In note passate abbiamo informato su Amleto Cataldi, sulla ‘tentata rapina’ da parte del CONI dei suoi quattro gruppi giganteschi al Villaggio Olimpico e sul suo ruolo primario nell’ambito della scultura del Novecento europeo. Quest’anno la sua figura rifulge in modo particolare grazie alla concomitanza dell’anniversario dei cinquecento anni dalla dipartita di Leonardo da Vinci. Si dirà: ma quale relazione tra lo scultore ciociaro Cataldi e il sommo creatore della Gioconda? Il nostro Presidente della Repubblica ha compiuto recentemente un pellegrinaggio ad Amboise, sulla Loira, in Francia, per commemorare e onorare Leonardo qui sepolto: una commemorazione solenne in compagnia del Capo dello Stato francese che ha previsto anche la visita delle opere allestite sia nel museo sia nel parco. Il cerimoniale però, e non solo quello francese, non hanno dato uno sguardo alla splendida isoletta davanti ai loro occhi formata dalla Loira, isoletta che si distende quale uno smeraldo di fronte al castello dove riposano le ceneri di Leonardo: infatti in un angolo della isoletta che i francesi chiamano l’Isola d’Oro, quasi al limitare del fiume, si distende all’ombra di un albero secolare la gigantesca scultura in bronzo lunga oltre quattro metri di Amleto Cataldi che raffigura Leonardo disteso sotto forma di un dio fluviale. Questa scultura fu commissionata all’artista ciociaro dal console a Parigi della Repubblica di San Marino e successivamente, negli anni trenta del Novecento, donata alla Francia quale segno di gratitudine per certe attenzioni ricevute dal piccolo Stato nel corso delle vicende storiche. La scultura fu collocata inizialmente in città a Parigi e poi nel 1976 spostata all’isola d’oro di Amboise ed adagiata dove l’abbiamo descritta, in corrispondenza del castello del re Francesco I sulla riva opposta, protettore e mecenate del sommo artista. A parte la costatazione che a Roma si trovino nei musei, nei luoghi pubblici, nei palazzi istituzionali almeno quaranta opere del Cataldi tanto da poterlo definire lo scultore di Roma, al Quirinale medesimo si trova una celebre opera dell’artista, per cui è singolare che gli addetti al cerimoniale presidenziale o per non conoscenza o per scelta politica, abbiano ignorato tale palese relazione sentimentale tra l’artista ciociaro e Leonardo: giusto e bello sarebbe stato se il Presidente avesse potuto fermarsi anche al cospetto dell’opera dell’artista ciociaro, prestigioso contrassegno della amicizia e solidarietà Francia-Italia. Inutile ribadire, in merito a tale evento di alta rappresentanza politica e diplomatica, la totale assenza ed abulia delle istituzioni ciociare a tutti i livelli e di quelle regionali e del Comune di Roma medesima, particolarmente interessata alla presenza e valorizzazione delle opere del maestro ciociaro che tutte si sono dichiarate, in effetti, non coinvolte nell’alto messaggio del Capo dello Stato a Leonardo: siccome le commemorazioni ufficiali internazionali sono iniziate da pochi giorni e dureranno tutto l’anno, sicuramente le menzionate istituzioni nelle inevitabili occasioni di rappresentanza e celebrazione rammenteranno tale non comune vincolo Cataldi-Leonardo.
A proposito dello scultore Cataldi è motivo di prestigio far presente che alla fine del mese andrà in vendita al pubblico incanto a Roma una delle sue opere più significative: “La lettrice”, alta circa 50 cm, in bronzo. L’opera fu presentata ad una mostra a Roma nel 1908 col titolo di “Pensosa” ed è particolarmente significativa nel canone dei lavori dell’artista perché è una delle poche a ricalcare e a rivivere, pur se delicatamente, lo stile cubista che in quegli anni stava scuotendo il mondo artistico europeo grazie a Braque e a Picasso. La scultura riscosse unanime approvazione e consensi e contribuì non poco al consolidamento della ormai riconosciuta reputazione del giovane artista ancora nei suoi ventanni. L’opera fu acquistata dalla Galleria Nazionale Arte Moderna di Roma e qui sempre visibile. Dell’opera si conosce una sola replica, la presente in asta, che l’artista pur ben consapevole del suo obbligo artistico nei confronti della Galleria Nazionale, non potette sottrarsi alle insistenze di un noto compositore musicale argentino, per cui il secondo esemplare è a Buenos Aires che veleggiò. E dagli eredi del compositore proviene l’opera ora in vendita. Date le quotazioni ancora più che accettabili dell’artista, bello sarebbe se l’opera tornasse in Ciociaria.