Mario Zanusso – Vini del Friuli

Territorialità” e “longevità”, la ricchezza storica legata a una specifica e ristretta area e l’appartenenza a un’epoca antica, quasi persa e poi riscoperta.

L’azienda vitivinicola “I Clivi” ha dato nuova linfa a vecchie viti, quindi ad alberi con radici profonde e ben ancorate a questi terreni, collocati fra il Collio Goriziano e i Colli Orientali, a un’altezza di circa 200 metri. Terreni che, in questa parte del Friuli, sono formati da marne arenarie, ossia rocce sedimentarie di origine marina, composte da strati di argilla e da frazioni di calcare. Le radici degli alberi scendono in profondità, in queste marne che chiamano “Flysch di Cormons”, per trovare nutrimento e macro-elementi unici, che vengono distillati dalle radici e trasmessi alle uve. In questo modo, gli acini acquistano personalità e si caratterizzano per lo specifico appezzamento di terra dal quale provengono. L’unicità dell’uva fa in modo che anche i vini prodotti siano più̀ complessi e minerali, più̀ espressivi, ricchi di varietà. Li chiamano, infatti, “Vini varietali” perché tutti i vini di questa Azienda rappresentano un colore diverso e formano un arcobaleno, offrendo una foto diversa del territorio. Sono vini che non sono riproducibili in nessun altro luogo.

Alberi di 60 o 80 anni che necessitano di cure particolari, di raccolta fatta a mano. Producono vini pregiati come il: Friulano San Pietro, Verduzzo, Ribolla Gialla, Galea Bianco e Galea Rosso, provenienti dai Colli Orientali di Corno di Rosazzo, e Malvasia e Brazan dal Collio Goriziano. La qualità, alta e ricercata, deriva da tecniche di conduzione che puntano al massimo livello qualitativo possibile. Sono banditi concimazioni e irrigazioni; le potature sono commisurate alla capacità vegetativa di ogni singola vecchia pianta; la chioma degli alberi tenuta a un’altezza giusta per favorire l’attività̀ di fotosintesi della vite. La difesa fitosanitaria della pianta è ristretta al solo utilizzo di rame e zolfo in quantità̀ consentita dal disciplinare biologico. Anche la vendemmia è manuale, selezionata, e riguarda solo i grappoli perfettamente maturi. In questo modo in cantina arriva solo uva di ottima qualità̀ e si evitano ossidazioni e fermentazioni premature.

L’uva viene portata in cantina e posta nelle botti in legno, quindi?

Non esattamente. La vinificazione viene portata avanti, per esaltare il sapore di questa uva, in recipienti di acciaio. È così che acquisisce quelle note speziate, importanti, fragranti e fresche che lo caratterizzano.

La cantina sorge al di sotto di quella che era una vecchia casa: è una cantina interrata.

È in questo modo e con queste attenzioni che sono “sopravvissuti” lo Schioppettino o la Ribolla Nera, vitigni tipici del Friuli, quasi scomparsi a causa della fillossera, e perché non particolarmente abbondanti nella produzione e non facili da coltivare.

È una scelta. E questa Azienda ha scelto di puntare sui vitigni autoctoni e su una vinificazione classica, che possa portare al recupero e alla valorizzazione dei profumi del vitigno stesso. Una combinazione unica di microclima, suolo e terreni.

La conservazione della tradizione si coniuga però anche con la voglia costante di imparare e di migliorarsi; capire e leggere sempre meglio il territorio di vendemmia in vendemmia per un: approfondimento culturale, la ricercatezza costante, la proposta di vini comprensibili a tutti e tutte. Neofita ed esperto/a.

Anche le guide che parlano di questa zona esaltano la produzione di questo vino locale. Ognuna mette l’accento su un particolare aspetto, sottolinea specifiche caratteristiche, si moltiplicano le voci e i “passaparola” ora che c’è Internet.

Il miglior modo per conoscere questi vini è però quello di provarli.

Per il prossimo viaggio in Friuli, quindi, una sosta, una deviazione a “I Clivi” di Ferdinando e Mario Zanusso a Corno di Rosazzo , Udine, è consigliata.

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares