L’ABBRACCIO MOLISE-CIOCIARIA

Ora è conosciutissima perché al numero civico 18 si trova il noto ospedale NEUROMED di Pozzilli, provincia di Isernia ma prima di allora nota solamente ai rari viaggiatori della zona diretti a Pozzilli e a Filignano e alle sue frazioni o agli escursionisti. Eppure si tratta di una piccola arteria che non si rimpiangerà a percorrere fino ad Atina perché oltre agli spettacoli naturali non comuni tutt’intorno e al Parco Nazionale che si attraversa, batte e passa per località che hanno fatto la storia e non solo della zona: Filignano, maggiormente alcune sue frazioni quali Mennella, Mastrogiovanni e prima di tutte Cerasuolo, unitamente a quelle dell’altro versante delle Mainarde San Biagio S., Cardito di Vallerotonda e alcune frazioni di Picinisco e più giù di Villalatina e di Atina: sono le località che hanno posto sulla scena della Storia i pionieri della emigrazione italiana, i primi a mettere piede, e non uno o due o dieci, a Londra, in Iscozia, a Parigi già alla fine del 1700, una pagina gloriosa ma sempre emarginata, della vicenda nazionale e non solo; erano gli artisti girovaghi col piffero, la zampogna, l’organetto, il tamburello, i divulgatori del costume ciociaro e gli inventori del mestiere del modello di artista: abbandonavano terre sassose e brulle e grande miseria e sfruttamento: oggi per non pochi loro eredi e discendenti sparsi nel mondo queste località sono motivo di nostalgia e di desiderio e di coinvolgimento. Da qui partivano gli zampognari e i pifferari nei loro costumi tipici a portare la lieta novella del periodo tra la Immacolata e la Vigilia di Natale, a Roma e a Napoli…

Il tracciato inizia staccandosi dalla SS 85 subito dopo Venafro, svolta a sinistra e uno o due kilometri dopo, al di là della ferrovia, si fa iniziare la Via Atinense, mai menzionata o citata, generalmente sconosciuta, oggi al contrario, nemesi della storia, come detto più sopra, assurta a nuova vita in quanto è la strada su cui insiste la clinica NEUROMED e tutte le strutture ricettive sorte e in procinto di sorgere attorno all’imponente complesso ospedaliero.

Epperò via antichissima, il suo tracciato risale ai primi secoli della nostra era, all’anno settecento-ottocento, già nota e usata: i monaci di Montecassino e di San Vincenzo al Volturno è questo il tragitto che solitamente ricoprivano nei loro spostamenti secolari. E i piccoli centri medesimi che si incontrano lungo il viaggio fino a Cerasuolo è a quest’epoca che in gran parte risalgono. In aggiunta, sentieri e mulattiere erano quelli che, prima ancora dei monaci benedettini, mille anni prima, avevano calpestato i Sanniti nei loro spostamenti e i Romani nella guerriglia contro di loro: un itinerario grondante storia e vicende: anni addietro tutte le località sulla Via Atinense vissero anche le terribili vicende belliche connesse con gli avamposti e le postazioni della linea Gustav. Una volta arrivati a Mennella, a Cerasuolo, a Cardito, a Vallegrande, si arresti la macchina e ci si guardi attorno e si respiri l’aria diversa e si immagini….

Perché dunque Via Atinense? Atina, naturalmente, è la chiave.

E tutto l’agglomerato delle Mainarde -il sistema orografico ai piedi del Monte Meta- viveva le medesime situazioni sociali, ambientali, economiche: quasi completamente separato dal resto del mondo, conosciuto solo ai gabellieri, agli arruolatori di soldati e anche ai mercanti di bimbi: le sole occasioni di socializzazione erano le manifestazioni religiose e principalmente il mercato del lunedì ad Atina, dove tutti, a piedi o a dorso d’asino o di mulo, intervenivano per comprare, per vendere, per esercitare le proprie attività di arrotino, piattaro, ombrellaio, intrecciatore di vimini, di venditore della fortuna col pappagallo nella gabbia, di ammaestratore di cani, o con una scimmietta, di chiromante o cartomante, mendicanti in quantità: un mondo ineguagliabile e irripetibile, nel bello e nel brutto.

E la Via Atinense letteralmente stringeva in un abbraccio autentico tutto questo mondo che da Pozzilli e Filignano fino a Sabina e Piè delle Piagge alle pendici di Atina, si immetteva in quella che all’incirca nel 1886 diventerà la Via Sferracavallo Cassino-Sora, oggi con due nomi.

E’ uno squallore ammnistrativo imperdonabile che l’ANAS, altro italico ente satrapesco, preposto alla cura dello stradario italiano e ai ragguagli relativi, nel suo sito non abbia traccia della Via Atinense e, per chiedere informazioni, bisogna procedere come per un segreto di stato! Perché in effetti l’abbraccio secolare che abbiamo descritto e che unisce le pendici molisane delle Mainarde con Atina/Via Sferracavallo, un contesto ricco di pagine che, come ricordato, hanno fatto la storia non solo d’Italia, ebbene nel 1971 all’incirca quando fu istituita la Regione Molise, qualche politico

fu paladino e padrino della nuova strada Isernia-Sora n .627 della Vandra e ebbe pure la felice idea, da nessuno opposta o contestata, di interrompere la Via Atinense a Cerasuolo dove passava la nuova strada: che peraltro ‘nuova’ non era in quanto il percorso rimase il medesimo, certamente ampliato e ristrutturato! E di conseguenza lo storico secolare abbraccio Molise-Ciociaria fu spezzato. Ci sarà un altro politico paladino o sindaco, per ristabilire le primogeniture e la storia?

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