Il grande scrittore Alberto Moravia, molto legato a Sabaudia, dichiarò: “Queste città in stile razionale non parlano alla ragione, bensì all’immaginazione, con il loro fascino melanconico ed echeggiante ….. che si fonde meravigliosamente con il paesaggio di bonifica, così piatto, così disteso, così indeterminato tra i lontani monti azzurri e le acque addormentate della laguna”.
Numerosi poeti, filosofi e artisti, hanno descritto Sabaudia ed il suo stile nei loro versi, riguardo la perfezione stilistico-architettonica con cui si differenzia da svariate città.
Sabaudia impersona la modernità dell’architettura, essa è contraddistinta dalle piazze con scorci metafisici che ricordano la pittura di Giorgio De Chirico, in essa si avverte il silenzio di una città disturbata soltanto dal canto degli uccelli.
Sabaudia è un comune italiano di 19725 abitanti della provincia di Latina, nel Lazio. Il 5 agosto 2020, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha elargito a Sabaudia il titolo di Città. Sabaudia è ubicata nell’Agro Pontino. Il territorio comunale, pianeggiante, è determinato dal litorale di dune sabbiose, da superfici a foresta e da varie zone umide e quasi paludose, riparate da laghi costieri: il lago di Paola, il lago dei Monaci, il lago di Caprolace.
Tale città, inaugurata il 15 aprile del 1934, costituì un esempio unico poiché l’ambito paesaggistico in cui era stata edificata, era caratterizzato da un’attitudine più turistica che agricola. Con la presenza infatti del mare, del lago di Paola e del Parco del Circeo in cui si ergeva, si offriva come la meta esemplare per un turismo di elite.
“ Sabaudia è rimasta il sogno degli architetti che l’hanno disegnata, lo scenario metafisico di una funzione urbana ….. un piano senza sviluppo, una profezia interrotta …… I singoli edifici ….. cantano in coro producendo un effetto concentrante che si accompagna benissimo allo sfondo naturale ritagliato tra le quinte con un artificio quasi teatrale”. Paolo Portoghesi, architetto, accademico e storico dell’architettura italiana.
La città fu fondata in occasione dell’opera di bonifica dell’Agro Pontino: progettata secondo l’importante tradizione razionalista tedesca del periodo, fu edificata in un solo anno, dal 5 agosto 1933 al 15 aprile 1934. Nel programma politico populista del Fascismo, ricoprono una parte fondamentale le bonifiche che si identificano sia nell’utilizzo del territorio che nella sua infrastrutturazione fino alla costruzione, spesso, di interi complessi urbani come Littoria, oggi Latina; Guidonia, il cui piano regolatore generale venne redatto fra il 1934 e il 1935 da Giorgio Calza Bini con Gino Cancellotti e Giuseppe Nicolosi; e Sabaudia, la cui pianificazione generale fu commissionata a Luigi Piccinnato nel 1932-1934.
L’assegnazione di tenute e terreni, favorendo in questo modo uno sviluppo culturale, indusse i residenti del nord Italia ad andare a vivere in questa città. I primi abitanti stabilitisi a Sabaudia, furono infatti i coloni di provenienza veneta e friulana selezionati dal Commissariato per le migrazioni e la colonizzazione interna, e mandati, con le loro famiglie, a potenziare l’agricoltura nei poderi dell’Opera Nazionale Combattenti.
La città, è il prodotto di un concorso di progettazione bandito sempre dall’Ente gestore della bonifica: l’Opera Nazionale Combattenti, i cui vincitori furono quattro giovani architetti, che presentarono un piano di stampo razionalista, con significativi riferimenti alla tradizione dello spazio urbano delle città italiane: Gino Cancellotti, Eugenio Montuori, Luigi Piccinnato e Alfredo Scalpelli.
Attualmente tale città è un perfetto modello di architettura razionalista.
Gino Cancellotti, nasce a San Vincenzo, Campiglia Marittima, 1990 e muore a Roma nel 1987; fu uno dei primi aderenti al movimento dell’architettura razionalista. Celebri i suoi studi sul piano regolatore per Chianciano e Guidonia. Autore, in collaborazione con lo scultore F. Nagni, del monumento ad A. Diaz a Napoli.
Eugenio Montuori, Pesaro 1907- Roma 1982, fu anch’egli un importante rappresentante del razionalismo italiano, tra le due guerre realizzò appunto Sabaudia, e con I. Guidi e C. Valle, Carbonia. Prese parte ai principali concorsi promossi dal regime fascista: la Città Universitaria di Roma, 1933, Palazzo del Littorio, 1935, la Stazione di Venezia, 1935, il Piano Regolatore di Aprilia, 1936, Piazza Imperiale per l’E42, 1938-1939.
Luigi Piccinnato, nato a Legnano nel 1988 e morto a Roma nel 1984, ha una rilevante storia personale; redattore di Architettura e Arti Decorative, assistente di Marcello Piacentini all’Università, perciò docente di Urbanistica all’Università di Napoli, fondatore nel 1929 dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, aveva già creato nel 1928, con l’architetto Piacentini un Piano urbanistico per Roma, con grandi peculiarità innovative. Fu anche professore di Urbanistica nell’Università di Venezia, 1949-1963. Nel dopoguerra, è stato fra gli architetti vincitori del concorso della Stazione Termini a Roma, 1947. Realizzato uno studio tecnico a Roma, con L. Calini (SMC), collaborò spesso con A. Libera, ricordiamo il cinema Airone, 1955; il Palazzo per uffici in via Torino a Roma, nel 1958. Edificò in collaborazione, sempre a Roma, abitazioni popolari a Torre Spaccata, 1958-1960 e un Palazzo per uffici in via Po, 1964.
Alfredo Scalpelli e Gino Cancellotti, avevano partecipato al concorso per la Stazione di Santa Maria Novella a Firenze, ed ambedue parteciperanno con Eugenio Montuori al cantiere dell’Esposizione Universale di Roma per la creazione del Palazzo delle Scienze, l’odierno Museo “Luigi Pigorini”
Nel periodo fra le due guerre mondiali, si diffonde anche in Italia, sulla scia del Movimento Moderno Internazionale, la corrente architettonica detta razionalista, perché artisticamente sostituisce al credo incontrastato del passato la certezza che la società moderna si debba esprimere mediante una cultura propria, che si identifichi con la perfetta simultaneità tra forma e funzione, tra creatività e produzione industriale.
L’architetto viene allora considerato come una figura intellettuale con la facoltà di costituire nuovi modelli sociali, profilare modelli di vita più moderni e indirizzati verso nuovi ambiti urbani. Sotto il profilo formale, tale architettura si articola mediante i cinque punti enunciati da Le Corbusier nel 1927, e ancor oggi presenti in moltissimi edifici: i pilotis; il tetto solarium; la pianta libera; la finestra a nastro; la facciata libera.
Le caratteristiche distintive dell’architettura razionalista, contraddistinguono in Italia numerosi centri di nuova costruzione realizzati nel periodo fascista, tra cui quelli avutisi appunto dalla bonifica delle paludi dell’Agro Pontino, fra cui Sabaudia.
Rammentiamo infatti che città come Sabaudia, hanno significato e qualità prima di tutto urbanistico-architettonica. Dimostrano un’analisi e una ricerca di soluzioni per le nuove necessità della società in veloce trasformazione, e non la costituzione di una civiltà fascista.
Sabaudia, gioiello del razionalismo italiano, impersona totalmente i principi dell’epoca: la città di fondazione non ha il precedente storico che ne delinea la forma urbana, si sviluppa infatti attraverso i dogmi dell’urbanistica razionale, indicando la forma pura del sistema interconnesso di fulcri sociali, concatenati da un cardo e da una sequenza di assi visuali e distributivi sul quale far emergere, ad un cardine, la Torre civica e, dall’altro, il campanile della Chiesa della Santissima Annunziata di Gino Cancellotti, 1933-1935.
Come spiega Alberto Moravia nell’introduzione al libro: “Le città del Silenzio”: “Ecco operata la saldatura dei due opposti, lo stile razionalista e lo stile metafisico: il primo si tramuta nel secondo proprio perché riflette qualche cosa che non c’è più o che avrebbe voluto esserci e non ci fu, cioè un’assenza, una velleità, un’aspirazione, insomma un sogno. Il sogno della rigenerazione attraverso la volontà di potenza politica”.
Gli architetti di Sabaudia non progettano un semplice piano urbanistico, ma disegnano le architetture avendo come riferimento una trama di edifici orientata da percorsi; non quindi un criterio di zonizzazione ma un piano di progetti che va dal piano regolatore al dettaglio, una pianificazione tradizionale ma innovativa che si allontana da quelle seriali consuete dell’internazionalismo nord-europeo.
La città è dotata, secondo la tradizione, di due assi stradali fra loro ortogonali, il cardo e il decumano: via Vittorio Emanuele III e via Vittorio Emanuele II. I due viali non si perdono nella campagna limitrofa, ma vengono interrotti e delimitati dall’anello a forma di conchiglia che distingue il perimetro del quartiere centrale; non sono assi di simmetria circoscritti da palazzi; durante il loro corso si aprono una pluralità di ambiti spaziali.
Torri, piazze, viali articolano il centro della città.
“Lo slancio virile della linea retta che crea a destra e a sinistra quadrati di energia realizzatrice e va a pugnalare il lontano languore cascante di terre erbe mare cielo”. Filippo Tommaso Marinetti, fondatore del movimento futurista italiano.
Si percepisce chiaramente che Sabaudia è stata generata totalmente intorno alla Torre civica da cui hanno inizio strade, piazze, e slarghi su cui si ergono gli edifici in puro stile razionalista. Con i suoi 46 metri, in cui è inciso l’atto di nascita della città, si innalza l’edificio comunale, circondato dalle piazze intitolate a Circe, con il Parco delle medaglie d’oro e a Mafalda di Savoia. La Torre, interamente in travertino, è isolata dal Municipio a cui è collegata da una balconata. Il travertino riveste l’edificio soltanto nella zona basamentale, mentre in quella superiore il parametro è composto da mattoni rosso scuro.
L’ex Casa del Fascio, ad esempio, fa parte di un isolato che ha più funzioni, ma si differenzia volumetricamente, rapportandosi con la casa municipale e con l’asse prospettico delimitato dalla Chiesa dell’Annunziata. Il prospetto ha un portico tripartito a cui si accede da un basamento a gradini, e dalla esistenza della torre, alta 19 metri, che si eleva plasticamente. Sia i pilastri del portico che i gradini del basamento, sono dotati di travertino, mentre la restante struttura è rivestita da intonaco. Nella sola torre c’è una cortina in mattoni, soluzione che fa risaltare ancor di più, appunto, il suo carattere plastico.
Il Palazzo delle Poste, progettato da Angiolo Mazzoni, è formato da un unico piano rialzato da terra mediante una scalinata. Totalmente rivestito di mosaico di tessere azzurre, il colore dei Savoia, e rifinito con marmo rosa di Siena, che spiccano in contrasto con le zone intonacate di pittura gialla, è caratterizzata da grandi finestroni dai quali la vasta sala interna prende luce, incorniciati da un cordolo in marmo rosso di Siena, ed un raffinato cornicione. Tali elementi architettonici, creano nell’edificio un’intensa percezione aerodinamica. Fu comprato dal comune di Sabaudia, finalmente ripristinato e riconsegnato ai cittadini nel 2011. La sua illuminazione e quella del Palazzo comunale, sono opera di Francesca Storaro e Vittorio Storaro, vincitori di tre premi Oscar per la fotografia.
La Chiesa della Santissima Annunziata è composizione dell’architetto Gino Cancellotti, 1935. In essa, vi è la “Cappella reale”, donata dalla Regina Elena di Savoia alla città e qui trasferita dall’interno di Palazzo Margherita a Roma. La pianta è a navata unica, con tre cappelle per lato. La facciata in travertino è ornata da un mosaico, in cui vi è la figura “iconica” del Duce intento alla trebbiatura. Il medesimo travertino, ma con elementi orizzontali di colore più scuro, determina il campanile e il battistero, mentre i fianchi della chiesa sono in mattoni rossi e la parte rimanente in intonaco.
Tale città, emoziona e incanta per la sua diversità: la sua giovane età la differenzia dall’usuale scenario urbano italiano, ed è una dimostrazione della concezione politica e sociale della nostra storia plurisecolare. Pare di essere all’interno di un quadro metafisico con le geometrie ben delineate e le macchie di colore candido.
Sabaudia che si distingue dalla natura con le sue linee rette, con i suoi travertini bianchi, con le sue forme pure; ma contemporaneamente Sabaudia, che si completa magnificamente con l’ambiente circostante. Le sue quinte urbane “aperte e decentrate”, come spiega Luigi Piccinnato, consentono infatti di relazionarsi incondizionatamente con la straordinaria natura che la circonda.
Con una fine e asimmetrica tarsia di strutture, l’architettura concede grande spazio alla natura, alla vegetazione e, attraverso ampi squarci aperti nella scenografia urbana, intorno si ergono le rilevanti opere, le componenti naturali: lago, mare, foresta, monte, che contrastano e, allo stesso modo, si legano con quelle realizzate dall’uomo.
“ Sabaudia è ….. un dolce poema, forse un po’ romantico, pieno di gusto, segno evidente d’amore”. Asserisce l’insigne architetto razionalista Le Corbusier.