Roma è una città piena di bellezze segrete. Una di queste, forse la più straordinaria, si trova nella Basilica di Santa Cecilia a Trastevere.
Della Basilica di Santa Cecilia sono conosciute tante opere d’arte meravigliose. Dalla scultura di Maderno posizionata proprio sotto l’altare al mosaico absidale di papa Pasquale I, fino agli ambienti sotterranei dell’antica Roma e alla cripta neobizantina.
Ma la Basilica nasconde anche un tesoro sconosciuto ai più. Per vederlo, bisogna recarsi a sinistra dell’ingresso della chiesa, dove si trova una porticina, e citofonare. Aprirà una suorina a cui va lasciata una piccola offerta prima di poter proseguire prendendo l’ascensore. L’esperienza è davvero unica: non si sa cosa aspettarsi. Una volta arrivati, si percorre un breve corridoio. E poi, la sorpresa: si entra in una stanza che non assomiglia a niente che si sia già visto prima. Una stanza di mattoni grezzi dove, a sprazzi, prendono vita alcuni resti di un affresco meraviglioso. Si tratta del “Giudizio universale” di Pietro Cavallini, oggi dimenticato perché coperto dal coro realizzato nel Settecento. Come dimenticato è diventato anche Cavallini, artista che alla fine del Duecento era ammirato quanto Giotto. E non stentiamo a crederlo osservando la sua opera. Dal mattone grezzo emerge un Cristo giudice sul trono, circondato dagli Apostoli. Da un lato, qua e là, compaiono angeli volanti che suonano trombe o che scortano le anime beate in Paradiso. Dalla parte opposta, emergono altri angeli che mostrano ai dannati le fiamme dell’Inferno.
A colpire di più sono forse le ali multicolore degli angeli. Ma anche gli sguardi nei volti di Cristo e degli Apostoli sono di una profondità unica. Dettagli che ci fanno solo immaginare quanto dovesse essere bello l’affresco intero nel XIII secolo.