Il Museo Kroller – Muller si trova a Otterlo a circa 80 km da Amsterdam ed è situato nel cuore del Parco Nazionale De Hoge Veluwe nei Paesi Bassi, un luogo magico che affascina il pubblico mettendo insieme natura e arte. Il museo è un tesoro di De Stijl e del futurismo, ospita una tra le più belle collezioni di opere di Van Gogh e di altri grandi autori del Novecento oltre alle composizioni di artisti contemporanei.
Il nome del museo proviene da Helene Kroller – Muller, grande collezionista d’arte, moglie di un ricco industriale e tra i primi a riconoscere il genio di Van Gogh ed acquistare i suoi dipinti. Ella infatti mediante i finanziamenti dell’azienda di famiglia, tra il 1908 e il 1929, radunò oltre 11000 capolavori, un numero straordinario di composizioni di Vincent van Gogh e di molti altri maestri moderni. Il suo fine era quello di ubicare la collezione in un museo e originariamente il posto prescelto fu la tenuta di Ellenwoude a Wassenaar presso L’Aja. Del progetto fu deputato l’architetto tedesco Peter Behrens che fece realizzare in gran parte gli studi preparatori al suo giovane assistente Ludwig Mies van der Rohe.
Peter Behrens proveniente dalla Secessione di Monaco aderì al Werkbund e fu una delle figure più significative nella storia dell’architettura, punto di riferimento di architetti quali Le Corbusier, W. Gropius e lo stesso Mies van der Rohe. Behrens abbandona nell’architettura il suo linguaggio classico iniziale sul quale aveva incentrato le sue idee della cultura industriale per approdare all’Espressionismo e infine al Razionalismo nella sua ultima produzione.
Ma improvvisamente Mies van der Rohe fu licenziato da Behrens e i Kroller chiusero i rapporti con quest’ultimo, chiedendo invece a Mies un nuovo progetto basato sulla pianta di Behrens.
Ludwig Mies van der Rohe nella sua architettura si ispira all’opera dell’architetto olandese Hendrik Petrus Berlage quanto alla scuola prussiana del Neoclassicismo, della quale divenne erede diretto. Nel 1930 ebbe la direzione del Bauhaus come successore di Hannes Meyer, la scuola d’arte, design e architettura moderne dove insegnavano artisti importanti come Gropius, Klee e Kandisky. Tutto il lavoro di Mies e della sua scuola si fondava su due pilastri fondamentali: ordine e razionalità. Per l’architetto l’ordine non era qualcosa che si imponeva ma qualcosa che andava cercato e trovato, il risultato di un processo di conoscenza della natura delle cose.
Successivamente però la rappresentazione del museo fu affidata al più esperto architetto olandese Hendrik Petrus Berlage.
Berlage, discepolo di Viollet-le-Duc, con il suo credo profondo nell’inscindibile nesso tra architettura e società, insieme all’esigenza di un razionalismo strutturale, al rispetto per la natura dei materiali, all’interesse per le arti applicate, viene ritenuto tra i pionieri dell’architettura moderna. Rigettando il formalismo e l’eclettismo dell’architettura ufficiale, s’impegnò per il recupero di forme semplici e piane, ispirandosi all’architettura romanica nella grave semplicità dei volumi e per l’austerità del mattone lasciato a vista.
Sulla proprietà di Ellenwoude venne rappresentato un modello a grandezza naturale in tela e legno, Mies vi disegnò a mano i mattoni dell’esterno. Ma Helene Kroller – Muller infine scelse di far edificare il suo museo nel parco del Veluwe, doveva essere una struttura enorme e nel 1918 Berlage propose i bozzetti di un monumentale volume con aree residenziali e d’esposizione. Successore di Berlage fu Henry van de Velde, si invitò infatti l’architetto belga a disegnare un museo molto più piccolo, (dopo i suoi iniziali progetti del
1921 di un grandioso edificio), che fu inaugurato nel 1938. Esso produsse molta attenzione nazionale e internazionale, in virtù della magnificenza della collezione, della raffinatezza del complesso e dell’insolita collocazione.
Henry van de Velde, una delle figure di maggior spicco che ha avuto un’influenza determinante sul design e sull’architettura dell’Europa del XX secolo, esponente del movimento Art Nouveau, nutrì tutta la vita rispetto nei confronti del Gotico. Ispirandosi al già noto movimento inglese Arts and Crafts di William Morris, si oppose fortemente allo stile dominante del revival vittoriano ed al design industriale e fu tra i protagonisti della ricerca di uno stile moderno, conforme alla mentalità e alla sensibilità del tempo.
Il nuovo museo aveva piccoli spazi intimi e illuminazione soffusa dall’alto, l’edificio di mattoni era totalmente chiuso, per creare nelle pareti più superficie per il considerevole numero di tele. Dopo la morte di Helene, nel 1939, la struttura venne ingrandita attraverso una sezione di scultura e un auditorium, sempre dell’architetto Van de Velde. In opposizione al carattere chiuso del museo, la sezione di scultura è determinata da pareti vetrate e ha una vasta veduta sul bosco circostante.
In cooperazione con Hammacher, l’architetto paesaggista Jan Bijhouwer realizzò un labirintico giardino in cui natura e scultura si fondevano, idea del passato periodo completamente nuova, inaugurato nel 1961. Il giardino di sculture oggi è diventato uno tra i maggiori in Europa, comprendente 160 opere di Auguste Rodin, Henry Moore, Jean Dubuffet, Mark di Suvero, Lucio Fontana, Claes Oldemburg, Fritz Wotruba, Richard Serra, Ian Hamilton Finlay e Joep van Lieshout. Esso insito nel Parco Nazionale De Hoge Veluwe, un’area ampia più di 5500 ettari costituita da foreste, brughiere, pianure erbose, un ambiente naturale per cervi, mufloni e cinghiali, trasformano la visita al museo anche in una passeggiata all’aperto unica.
Nel 1955 venne edificato nel giardino della scultura il padiglione Rietveld e poi tra il 2005 e il 2006 venne costruito nella medesima area anche il padiglione di Aldo van Eyck. Negli anni Settanta, il museo venne ampliato mediante una nuova ala dall’olandese Wim Quist, che progettò un edificio trasparente con la massima interazione tra esterno e interno, situato tra il giardino e il museo Van de Velde. Esso è rappresentato formalmente da linee allungate, determinate da corridoi vetrati che portano a superfici espositive di grandi dimensioni, con le maggiori acquisizioni di Art minimalista e Arte concettuale, Land Art e Arte Povera. Attualmente dopo oltre 40 anni, i progetti del Kroller – Muller Museum sono ancora nella massima espansione.
Il Kroller – Muller Museum possiede la seconda più grande collezione di opere di Van Gogh del mondo dopo il Van Gogh Museum ad Amsterdam. Tra le opere più significative ricordiamo: “Terrazza del caffè la sera”, del 1888, “Salici al tramonto”, 1888, “Studio per i mangiatori di patate”, 1885, primo capolavoro dell’artista della sua pittura impressionista, probabilmente un disegno preparatorio che si avvicinava all’opera definitiva. Nella Van Gogh Gallerij è possibile infatti vedere, in allestimenti diversi circa 40 opere del grande Maestro.
Ancora i quadri: “Colazione (la sala da pranzo)” di Paul Signac, 1886 – 1887, “Il clown di Renoir”, 1868, opera di un giovane Renoir che già possedeva alcune caratteristiche del suo stile più maturo, “Tutte le ombre che mi hanno colpito” di Jan Dibbets in cui l’artista disegna a tutti gli effetti con la luce, lo spazio nel tempo.
L’architettura del Kroller – Muller Museum appare sempre di più il terreno di dialogo fra i vari aspetti dell’espressione nazionale olandese e internazionale attraverso i progetti di antica e nuova generazione che valorizzano il patrimonio artistico e le sue straordinarie collezioni d’arte. Ma, soprattutto, che propongono
una visione culturale e sociale, dialogando con gli importanti capolavori mondiali alla luce della bellezza, rappresentando prima di tutto valore e identità.