L’Eremo di San Venanzio a Raiano: luogo di raccolta per lo spirito e gioia per l’anima.

Abruzzo, Terra di Santi e pastori, Terra di Eremi e arrosticini, Terra a metà tra mare e monti: una Regione che offre panorami e luoghi senza tempo, in cui riscoprire se stessi e la propria fede, emozionandosi e lasciandosi andare…

A pochi km da Sulmona, la città del grande poeta Publio Ovidio Nasone, famosa nel mondo per i suoi rinomati confetti, incontriamo un paesino di nemmeno 3.000 anime, che ancora porta sulla sua pelle le cicatrici del terremoto del 2009: Raiano (AQ).

Qui, immerso nel verde, sorge l’Eremo di San Venanzio, situato all’interno della Riserva Naturale Regionale Gole di San Venanzio, attraversata, a sua volta, dal Canale delle Uccole, una delle più importanti opere idrauliche della regione, risalente ad oltre 2.000 anni fa. Scavato nella roccia e lungo 5 km, l’acquedotto fu realizzato per portare l’acqua dal paese di Molina, nella valle Subequana, a quello di Corfinio, nella valle Peligna. Ci troviamo in un’area protetta che è un vero e proprio corridoio ecologico, tra il parco della Majella e quello del Sirente, lungo il fiume Aterno, a 501 m s.l.m.

San Venanzio, nato nel 238 dopo Cristo, in una famiglia nobile di Camerino (MC), città gemellata con Raiano, durante la persecuzione dei Cristiani trovò rifugio, assieme alla sua guida spirituale, San Porfirio, nelle grotte adiacenti l’attuale chiesa, dove rimase per due anni: qui, nel quindicesimo secolo, fu eretto l’attuale Santuario dedicato al Santo, Patrono di Raiano, celebrato ogni anno il 18 maggio.

San Venanzio, rappresentato con i colori verde, in riferimento alla natura, e rosso, a simboleggiare il martirio, morì 15enne nella sua città natale, Camerino, a cui fece ritorno quando seppe che il padre era stato ucciso; decapitato, si narra che la sua testa sia rimbalzata tre volte a terra, lasciando fuoriuscire dell’acqua: da qui il motivo per cui il Santo viene definito “acquaiolo”, dotato della capacità di modellare la roccia.

Al loggiato, la parte più antica dell’eremo, si accede attraversando la piccola chiesa che, negli anni, ha subito numerose ed evidenti trasformazioni, che si rilevano nello stile tardo seicentesco, e che unisce le due pareti delle gole con un sistema di archi al di sotto del quale scorre il fiume Aterno.

Il simbolo del crocifisso, scavato nella roccia, ci indica il percorso da seguire per arrivare al giaciglio del santo: una nuda roccia dagli effetti, si narra, litoterapici. Da qui, attraverso un percorso a tratti anche angusto, si arriva ad un punto riparato dove il Santo pregava e che è ben visibile grazie ad una bandiera, sostituita una volta all’anno nel giorno di Pasqua.

All’interno della chiesa, alle spalle dell’altare maggiore, campeggia una statua del Santo di piccole dimensioni, mentre le altre statue rappresentano Papa Celestino V e San Giovanni Battista e sul soffitto campeggia l’immagine del Santo.

Un tempo, sulle pareti della chiesa era possibile ammirare numerosi ex-voto che, però, negli anni sono stati saccheggiati, portando quindi l’amministrazione locale a decidere di spostarli in una apposita celletta.

Degna di una menzione speciale è l’opera “Il Compianto”, di Gianfrancesco Gagliardelli, risalente al 1510, incastonata nella sottostante Cappella delle Sette Marie. Si tratta di un’opera in terracotta policroma composta da 17 figure, parzialmente danneggiate dall’umidità e da alcuni atti vandalici risalenti al tempo in cui il luogo non era custodito; le parti ricostruite sono state volutamente non ridipinte proprio per ricordare le intemperie passate.

L’opera descrive la deposizione del Cristo dalla croce, con 17 statue ed un coro di angeli che pende dal soffitto: si riconoscono, tra le varie figure, Maria Maddalena, con l’abito macchiato di sangue, la Santa Vergine, San Giovanni evangelista e San Giuseppe d’Arimatea.

La forma del sudario ricorda quella di una barca, per richiamare il concetto del fiume che scorre sotto di noi, in un’armonia tra natura e spirito: una costante di questo luogo, per alcuni aspetti fuori dal mondo e dal tempo.

Ambienti come l’Eremo di San Venanzio da un lato ci aiutano a ricordare i martiri del passato e dall’altro supportano il nostro credere in qualcosa di più grande di noi: sono luoghi che calmano e nutrono lo spirito, dove tornare quando abbiamo bisogno di riallineare cuore, mente e spirito.

Per maggiori informazioni, visitate il sito https://www.golesanvenanzio.it o la pagina Facebook https://www.facebook.com/riservagoledisanvenanzio/

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