“Lo schermo dell’arte”, XIII edizione annuale, festival di produzione fiorentina di cinema e arte contemporanea, diretto da Silvia Lucchesi, main sponsor Gucci, è trasmesso in streaming dal 10 al 22 novembre sulla piattaforma “Più Compagnia” con MyMovies.it. Basta cliccare: https://www.mymovies.it/ondemand/schermodellarte e i film saranno visibili con abbonamento standard di 9,90 euro o con abbonamento sostenitore di 50 euro. In programma più di 40 film tra cinema d’artista, documentari, cortometraggi e incontri in live streaming. Tantissimi gli artisti con le loro opere nel festival in anteprima, dal problematico Jordan Wolfson ritratto prodotto da James Crump a “Visage Villages” realizzato da Agnès Varda, da Francis Alys a Omer Fast dalla produzione italiana con le creazioni di Riccardo Benassi, Anna Franceschini e Flatform fino ad arrivare alla prima italiana di Alvar Aalto, considerato uno dei maggior rappresentanti dell’architettura del XX secolo, con un montaggio di video d’epoca attraverso uno scambio epistolare tra il maestro finlandese e sua moglie Aino anch’essa architetto, con la quale aveva realizzato e firmato gran parte dei suoi progetti. Nel documentario, lavoro della regista finlandese Virpi Suutari, il legame fra la coppia viene raccontato attraverso materiali d’archivio inediti in modo specifico da interviste radiofoniche con riprese girate in sette Paesi diversi. Attraverso un profondo ritratto umano si alternano nella produzione architettonica immagini delle creazioni più rappresentative di Alvar Aalto; egli, nato a Kuortane in Finlandia il 3 febbraio 1898 e morto a Helsinki l’11 maggio 1976, è considerato fra i più grandi architetti designer e accademici del Movimento Moderno. Alvar Aalto cercò in tutta la sua vita di soddisfare i bisogni sociali e psicologici, diversificandosi dai dogmatici funzionalisti degli anni 20. Nonostante la primaria adesione alle forme dinamiche del Costruttivismo sovietico, accentrò sempre l’attenzione sulla realizzazione di spazi che avrebbero contribuito al benessere dell’uomo attraverso le sue opere che manifestano la sua costante sensibilità per la luce e per il contesto naturale finlandese. Della sua produzione architettonica raccontata dal documentario, “il Sanatorio di Paimio”, opera influenzata dal Costruttivismo olandese e russo, con sequenze paesaggistiche, è considerato un approccio organico della progettazione di Aalto e si trova alla base del trattamento dei particolari; in questo capolavoro della II metà degli anni 20 insieme alla “Biblioteca di Viipuri” in Russia, sempre all’interno del film, l’architetto estende i precetti del funzionalismo fino ad includere la completa gamma di esigenze fisiche e psicologiche. L’interesse di Aalto, che lo accompagnò durante tutta la sua vita, per l’atmosfera complessiva dello spazio e per il modo in cui questa può essere modificata grazie ad un sensibile filtraggio del calore della luce e del suono, sono caratteristiche formulate nella più totale pienezza in queste due opere. La forte attenzione dell’architetto per la modificazione naturale dell’ambiente e per la natura intrinseca del luogo conferì alla sua opera un’eccezionale continuità dal periodo funzionalista, seconda metà degli anni 20, fino alla fase più espressiva della sua produzione, inizio anni 50. Nel 1935 Aalto fonda la società di mobili Artek, per una produzione di massa con il fine di realizzare gli arredi su vasta scala, con la moglie Aino, il documentario racconta infatti del ruolo strategico della donna all’interno dell’azienda. L’architetto fu invitato alla progettazione degli oggetti di design dalla signora Gullichsen, erede della grande fabbrica Ahgstron del legno, allargando in questo modo la sua pratica professionale alla produzione industriale. Nel 1949 muore Aino e si risposa dopo tre anni con l’architetta Elissa Makiniemi anche lei figura molto presente nella seconda parte del film. Altra opera presentata nel documentario è Villa Mairea, capolavoro della carriera prebellica di Aalto, una casa di vacanze realizzata per Maire e Harry Gullichsen presso Noormarkku, la Villa suggerisce una contrapposizione metaforica tra forma artificiale e forma naturale, principio di dualità dell’intera costruzione. Nella proiezione la Hall Finlandia, sede congressuale ed eventi a Helsinki, completata nel 1971, rappresenta un omaggio ai dettagli architettonici e tutti i materiali parlano il linguaggio della natura senza toni tecnicamente artificiali.
“Lo scopo della nostra ricerca è un sistema che ci consenta di realizzare case secondo una varietà funzionale e in rapporto a specifiche condizioni ambientali. Le case devono risultare diverse le une dalle altre, ma in modo organico, non arbitrario. L’architettura deve garantire all’edificio, e all’uomo in particolare che è la cosa più importante di tutte, un contatto organico con la natura in ogni momento”.
Alvar Aalto