Lo studio della lingua madre si dà per scontato. Sin dall’ingresso a scuola si consolida la conoscenza e si amplia il vocabolario appreso in famiglia. Si istituzionalizza poi lo studio dettagliando nell’analisi del pensiero come elementi grammaticali o logici, lo studio dei tempi delle parti del discorso ciò che per imitazione si è consolidato.
Abituare, sin dall’infanzia, all’uso dei sinonimi e alla ricerca di vocaboli meno noti, imponendo un esercizio di memoria e di organizzazione delle informazioni è un importante tassello dell’educazione linguistica.
Giocare con le parole, imparare filastrocche che in cantilena abituano alla sonorità della lingua e alla ricerca di una rima che abbia senso, trovare sinonimi e contrari, usare parole nuove in diversi contesti, leggere brani ed evidenziare, in un piccolo vocabolario personale, i termini sconosciuti, riallacciare la proficua amicizia con il dizionario… Sono tanti i modi per giocare con le parole in modo da allenare la mente a trovare le strade meno note, arricchire il proprio lessico e stimolare la riflessione sulla lingua, scovandone origini e modi di dire, nuovi e vecchi significati e neologismi.
I mass media, i social, la tecnologia in generale sta frazionando la capacità di attenzione a pochi secondi. Scrolliamo i device in frazioni di secondo, immemori della necessità per il cervello di archiviare in memoria ciò che accade intorno. Sia come valore logico che esperenziale.
La lettura e l’uso dei libri per studiare, sempre più sostituiti da sinossi grafiche o tabelle riassuntive per concetti, sta trasformando le abilità di apprendimento. Acquisire un solido patrimonio di parole, radici e significati, ne permette un corretto uso, anche quando, di fronte alla tastiera, utilizziamo le applicazioni offerte. Come l’utilissima Thesaurus, accessoria al programma MS Word (Maiuscola e tasto funzione 7), che permette di trovare il giusto termine se già assimilato e se si è avvezzi alla ricerca del giusto termini che rappresenti il concetto che desideriamo esprimere.
Lo studio speculativo fatto di pause, riflessioni, elucubrazioni e ripensamenti di quanto appreso è cannibalizzato dal sapere mordi e fuggi, un enciclopedismo di facciata, superficiale come le fonti scelte nelle ricerche web. Il web considerato oramai oracolo dalle mille risposte, senza verificarne le fonti. Il web concettualmente il luogo astratto ove far incontrare concetti e liberi pensieri, per via di algoritmi e manipolazioni è pericolosamente diventato il sostituto della nostra capacità di intendimento.
È indubbio che l’accesso libero alle piattaforme garantisce libertà di espressione e aiuta a formare un libero accesso alle informazioni, moltiplicandone le fonti e i confronti. Prova evidente è la chiusura del web ove vigano regimi totalitari.
Bene, dunque, all’uso della tecnologia, l’accesso alla socialità virtuale, a schemi riassuntivi di sussidio e di sostegno a quanto consultato e rielaborato, ma non in sostituzione della pagina scritta, letta, sottolineata, riassunta, ripensata e…digerita!