Luciano Spigaroli

Come fa un ragazzo appassionato di calcio, studente liceale prima e universitario più tardi, ad approdare a lavorare in un ristorante di Polesine Parmense?

Certamente, conta l’esempio dei genitori, il lavoro saltuario durante i fine settimana, la creatività di un fratello cuoco e…il mettere a buon uso le capacità organizzative, amministrative e di accoglienza che Luciano Spigaroli ha naturalmente, come tratto della sua personalità

È così che un ristorante di famiglia diventa eccellenza e luogo apprezzato dalla numerosità degli estimatori e delle estimatrici di questo locale “Al Cavallino Bianco”.

Un ristorante “nato” nel 1961, su iniziativa del nonno. All’inizio, una piccola baracca in legno, passata poi ai genitori che l’hanno accompagnata con un agriturismo e poi con un’azienda agricola. Indirettamente, tracciando un “programma per il futuro”: il ritorno alla terra.

La nostra ricchezza maggiore è quella di lavorare con passione e vedere i frutti del nostro lavoro. La soddisfazione è quella di guardare i clienti e le clienti che vanno via soddisfatti e soddisfatte dopo essere stati/e da noi. Se lavori solo per il vile denaro, non avrai soddisfazioni”, dice Luciano Spigaroli.

Il quale però non è il solo in famiglia a impegnarsi per valorizzare il territorio in cui abita e dove svolge la sua professione di ristoratore. Altrettanto abile, amministrativamente, è il fratello che è il sindaco di Polesine Parmense.

Ma da dove nasce l’ispirazione di questo giovane ristoratore?

Dal buon ricordo legato alle tante volte in cui andava, con la madre, al Circolo della Stampa alla presentazione dei nuovi ristoranti, “seduto a tavola con grandi ristoratori”.

La famiglia, appunto.

È un grande legame quello che Luciano sente verso le tradizioni e verso il vincolo famigliare.

Credo molto nella famiglia” dice “con la famiglia diamo un po’ di garanzia in più e poi c’è il ricambio generazionale. Una società più difficile da sciogliere” dice.

Professionalmente stima molto i fratelli Cerea, che hanno due stelle.

Siamo artigiani e campagnoli: stiamo bene in mezzo alla natura e quando andiamo in città, scappiamo appena possibile”, ci tiene a precisare.

Lui, la sua terra la ama profondamente.

È innamorato della cucina tradizionale, come il tortello di erbetta e burro fuso, le lasagne, le tagliatelle al ragù. Il cibo della nonna, adattato ai nostri giorni.

E mentre ne parla non si può resistere dal pensare “eh…pure io, amo i tortelli…le lasagne….”.

Dite la verità, lo avete pensato anche voi leggendo il menù dei “preferiti”!?

E poi, sfatiamo questa leggenda metropolitana – appunto “metropolitana forse perché il cibo non è sano e genuino come in campagna? – che mangiamo troppo!

Oggi, poi, si è aggiunto anche il monito a non andare nei ristoranti per evitare di contagiarsi con il Covid19.

I primi a essere attenti alla salute, però sono proprio i ristoratori e le ristoratrici, che sono in prima linea ogni giorno all’interno delle loro attività e non possono ammalarsi.

Ma qual è il “punto forte” de “Al Cavallino Bianco”?

Sicuramente, il laboratorio enogastronomico che è l’idea alla base di tutto: tutto fatto in casa, ma soprattutto punti di riferimento di piatti della cucina tradizionale che facciano fare un tour enogastronomico completo della zona in cui ci si trova. L’idea è quella di creare un circuito di ristoranti del buon ricordo, con un menù del buon ricordo. “È come andare dalla zia a pranzo: non si chiede il menù, ma si sa che si va a mangiare il meglio che ti può proporre”, dice.

E con molto pragmatismo fa notare: “Se va in crisi un settore dobbiamo essere pronti a salvarci con qualcos’altro, sennò moriamo”.

Complimenti per la tenacia e la voglia di mettersi in gioco!

Il complimento che però Luciano Spigaroli gradisce di più è quello riferito ai suoi collaboratori: “significa che quando lavorano, è come se fossero te, ti rappresentano”.

Si, ha ragione, il cibo, insieme con il servizio, in un ristorante, sono il migliore dei “biglietti da visita”.

E poi, le passioni e le buone garanzie di qualità sono un patrimonio di famiglia e si tramandano, insieme alle ricette. Come ha fatto Luciano con sua figlia Benedetta che, oggi, si occupa del ristorante insieme a lui.

Ottima cosa. Significa che si tramanda la ricchezza della tradizione culinaria e di un territorio rimanendo fedele a sé stessi.

Per visitare il ristorante e dare una sbirciata al menù, per ora solo “virtualmente” (a meno che non abbiate la fortuna di abitare nei pressi di Polesine Parmense!), potete visitare il sito: www.ristorantealcavallinobianco.it.

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