Meditazioni sulla situazione dell’arte

E’ oramai da troppo tempo che cerco di urlare e scrivere il mio personale sdegno contro coloro che continuamente perseverano ad umiliare il concetto di arte, legato imprescindibilmente allo studio, sudore e fatica dell’umiltà nell’apprendimento dei concetti primari.

Sconcertante vedere neo accademici non saper disegnare una mela spaccata o una bottiglia che assomigli vagamente alle morbide linee tridimensionali morandiane, ovvero un cesto di frutta dai contorni veri e velati di Cézanne. In compenso riescono a rimbambirti di paroloni avulsi e privi di un significato intellettivo e parametrabile su soggetti informali o legati alla new art – che personalmente definisco sovente prototipi da laboratorio -.

Occorre allora parificare il valore lirico dell’arte a quello intrinseco dell’artigianato? O giudicare pariteticamente normali comportamenti di persone del calibro di Mr Hyde e Jekill?

Pensa e ripensa, purtroppo si ritorna sempre al punto di partenza. Il mondo da diversi decenni ha subito un’involuzione dei valori che hanno invece retto il pianeta per secoli. Pensiamo ad esempio all’importanza della parola “rispetto”: se andassimo alla ricerca di qualche ingrediente della sua originaria composizione nei comportamenti quotidiani della società attuale, dovremmo d’ufficio segnalarne la scomparsa a “Chi l’ha visto” ed umanamente inviare un protocollo urgente al “WWF” affinché ne tutelino la riproduzione, sempre ché riescano ad avvistarne almeno qualche esemplare in giro.

Ho parlato di rispetto perché mi sembra sia questo l’ingranaggio più importante rottosi nella macchina della vita. Innanzitutto per se stessi principalmente e per quello che ci si impegna a fare o promettere verso la società. Poi la preparazione seria ed efficace che si dovrebbe spalmare in qualsiasi settore della vita lavorativa e non. Concederlo alle cose altrui nella consapevolezza che comunque tali oggetti abbiano generato dei costi ed il loro danneggiamento si ripercuote inevitabilmente nelle tasche di tutti.

Infine verso il passato ed i loro interpreti che hanno contribuito con il loro ardore a far parte della storia. Se volessi esagerare mi addentrerei nello specifico e vi parlerei della dignità, ma evito per una repulsione che mi prende allo stomaco, oramai indebolito dal vituperare fecale proposto e sfacciatamente addirittura esposto negli ultimi anni.

Sono molto stanco, credetemi, eppure continuo ad urlare a mezzo mondo il mio messaggio d’amore per l’arte nella speranza venga presto raggiunto da artisti simili – come nel divertente film d’animazione “L’era glaciale” – una volta scioltesi le barriere dei ghiacci.

 

 

Mario Salvo

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