Al Teatro “Cometa Off” di Roma “La strategia del colibrì” fino all’8 maggio alle ore 21.00 va in scena “La strategia del colibrì”, una favola moderna che risponde alla distanza della politica dei poteri occulti, dei meccanismi tradizionali con la forte e calda umanità di due persone comuni. Lo spettacolo porta in scena il rapporto tra due donne nelle quali tutti possiamo riconoscerci e attraverso le quali fronteggiare il corrosivo senso d’impotenza che ci pervade di fronte alla durezza e alla apparente mancanza di risposte dell’epoca attuale. Paola, assistente del sindaco della città, e Cloè organizzatrice di eventi, interpretate d Barbara Mazzoni e Valentina Ghetti. A fronteggiarsi insieme alle due protagoniste sono sopratutto due ideologie, due modi di vedere il mondo, due punti ti vista diferenti sul ruolo del potere. Ad unirle, a permettere che le storie di evolvano nel loro incontro-scontro il “presidente”, interpretato da un magistrale Livio Beshir. Per lui parla una carriera brillante, formatasi tra l’Italia e gli Stati Uniti per esaltare al meglio le sue radici frutto del melting-pot italoamericano, e proseguita al cinema, sulle tv nazionali e in teatro con il Gotha degli attori e dei cineasti del nostro paese, quali Marco Giallini, Piaerfrancesco Favino o Stefano Sollima.
Il suo è un ruolo chiaramente proteso a rappresentare la figura di Barack Obama, carismatico e portatore di conflitto, ma in cerca di soluzioni. Ad ispirare Beshir nella costruzione di questo personaggio così complesso un riferimento tra i migliori al mondo, Jeremy Irons, attore poliedrico e intenso che nel corso degli anni ha inanellato successi indimenticabili con i suoi protagonisti maschili di grande spessore e profondità. Caratterizzare il “Presidente” è un’esigenza, considerando che sarà lui a scatenare gli eventi della pièce quando, in piena notte, convocherà le due donne per organizzare i dettagli di un convegno che dovrebbe cambiare le sorti dell’umanità: un meeting a cui far partecipare i più importanti capi di stato ele massime autorità religiose e scientifiche mondiali. Parteciperanno ad un summit internazionale che coinvolgerà inoltre le figure religiose e scientifiche più note al mondo. Il conflitto cederà il posto al dialogo, la comprensione alla rabbia, l’isteria alla pietà, in un’alternarsi di emozioni contrastanti e, per questo, vere ed intense.
Frutto della sapiente penna drammaturga di Roberta Calandra, “La Strategia Del Colibrì” è un testo delicato ma dalle radici umane profonde, caratteristiche che hanno conquistato il regista Massimiliano Vado. La fiducia nell’essere umano nonostante le sue diversità è la bussola che conduce lo spettatore per una strada sotterranea che giunge fino alla consapevolezza di una nuova determinazione. A completare il tutto, il pubblico che, nel seguire lotte, riflessioni e risate, sarà coinvolto in prima persona con il suo bagaglio emozionale nella risoluzione degli eventi. Le protagoniste Mazzoni e Ghetti trasportano tutta la loro dirompente energia per catturare lo spettatore che si troverà a sorprendersi e a fare il tifo, a fasi alterne per l’una o per l’altra, e a volte invidiando il ruolo di arbitro, altre volte sententosi direttamente chiamato in causa, da Beshir. Ad essere messa alla prova non è solo una personale interpretazione dell’ideologia che si vuole domini il mondo, ma l’idea stessa di umanità che ognuno di noi possiede.
Ma come sono finite le due donne in quel luogo? Perché proprio loro due? E chi è questo misterioso “Presidente?” E se durante l’organizzazione di uno dei più decisivi incontri mondiali dovessero venire
casualmente alla luce documenti privati in cui sono spiegati inconfessabili segreti di stato? Liste proibite e ricerche scientifiche nascoste? E se in gioco ci fosse addirittura la presentazione di una coppia di misteriose creature, provenienti addirittura dall’antico continente scomparso di Lemuria? Chi è questa entità definita per brevità semplicemente “L’essere”?
“Sono sempre più convinto che il circolo vizioso iniziato dal teatro pirandelliano e proseguito, poi, con la psicanalisi, stia tornando al suo punto di origine e restituisca agli autori di testi la limpidezza di una analisi, senza bisogno di terapie e medicinali – ci dichiara il regista Massimiliano Vado, noto per l’esperienza e professionalità maturata tra cinema, teatro e tv – Assodato che per fare il regista è necessario più saper interpretare il testo, soprattutto se l’autore è ancora vivente, e le dinamiche umane in esso contenute, che saper programmare una console luci con controller dmx, spesso ci si pone davanti ad un nuovo allestimento con la smania di volerlo per forza scavare a fondo, carpendone i segreti più nascosti. Per far si che ciò accada, non trascurando la purezza dell’opera d’arte, ci si immerge placidi in un labirinto psicoanalitico riguardante le pieghe di ogni personaggio, anzi del respiro di ogni personaggio, capace di tormentarti per mesi. È una tortura emotiva che solo i registi conoscono a fondo”.
Ciò che si scopre attraverso “La strategia del colibrì” è la proiezione di un mondo migliore, i suoi messaggi sono le parallele sintetiche di un pensiero maturato per anni, la slavina sentimentale partorita dalla montagna di studi, una complicazione infinita creata per sentirsi meno leggeri ma per riempire un pezzo di sé: “Quindi il compito del regista è portare sulla scena un pezzo dell’autrice: un rene, un occhio, un ventricolo o anche solo un piede, non importa quale, purché sia il pezzo che di cui il testo ha riempito le mancanze universali. Trascendere le proprie strategie e immolarsi per entrare nella testa della Calandra, così come successe a John Malkovich in un film difficile da dimenticare. Per mettere in scena questa strategia politica e sociale bisogna che il deus ex machina sia l’autore anche se non c’è, che se ne percepisca l’odore anche a chilometri di distanza. Se poi le luci siano rosse o blu, secondo me, non importerà a nessuno”.
Barbara Mazzoni, attrice romana di teatro e tv, nota per le sue interpretazioni di ruoli brillanti, si definisce completa e completamente innamorata della tragedia che spera sia il suo prossimo impegno, e illustra così il suo ruolo nello spettacolo: “Sono una donna orientata politicamente a destra e vesto i panni di una seduttrice con tanti segreti e lati oscuri che poi verranno a galla. Il caso vuole che dovrò organizzare un importante evento con capi di stato e maestri spirituali. Ma sarò obbligata a lavorare con una donna opposta a me in tutto: una control freak di sinistra compulsiva, riformatrice ed ex hippie. Quello che mi piace dello spettacolo è che si tratta di una commedia grottesca ma vera”. Secondo la Mazzoni i punti di forza dello spettacolo sono “Sicuramente l’intelligenza del testo scritto con profonda sensibilità e lucida follia da Roberta Calandra; questi aspetti, grazie alla regia pazza e surreale di Massimiliano Vado sono stati resi ancora più surreali e dinamici. Altro punto di forza è la professionalità dei miei colleghi attori, Valentina Ghetti e Livio Beshir, uomo della televisione italiana; insieme creiamo un trio esplosivo, umano e dinamico. Tutto nasce dal fatto che ci mette lì un direttore che ci vuole insieme per un oscuro segreto che svelerà solo alla fine; lui muove i fili di queste sue donne sempre più disperate nell’affrontare questo compito assurdo”. Impossibile, per lei, non interpretare questo ruolo: “Ho accettato questo testo perché è nato con me tempo fa e la sfida è per me essere una donna dura calcolatrice, a tratti cattiva, con segreti oscuri il
contrario di come sono io nella vita. La cosa in comune in realtà è la fragilità che lei cela dietro tutto questo quella fragilità e la sua umanità ed è la stessa che io ho”.
Livio credit Niko Coniglio