LA SINAGOGA E IL MUSEO EBRAICO DI FIRENZE

La Sinagoga di Firenze è un edificio monumentale di grande fascino, ed è un rilevante simbolo dell’emancipazione degli ebrei italiani; l’armoniosità e l’equilibrio delle sue forme e il verde della sua cupola arricchiscono il panorama della città. Essa, luogo di culto e rappresentazione della comunità ebraica, ma anche parte della storia fiorentina, si erge sopra i tetti rossi del capoluogo toscano con la sua cupola verde rame. Il Tempio, ambiente di preghiera ma anche di incontro e di memoria, ospita anche il Museo Ebraico, in cui si può ripercorrere la storia locale di questa comunità, dalla sua nascita sino ad oggi.

Le origini della comunità ebraica, sono estremamente legate alla città tanto che già in epoca romana si ricorda la loro presenza fuori delle mura, ma è solamente nel XIV secolo che sono esistenti le prime testimonianze sugli ebrei nel territorio della Repubblica fiorentina. Da principio, per coloro che arrivarono da Firenze, furono assicurati alcuni diritti e privilegi che permisero un’esistenza relativamente tranquilla, però in effetti la vita e il destino della comunità ebraica fiorentina sono assolutamente congiunte a quelle della Famiglia Medici. Fu infatti Cosimo il vecchio che, tornato dal suo brevissimo esilio, convocò a Firenze un gruppo di ebrei prestatori, andando ad aumentare le presenze giudaiche in città, già annoverate nel Medioevo. Lorenzo il Magnifico e la sua cerchia di Umanisti, invece, realizzarono incisivi e produttivi scambi culturali con gli studiosi ebrei. La costituzione del Ducato fiorentino, creò molteplici trasformazioni: Cosimo I elargì alcuni privilegi e reputò che gli ebrei potessero avere una posizione importantissima nella politica di sviluppo del porto di Livorno: per questo chiese loro di spostarsi nella città labronica in modo da commerciare con gli infedeli e dare impulso all’economia. Ma dal 1570, per non andare contro la volontà del Papa, Cosimo I, commissionò all’architetto Bernardo Buontalenti l’edificazione del ghetto nella superficie adiacente al Mercato Vecchio, vicino l’odierna piazza della Repubblica. Obbligati a vivere all’interno di un quartiere, agli ebrei furono negate per di più anche le iscrizioni alle Corporazioni delle Arti, costretti a praticare soltanto il commercio di roba vecchia e stracci. Nel ghetto furono costruite due sinagoghe: quella italiana e quella spagnola o levantina; le due Scuole avevano culti distinti. Ma con l’unità d’Italia si ebbe l’emancipazione degli ebrei che finalmente andarono via dal ghetto. Fu, in questo modo, che dopo la distruzione dell’area e dell’antica moschea che era lì ubicata, si decise di fabbricarne una nuova e nel 1872, si iniziò la realizzazione della nuova Sinagoga nel quartiere della Mattonaia, esattamente in via Farini. Tutto ciò si ebbe anche in virtù dell’interessamento di David Levi, Presidente dell’Università Israelitica, che, dopo il suo decesso, lasciò una significativa donazione per i lavori a cui parteciparono artisti ebrei e cristiani.

Successivamente all’acquisto del terreno, prossimo appunto al nuovo quartiere della Mattonaia e di piazza d’Azeglio, fu creato l’importante Tempio israelitico, e la prima pietra inviata da Gerusalemme, fu collocata il 30 giugno 1874, mentre l’inaugurazione si ebbe il 24 ottobre 1882. La Sinagoga di Firenze, ultimata sempre nel 1882, fu progettata da tre architetti: Marco Treves, Mariano Falcini e Vincenzo Micheli. Distante dal vecchio ghetto, il Tempio fu edificato in questa zona vicina alle mura cittadine, sino allora occupata da orti e giardini.

La struttura, splendido esempio di architettura sinagogale dell’Emancipazione, si evidenzia tramite le sue forme maestose, attestando così l’inserimento della comunità nella società civile e il conseguimento nella parità dei diritti.

L’analisi formale diretta a manifestare l’identità del luogo, produsse un’architettura eclettica che lega elementi moreschi, romanici e bizantini e la differenzia dai vicini edifici di culto. Lo stile moresco, che ricorda le sinagoghe spagnole, si identifica nell’utilizzo dei materiali, travertino bianco, calcare rosato, marmi per i pavimenti, come nei componenti costruttivi. Lo stile arabo e bizantino lo abbiamo nella

preziosità delle decorazioni esterne e specialmente interne, realizzate con mosaici veneziani come quello che riveste l’Arca Sacra, e policrome decorazioni geometriche, la religione ebraica vieta figurazioni umane o animali, in origine dorate nelle pareti. Questi stili si fondano, concludendo, con alcuni elementi romantici, caratteristici della tradizione fiorentina, come la partizione e il cromatismo delle facciate, la pianta centrale, la scansione dei volumi. Inoltre, numerosissime maestranze artigianali fiorentine attuarono gli elementi di arredo decorativi e funzionali: dalle panche alle lampade in bronzo, dalle vetrate policrome alle porte di legno.

Il fabbricato, è appunto rivestito in travertino bianco e in pietra rosa di Assisi. Un portico con tre arcate a ferro di cavallo fa accedere all’atrio e si estende per la totale larghezza del prospetto. Nella torretta di sinistra è stato montato un ascensore che serve il matroneo e le sale del museo. L’interno, finemente affrescato ad arabeschi e motivi geometrici in tonalità calde, ha la pianta rettangolare, copertura voltata a botte e una grande abside. Le colonne in granito, che la dividono in tre navate, sostengono il matroneo che si sviluppa nei tre lati. L’originaria disposizione longitudinale degli arredi, a imitazione delle chiese, poneva il podio dell’officiante all’interno del recinto dell’Aron ha-Kodesh, Arca Sacra, che è determinata da colonne in marmo nero, un bellissimo mosaico e porte dorate; la Bimah è in legno scuro elegantemente intagliato. Attualmente la tevah è stata portata in posizione centrale e le panche del pubblico sono state rivolte verso di essa.

Al primo piano della Sinagoga, è stato allestito il Museo Ebraico, un’esposizione storico-artistica che attraversa in una veloce sequenza i momenti più rilevanti della storia degli ebrei a Firenze e mostra gli esempi più degni di nota di arredi orafi e tessili che determinano il patrimonio artistico della Comunità. Esso venne fondato nel 1981, per poi essere ampliato nel 2007.

Nella sezione del primo piano, vi sono reperti che vengono dal ghetto di Firenze, con un modello in legno che ne rappresenta la planimetria e delle fotografie compiute prima che venisse demolito alla fine dell’Ottocento. Sono presenti anche oggetti di culto usati dai membri della comunità giudea nel corso delle preghiere in Sinagoga, il più celebre è la Torah insieme a due splendide corone( Atarah) e Rimmonim. Essi arrivano fondamentalmente dalle due sinagoghe del ghetto, la scuola italiana e la scuola levantina, già citate, frequentate dai diversi gruppi etnici che componevano la comunità, e dal medesimo Tempio Maggiore, per il quale furono create su apposita richiesta. Largo spazio ospita gli ornamenti del Sefer Tora, i rotoli in pergamena in cui è scritto in caratteri ebraici quadrati il Pantateuco.

Al secondo piano, in una sala con una coinvolgente vista sull’interno del Tempio, sono esibiti oggetti e arredi di devozione domestica e privata, che descrivono i momenti basilari delle festività religiose e della vita di un ebreo e cioè la nascita, matrimonio e maggiorità religiosa. Molti di questi oggetti, sono regali di famiglie ebraiche, che hanno voluto così attestare la loro devozione alla Comunità. Tra i personaggi, spiccano quella del cavalier David Levi, che lasciò appunto il suo patrimonio per l’edificazione dell’edificio sinagogale e quella di rav. Shmuel Zvi Margulies, polacco di nascita, fondatore e guida del Collegio rabbinico.

C’è poi la Camera immersiva, in cui vengono proiettate immagini che mediante la narrazione del Tempio porta i visitatori di fronte ai protagonisti della vita ebraica fiorentina dell’Ottocento: il cavalier David Levi, l’architetto Marco Treves e il rabbino Samuel Margulies, per un emozionante racconto della eccezionale storia della costruzione della Sinagoga di Firenze.

La stanza della Memoria, illustra un percorso degli ebrei fiorentini dall’Emancipazione dell’Ottocento alla Resistenza, dalla Shoah alla rinascita, dove si descrivono anche i 248 membri di questa comunità che vennero deportati ad Auschwitz e non tornarono più.

I loro nomi vengono ricordati e commemorati su una lapide marmorea situata nel giardino d’entrata alla sinistra della facciata della Sinagoga, in cui è presente anche una lapide più piccola in ricordo degli ebrei deportati da Firenze, ma non esponenti della comunità della città. Una targa simile è anche mostrata nella Stazione di Santa Maria Novella, al binario dal quale partì il treno di prigionieri ebrei diretto nei campi di concentramento. Ricordiamo inoltre, che Il vasto giardino conteneva in origine specie esotiche.

La Sinagoga, un gioiello nel cuore di Firenze, ed una delle più grandi sinagoghe dell’Europa centro-meridionale, è ritenuta da sempre uno dei maggiori modelli europei di architettura di culto ebraico. E’ certamente affascinante ed emozionante visitarla per la sua preziosità artistica, ma anche fondamentale e doveroso visitarla proprio come luogo della memoria e idioma del dialogo fra i popoli e le religioni.

 

Foto Simone Paris

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