eterne, mentre per i buoni vi sarebbe stata un’età senza fine di pace e giustizia. Per officiare i propri riti i fedeli si incontravano in spazi bui, come sotterranei e cantine, che rappresentavano il luogo dove era nato il proprio dio, e qui avvenivano le cerimonie in cui erano presenti una dozzina di persone, che contemplavano in taluni casi l’uccisione di un toro, il cui sangue avrebbe rigenerato la natura e l’uomo; in esse, vi erano predisposti banchetti in cui si consumavano pane e vino od acqua, ma mai la carne. Nel corso dei secoli, il culto di Mitra si propagò sempre più fra la gente comune, soldati, contadini, schiavi, perché donava una speranza di giustizia e di rinascita nel bene, e nel momento in cui i soldati romani vennero a contatto con le popolazioni orientali, il suo culto giunse sino a Roma, estendendosi successivamente anche in molte provincie dell’Impero Romano. Tra il I e il III secolo d. C., il numero dei seguaci aumentò fino a misurarsi con l’emergente cristianesimo. Il mitraismo e il cristianesimo avevano in comune vari elementi: l’origine di entrambe le figure è anticipata da avvenimenti miracolosi, entrambi i culti prevedevano un battesimo e una cresima, diavoli e angeli sono figure frequenti nelle due dottrine. Mitra in Cristo, inoltre, mostrano lo stesso dies natalis, ossia il 25 dicembre. Ciò è perfettamente spiegabile con una sovrapposizione congiunta delle due tradizioni al Sol Invictus autoctono, celebrato in quella distinta data. Mitra e Cristo hanno convissuto e si sono affrontati sul terreno di Roma, finchè il primo non dovette cedere alla potenza della nuova religione, o più esattamente estinguersi in essa. I fedeli del cristianesimo, talvolta, abbatterono questi luoghi di culto mitraico, cosa che avvenne anche a Roma, ma non a Marino, dato l’ottimo grado di conservazione del

dipinto. Infatti, i vari studiosi credono che il mitreo sia stato abbandonato dai frequentatori, che ne murarono l’ingresso per ostacolare la profanazione.

Lo splendido e arcano Mitreo di Marino, fu rinvenuto nel 1962 nella cantina di un vinaio, Vincenzo Zoffoli, il quale aveva comprato un’area vicino la stazione ferroviaria per edificarvi un’abitazione. Egli esattamente voleva trovare un posto dove conservare la sua produzione vinicola e invece il sottosuolo gli aveva regalato uno dei mitrei mantenuti meglio sulla terra. Tuttavia il proprietario del terreno non informò della scoperta le autorità competenti, anzi risultò sul Messaggero un annuncio nel settore vendite così scritto : “Affresco del 20 dopo Cristo raffigurante Dio Mitra vendo ad amatore”. Ma per combinazione nel febbraio del 1963 un giornalista del medesimo giornale, recandosi nella cantina – mitreo di Marino per acquistare i suoi vini notò l’immagine del Dio Mitra dipinta nel sotterraneo. Il reporter tempestivamente elaborò un articolo dal titolo: “Un tempio di Mithra nella cantina di un vinaio – Importante ritrovamento avvenuto in questi giorni”. Davanti le autorità fu chiarissima la corrispondenza fra la proposta di vendita di un mese prima e la notizia riferita dal Messaggero e tutto ciò avviò la procedura di messa in sicurezza del rinvenimento archeologico.

Il Mitreo di Marino, venne ricavato in una preesistente cisterna d’acqua romana che presumibilmente era utilizzata da una contigua villa patrizia, con volta a botte scavata nel peperino, lunga 29 metri, larga 3,10 e alta 3. Le sue caratteristiche sono il rivestimento delle pareti con intonaco signino, opus signinum o cocciopisto e i cordoli di raccordo agli spigoli delle pareti e pavimento. La superficie superiore al mitreo è ora trasformata in antiquarium dove sono presenti reperti degli scavi del 2005. Per un lungo periodo il mitreo non è stato accessibile ai visitatori per svariati problemi derivati dalla fragilità del luogo e dell’ambito in cui è situato, come rilevato dalle ultime ricerche compiute dall’ Istituto per la Valorizzazione dei Beni Culturali del C.N.R. tra il 2018 e il 2020. Infatti all’inizio della fase progettuale, sempre nel 2020, la sala che precedeva il mitreo era in pessime condizioni per le infiltrazioni d’acqua e per l’intensa umidità stabilmente presente che hanno completamente compromesso l’allestimento museale del 2014.

Lungo le pareti del mitreo furono effettuati dei fori, sia per potervi inserire le lucerne per l’illuminazione, sia per poter creare una divisione interna che divideva gli iniziati in rapporto al grado consentito, con due banconi lungo le pareti dove si sdraiavano i fedeli che in questa maniera consumavano il banchetto sacro, anche se effettivamente non vi è nessuna testimonianza che si coricassero ma bensì quasi certamente è possibile che si sedessero considerando la limitatezza della superficie.

Al centro della parete di fondo vi è la raffigurazione della tauroctomia: il dio Mitra è ritratto infatti nel gesto di tagliare la gola al toro bianco, in basso un cane ed un serpente bevono il sangue uscente, un corvo nero, inviato dal sole, vola adiacente al dio,mentre uno scorpione afferra i testicoli della bestia morente. Il dipinto per la qualità dei colori e del disegno è senza dubbio uno dei migliori al mondo. Mitra, all’interno di una grotta, è vestito alla maniera orientale con il berretto frigio e una tunica con maniche e calzoni lunghi, tutto di colore rosso. Sulle spalle volteggia un mantello blu bordato anch’esso di rosso, costellato di stelle, tra cui si evidenziano sette pianeti. Nonostante fosse un’usanza abituale rappresentare delle stelle sul mantello della divinità, solitamente erano sette, allegoria dei sette gradi del percorso iniziatico e paradigma dei pianeti nel sistema solare. Nella raffigurazione dell’affresco di Marino, invece, il manto è punteggiato da un’infinità di piccole stelle ed è diviso a metà da una fascia, al di sopra di essa si distinguono quattro stelle più grandi, disposte a quadrilatero, mentre al di sotto della linea divisoria vi sono tre stelle sulla medesima retta. Il dio ha la testa girata verso il Sole raggiante, pittura in alto a sinistra, che lo osserva benevolente ed ha accanto un corvo nero, nell’altro lato è dipinta la Luna con lo sguardo chino e circondata di luce riflessa. Mitra è appunto riprodotto nell’azione di uccidere il toro e dalla sua morte il dio rigenera la terra, dalla coda dell’animale infatti spuntano alcune spighe di grano, simbolo della vita.

Alcune scenette, quattro per ogni lato, riportano le fasi più importanti del mito di Mitra; partiamo a sinistra dall’alto: la Lotta fra Giove e i Giganti, cioè la vittoria contro il Caos e lo stabilirsi dell’ordine universale; Saturno (o Oceano) sdraiato; La nascita di Mitra da una roccia; Mitra cavalca il toro bianco. A destra nello stesso ordine: Mitra sceso dal toro lo trascina per le gambe posteriori nella grotta dove avverrà il sacrificio; Mitra inizia il sole, inginocchiato davanti a lui, ai suoi misteri; Le due divinità si stringono la mano destra e divengono alleati; Mitra fa uscire l’acqua da una roccia tirando con l’arco una freccia.

Due rappresentazioni dei Dadofori sono poste vicino l’ingresso, all’inizio della galleria sulle pareti laterali, però in posizione inversa riguardo ai dipinti precedenti: a destra c’è Càutes con la fiaccola accesa e alzata che simboleggia la nascita del sole e il lato positivo; a sinistra è presente Cautòpates con la fiaccola spenta e abbassata che impersona il lato buio negativo.

Di fronte all’affresco è ubicato un piccolo pilastro che riporta l’incisione: “INVICTO DEO CRESCES ACTOR ALFI SEBERI D P”, traducibile con “Cresces, amministratore di Alfio Severo, pose come dono al dio invitto”.

Ai lati del corridoio sono riconoscibili tracce di strutture lignee, quasi certamente elementi di arredo e podia per gli adepti al culto misterico.

In conclusione, i mitrei, luoghi misteriosi ed enigmatici, simboleggiano il movimento primo della nascita del cosmo, e visitare questo magnifico luogo di culto è come immergersi nel passato, rievocando religioni antiche pressoché ormai nel completo oblio.

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