Le Stazioni dell’Arte della metropolitana di Napoli, un viaggio favoloso tra sogno e realtà

Napoli è una città abitata da molte altre città. È una, riconoscibile a colpo d’occhio per i suoi pregi e i suoi difetti, eppure molteplice, spesso inedita perfino agli occhi di chi vi è nato e cresciuto. La riscoperta del fascino del capoluogo campano è testimoniata dall’enorme incremento del turismo. A dicembre del 2018, uno studio pubblicato dal Centro Studi Turistici di Firenze e Confesercenti ha messo in luce come, nei sette anni precedenti, la presenza di visitatori sia aumentata del 91%. Tra gli innumerevoli fattori che hanno stimolato l’interesse degli stranieri per le bellezze di Napoli, bisogna annoverare le stazioni della metropolitana. In una città dove la mobilità con il trasporto pubblico ha rappresentato un serio problema per i cittadini, sono sorte stazioni giudicate tra le più belle al mondo dagli utenti, ma anche dai media internazionali. La stazione simbolo della rinascita partenopea è senza dubbio la fermata Toledo, tanto è vero che la CNN l’ha eletta come stazione più bella d’Europa, nel febbraio del 2014. Appena due anni prima, pochi giorni dopo la sua inaugurazione, sempre la fermata Toledo è stata giudicata come la più ‘impressionante’ d’Europa dal The Daily Telegraph. Per chi avesse voglia di attraversare la città, conoscendola attraverso la sua rete metropolitana, suggeriamo di prendere la linea 1 e di visitare le sue fermate principali (Garibaldi, Università, Municipio, Toledo, Dante, Museo/Piazza Cavour, Materdei, Salvator Rosa, Quattro Giornate, Vanvitelli). Ciascuna di queste stazioni rappresenta un mondo d’arte che dischiude punti di vista differenti su Napoli. Toledo apre le porte alla celebre e omonima via, ma anche ai leggendari Quartieri Spagnoli, mentre Vanvitelli catapulta i visitatori nel cuore dell’elegante Vomero. Volendo aggiungere arte all’arte, il viaggio in metro potrebbe essere accompagnato da libri senza tempo ambientati proprio a Napoli, come ad esempio Scende giù per Toledo e La morte della bellezza di Giuseppe Patroni Griffi, il Mare non bagna Napoli di Anna Maria Ortese, la celebre quadrilogia de L’Amica Geniale di Elena Ferrante. D’altra parte, gli ideatori delle stazioni dell’arte dell’antica capitale del reame borbonico hanno voluto imprimere il senso della bellezza come cifra stilistica delle ‘artestazioni’, che nelle parole dello storico dell’arte Achille Bonito Oliva costituiscono “un museo obbligatorio, in quanto la gente è obbligata a vedere le opere, ci passa ogni giorno davanti e così si familiarizza”. Tanto per capirsi, la stazione Toledo, progettata dall’architetto spagnolo Óscar Tusquets Blanca presenta due mosaici mozzafiato di William Kentridge. Come non ricordare la fermata Dante, progettata dall’architetta Gae Aulenti, ubicata sotto l’omonima piazza o anche la fermata Salvator Rosa, che stando a quando detto da Amedeo Colella è stata paragonata “alle allegorie e alle creazioni artistiche del Beauborg di Parigi; un piccolo centro Pompidou napoletano!” Potremmo continuare a lungo nell’elencare la bellezza di queste stazioni, la ricchezza delle opere esposte, senza dimenticare le fermate della linea 6 (Mergellina, Lala, Augusto, Mostra). Ci sono anche fermate più antiche che i napoletani conoscono bene come Montesanto, porta d’accesso allo storico mercato della Pignasecca, luogo simbolo di una umanità pullulante e teatrale, che porta ad altri collegamenti come la Funicolare che sale al Vomero, dalla quale si ammirano gli interni delle case e il ventre profondo della città immersa nel suo inesorabile divenire.

Foto fonte: ItaloBlog – Italotreno.

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