Sanniti, Romani, Longobardi e Papi. Benevento è una città che sprigiona storia da ogni vicolo e da ogni monumento, un passato glorioso in grado di abbracciare un periodo lungo tremila anni. Chiamata prima Maleventum, poi Beneventum e infine Benevento, e posta in una fertile valle osservata a vista dal monte Taburno e attraversata dai fiumi Calore e Sabato, la città è un vero gioiello per gli amanti dell’archeologia. La sua fondazione si fa risalire, secondo il mito, all’acheo Diomede, celebrato nell’Odissea di Omero per la sua prodezza. Secondo Procopio di Cesarea (VI sec. d.C.): “la città fu fondata da Diomede figlio di Tideo, respinto da Argo dopo la presa di Troia”. Centro importante già in epoca sannitica, la città di Benevento fiorì in età romana, dopo esser stata sottomessa all’Urbe nel corso della seconda metà del III secolo a.C., a seguito della sconfitta nella Terza guerra sannitica (298 a.C. – 290 a.C. circa). Nel 268 a.C. Benevento diventò definitivamente una colonia romana beneficiando dei diritti delle città latine. Secondo centro più popoloso del Sud Italia dopo Capua, in età imperiale raggiunse il suo massimo splendore grazie alla posizione favorevole lungo la Via Appia, arricchendosi di importanti monumenti e grandi strutture pubbliche.
Tra i numerosi edifici di importanza storica, il simbolo indiscusso di Benevento è l’Arco di Traiano: importante caso di arte traianea, il monumento rappresenta un grandioso esempio di arco onorario a una fornice, veramente ben conservato ed apprezzabile ancora oggi. L’arco trionfale fu eretto dall’imperatore Traiano, tra il 114 ed il 117 d.C. per indicare l’inizio della via Traiana, nuovo collegamento tra Benevento e Brindisi come variante alla più antica via Appia. La struttura, alta 15,60 metri, con fornice di oltre 8 metri, ha un’ossatura in blocchi di calcare ed un rivestimento di marmo. Ogni facciata è inquadrata da quattro semicolonne, disposte agli angoli dei piloni, che sostengono una trabeazione sporgente, oltre cui svetta un grande attico con epigrafe dedicatoria. L’iscrizione latina presenta lo stesso testo su entrambi i lati, così traducibile: “All’imperatore Cesare, figlio del divo Nerva, Nerva Traiano Ottimo Augusto Germanico Dacico, pontefice massimo, (rivestito della) potestà tribunicia diciotto (volte), (acclamato) imperatore sette, console sei, padre della patria, fortissimo principe, il Senato e il Popolo romano (posero)”. L’arco fu costruito, infatti, per esaltare e ricordare le gesta dell’imperatore Marco Ulpio Traiano: nato a Italica (Andalusia – Spagna) nel 53 d.C. e morto in Cilicia nel 117, fu il primo principe ad avere un’origine provinciale e si distinse per le sue doti di grande generale e intelligente amministratore, tanto da meritare il titolo di Optimus princeps. Amato dal popolo e dalla classe militare, è passato alla storia per aver sconfitto il temibile re Decebalo, portando le legioni Romane a conquistare la Dacia (Guerre daciche: 101-102 d.C. e 105-106 d.C.), regione che divenne così un’importante provincia romana oltre il limes danubiano.
La ricca decorazione scultorea dell’arco onorario celebra Traiano affrontando temi diversi su ogni facciata: quella interna, che guarda alla città e ai cittadini, parla del tema della pace e della prosperità, narrando l’Adventus di Traiano, le elargizioni alla popolazione, e il favore verso gli dei; mentre quella esterna che guarda verso la campagna narra le imprese di Traiano nelle province, il riordino dell’esercito e la pacificazione del limes. In uno dei pannelli principali esterni, Traiano, seguito dai littori, riceve l’omaggio di una regione barbara inginocchiata a Roma: si tratta della Dacia, rappresentata dalle personificazioni dei due fiumi della regione, il Tisia e l’Alutus. I due pannelli interni del fornice descrivono invece scene legate all’attività di Traiano nella città di
Benevento: a sinistra uscendo dalla città si trova la cerimonia per l’apertura della via Traiana, a destra l’istituzione degli alimenta alla presenza dei littori. Stiamo parlando dell’Institutio Alimentaria: provvedimento attuato nel 103 d.C. dallo stesso imperatore che prelevò fondi dal suo patrimonio per donarli ai bambini bisognosi. Magnifica alla vista è anche la decorazione a cassettoni della volta, dove compare al centro un’immagine di Traiano incoronato da una Vittoria.
La fortuna del monumento continuò anche dopo la caduta dell’Impero Romano: grazie alla sua trasformazione in porta cittadina, l’arco trionfale evitò lo spoglio e le devastazioni che hanno subito la maggior parte degli edifici romani, mantenendo così un suo ruolo nel corso di tutto il Medioevo ed arrivando in ottime condizioni fino ai giorni nostri. Nel periodo longobardo, prese il nome di Porta Aurea e fu inglobato nella cinta difensiva che racchiudeva il centro storico della città, ancora oggi a tratti visibile. Una grandiosa porta cittadina che accoglieva i visitatori in arrivo a Benevento. Studiato nel Rinascimento da Sebastiano Serlio, e restaurato in varie occasioni, l’arco trionfale riuscì a superare terremoti e intemperie fino a quando nel 1850, in occasione della visita di papa Pio IX, fu isolato e monumentalizzato abbattendo le case che vi si erano state addossate. Nel 2002 grazie ad un accurato restauro della Soprintendenza per i Beni Archeologici, i marmi dell’arco trionfale sono tornati agli antichi splendori. Eventi Culturali Magazine consiglia una visita all’Arco di Traiano e alle altre bellezze di Benevento: una città ricca di storia e arte, in grado di raccontare le gesta di imperatori romani, duchi longobardi e papi, una sovrapposizione di epoche storiche che ricorda il centro di Roma.