Fino al 9 ottobre, una grande esposizione fotografica è ubicata all’interno dei locali del Santuario Pontificio della Scala Santa, a San Giovanni in Laterano, concernente lo splendore dell’Altare Argenteo di San Jacopo, opera artistica di oreficeria realizzata da maestri artigiani per oltre due secoli, fra Medioevo e Rinascimento.
La mostra fotografica immersiva, è una delle iniziative legate all’anno Iacobeo 2021-2022, che si celebrerà fino al 25 luglio, ed è stata inaugurata il 1° ottobre 2021 nella chiesa di San Leone a Pistoia e visitata in totale da 10000 persone, dopo esser stata a Santiago de Compostela, con oltre 15000 visitatori. Sempre alla inaugurazione pistoiese, vi era la direttrice dei Musei Vaticani Barbara Jatta, la cui collaborazione è stata fondamentale per il trasferimento della rassegna a Roma.
L’allestimento è posto al primo piano del Santuario, all’uscita della cappella Sancta Sanctorum, negli ambienti cortesemente dati da padre Leonello Leidi, Rettore del Pontificio Santuario della Scala Santa.
L’esposizione è determinata da light box di grande formato, attraverso le fotografie di Nicolò Begliomini, insieme ai testi di Lucia Gai, e una riproduzione in scala reale dell’altare nella sua completezza.
L’Altare Argenteo di San Jacopo è situato nella Cattedrale di San Zeno a Pistoia, nella cappella del Crocifisso o del Giudizio, esso è una bellissima composizione, il più importante capolavoro di oreficeria sacra del medioevo europeo e creato dai più famosi artigiani, fra il 1287 e il 1456.
La venerazione del culto di San Jacopo si ebbe a Pistoia a partire dal 1145, quando il vescovo vallombrosano Atto vi portò la sola reliquia del Santo in Italia. Per Pistoia, diventata in questo modo crocevia del pellegrinaggio verso la Galizia, volle dire l’apertura di orizzonti internazionali e di un florido sviluppo culturale, e fu appunto in relazione a ciò, che fu commissionato l’Altare Argenteo oggi appunto collocato nella cattedrale della città.
Nel 1287, il Generale Consiglio del Comune e del Popolo di Pistoia, in accordo con gli Operai dell’Opera di San Jacopo, decise la realizzazione di una tavola d’argento con i dodici apostoli, che presumibilmente conteneva anche l’immagine con la Madonna col Bambino, da posizionare sopra l’altare. Oltre tale tavola, ve n’era un’altra ad utilizzo di paliotto, come riporta un documento del 1294.
Nel 1293, l’altare fu soggetto al blasfemo furto di Vanni Fucci, menzionato anche da Dante Alighieri: durante una notte del carnevale infatti il Fucci entrò nel Duomo con dei complici e sottrasse alla cappella di San Jacopo oggetti di valore, tra i quali tavole d’argento, reliquie e arredi. Gli indispensabili ripristini, vennero attuati da un orafo chiamato Andrea per il dossale e da un tal Lapo di Struffaldo per il paliotto. Successivamente di nuovo un altro furto portò via due apostoli nel dossale, riparato sempre da Andrea. Soltanto nel 1316, appare il nome di Andrea di Jacopo d’Ognabene, delegato nell’eseguire un nuovo paliotto, che la storica dell’arte Lucia Gai, ha supposto essere il medesimo Andrea dei restauri.
Il nuovo pannello era formato da Storie del Nuovo Testamento in 15 riquadri, un Cristo in Maestà fra Maria e San Jacopo e tre Storie di San Jacopo. Medaglioni a sbalzo circolari e quadrilobi che adornano il paliotto agli angoli delle formelle, rappresentano una delle prime e più rilevanti dimostrazioni in Italia della tecnica del traslucido.
Si aggiunsero alla struttura poi, un Crocifisso coi dolenti, Madonna e San Giovanni, e una predella.
Fu incaricato Giglio Pisano, nel 1349, per l’attuazione della grande statua argentea a tutto tondo riproducente San Jacopo in trono, come ringraziamento per la conclusione della grave pestilenza, immessa all’interno di una vasta nicchia centrale con arco ogivale e basamento adornato da smalti traslucidi in cornice mistilinea, presente attualmente in mezzo al dossale.
Dal 1361, si rivestirono i lati dell’altare con rilievi, in modo da descrivere episodi del Nuovo Testamento sul fronte, scene dell’Antico sul lato sinistro, le storie di San Jacopo sul lato destro. Il paliotto sinistro fu creato dagli orafi fiorentini Francesco Niccolai e Leonardo di San Giovanni, quello destro terminato da Leonardo di San Giovanni, a cui Vasari, probabilmente a causa dell’iscrizione sul fianco sinistro, attribuisce l’appartenenza dell’altare completo.
Venne commissionato, nel 1386, all’orafo Piero di Arrigo Tedesco, l’ampliamento del dossale, inserendo le figure secondo un ordinamento nuovo, in cui immise anche le sue immagini e opere, che si differenziano nella loro totalità per le espressioni stilistiche dure di stampo nordico. Suo lavoro sono gli Apostoli e le quattro statuette con Santa Eulalia. Nella nuova collocazione, San Jacopo in trono fu posizionato al centro, mentre le figure degli apostoli e della Madonna con il Bambino erano su due file. Alla base del dossale, che arrivò a 2,35 metri di lunghezza, fu posta una predella divisa in nove riquadri con busti a rilievo, stilisticamente simili alle composizioni di Piero.
In questi anni, fu invertita la sistemazione dei paliotti laterali per far si che i pellegrini prendessero visione delle Storie di San Jacopo tramite la cancellata che separava la cappella dal resto della cattedrale.
Nel 1394-1398, fu attuato il coronamento del dossale su progetto del pittore pistoiese Giovanni di Bartolomeo Cristiani e creato dall’orafo fiorentino Nofri di Buto e dal pistoiese Atto di Piero Braccini, che sbalzarono a altissimo rilievo un Cristo in Maestà, Sant’Antonio Abate, Santo Stefano nella mandorla centrale e un Paradiso con angeli cantanti e musicanti in stile tardogotico.
A conclusione di tali interventi, l’altare venne consacrato.
I lavori proseguirono, ed a molteplici artisti fu commissionato il completamento dei due lati del dossale, che furono decorati con figure di Profeti, Dottori della Chiesa, Evangelisti e Santi.
Nel 1400-1401, si dedicarono all’altare la bottega di Lunardo di Mazzeo e Piero di Giovanni da Pistoia, tra i quali vi era anche un giovanissimo Filippo Brunelleschi, che scolpì, si crede, i due busti dei profeti Geremia e Isaia, un Sant’Agostino a figura intera e un San Giovanni Evangelista seduto, che si evidenziano per potenza espressiva. Esse si identificano con le sue opere più antiche note e le sole di oreficeria.
Nove anni dopo, vi lavorò Niccolò di Ser Guglielmo, artefice forse degli altri Evangelisti e poi ancora Domenico da Imola e altri orafi pistoiesi. Le decorazioni rimanenti sono di Piero d’Antonio da Pisa: Profeti Daniele e David e i Santi Giusto, Ambrogio e Leonardo. L’altare, protetto da sportelli e inserito in una struttura lignea, fu coronato da una pala in terracotta con la Resurrezione di Cristo di Benedetto Buglioni.
Nel 1600, fu smontato e rimontato e completato da parti decorative, fu poi successivamente rimossa la pala del Buglioni, consolidato e restaurato. Distrutta la cappella di San Jacopo (1785), l’altare fu ricostituito nella cappella di San Rocco per mano dell’orafo Francesco Ripaioli, che sistemò parte delle decorazioni su un unico piano, Anni dopo, sotto il dossale furono aggiunti due registri: uno di stile neogotico, con Allegorie
di Virtù tardorinascimentali, provenienti da un ulteriore arredo; l’altro con tre formelle con decorazioni tardobarocche.
Nella metà del Novecento, l’altare fu smontato per tutelarlo dalla minaccia della guerra. Infine dopo un ripristino totale, fu rimontato e ubicato dove è oggi.
Nicolò Begliomini, autore delle foto della mostra, ha affermato: “E’ una grande soddisfazione veder realizzato un progetto che posiziona Pistoia in una dimensione europea e internazionale. Grazie a chi ha reso possibile questo progetto, in collaborazione con la Diocesi di Pistoia, con il determinante contributo di Comune di Pistoia e Fondazione Caript, con il sostegno, da ormai dodici anni, della Giorgio Tesi Group a iniziative che contribuiscono a portare Pistoia nel mondo”.
L’opera, è una spettacolare sintesi di arte sacra di autori ed epoche storiche differenti e le meravigliose immagini dell’Altare Argenteo di San Jacopo, capolavoro d’arte e di bellezza, d’argento, d’oro e con smalti preziosi, sono ideate e compiute con lo scopo di guidare il pubblico al centro della conoscenza visiva, pensata per cogliere il suo valore ed il suo significato.