In un’epoca digitale, in cui spesso si fa riferimento al “digital divide” (analfabetismo digitale), gli studiosi si sono ritrovati ad affrontare in “quarantena” tematiche relative alla didattica e all’educazione attraverso questi supporti tecnici. Per i ragazzi, gli adolescenti, vedo anche i più piccoli, è più semplice interagire con i social, i media, ma va programmata, sperimentata una nuova ricerca, per garantire il loro benessere psicofisico a partire dall’intervento nello sviluppo pedagogico. Vanno adottate nuove azioni, per formare e educare, azioni che siano indirizzate alle diverse fasce d’età e al diverso grado di scolarizzazione. In epoca pandemica, in molti, non solo gli studenti, hanno provato (e ancora ci siamo dentro) grandi forme di stress, ansia, depressione, cattiva qualità del sonno. Gli stessi insegnanti hanno accusato questi fenomeni, dover interagire poi con sistemi informatici, riprogrammare le modalità di studio, dare attenzione ai bisogni speciali, seguire una didattica dell’inclusione, formarsi, che difficoltà! Questa attitudine è assai importante per esser pronti ad affrontare momenti bui come questi. Sono importanti una buona preparazione personale e una stabilità emotiva e psicologica, senza farsi prendere da fenomeni come il Burn-out che rende le cose ancora più difficili. Organizzare aule virtuali per discutere, condividere, confrontarsi con gli altri insegnanti in staff, per attivarsi e collaborare per migliorare i loro compiti. Avere la capacità di supportare oltre che gli alunni, anche i genitori diventati più attivi nell’aiuto dei figli. Non sempre semplice, soprattutto quando i genitori sono contrari alla DAD, didattica a distanza, oppure perché c’è tanto da fare e non hanno la pazienza di stare lì con loro per ore. Sembra quasi meglio quando giocano con i telefonini o guardano la tv. L’ambiente domestico potrebbe non essere altrettanto agevole, confortevole, gli spazi condivisi spesso sono pochi e questo aumenta lo stress in famiglia. Ci vuole una grande collaborazione, pazienza, tra gli insegnanti e i genitori, che si riconoscano nel ruolo di educatori, per i primi sarebbe addirittura la loro mission. Disponibilità, grande flessibilità, dinamicità e collaborazione per una migliore condivisione. Gli alunni devono essere coinvolti emotivamente, motivati, attraverso forme di studio più creative, film, documentari, progettare poadcast con testi e musiche, simulare attività ludiche in cui c’è da risolvere un problema (problem solving). Il tanto tempo libero può portare alla noia, stare a casa senza il confronto sociale è un duro colpo, soprattutto nella fase adolescenziale in cui si forma la prima identità individuale incontrando gli altri, coetanei, più che dalla relazione con i genitori. L’intercorporeità è percepire l’azione tra il sé e l’altro, il con-tatto, percepire l’altro vicino, esserci (to be), provare empatia, scambiando informazioni a più livelli e non solo verbali. L’embodied cognition studia l’importanza del corpo nella relazione che influenza gli aspetti cognitivi coinvolgendo il soggetto nell’apprendimento. La persona va considerata nella sua globalità e il corpo e l’ambiente ne fanno parte entrambi. Risulta necessaria una didattica esperienziale che coinvolge il soggetto nella sua complessità sotto gli aspetti cognitivi, corporei, emotivi e sensoriali. Vanno stimolati più aspetti, per migliorare la comunicazione, la consapevolezza, l’autostima, la regolazione emotiva. Sono necessari incontri tra discipline a partire da quelle psicopedagogiche per interagire verso un fine comune quello della realizzazione dell’essere, con strumenti equi di istruzione. Si parla di interazione, ma questa corporeità, questa fisicità può essere espressa attraverso il mondo digitale? Ovviamente questo ha creato grosse critiche, perché dalla fase di urgenza, si sta avviando una nuova epoca che sta trasformando la didattica a distanza in un’innovazione o un limite per altri, che gioca con le dimensioni spazio-tempo e corpo. Sadin (2019) reputa che l’attuale momento tecnologico sia “antiumano” e riduca la capacità di giudizio, intuizione e immaginazione, tipiche del processo educativo ed evolutivo.
Gallese (2020) arriva a scrivere che le macchine avranno la capacità di “fare meglio dell’umano” e forse non è proprio così. Sarebbe meglio affermare che “le macchine aiuteranno l’umano a fare meglio”. Suler (2004) afferma che le comunicazioni on-line, ma anche le relazioni on-line possono permettere, plasmare delle dinamiche distorsive, manipolative per creare fenomeni come il cyberbullismo, troll (intralcio in discussioni con messaggi provocatori) o haters (aggressività rivolta a soggetti anche conosciuti) complici l’anonimato e l’invisibilità. Valorizzare l’essere umano, proteggerlo e includerlo nella sua interezza è possibile dove non c’è il “face to face”?
Embodiment e formazione a distanza sono allo studio di recenti ricerche in evoluzione riguardo al rapporto tra incarnazione e tecnologia funzionali al benessere psico-emotivo e all’apprendimento degli studenti. Sviluppare una cultura del “Digital Embodiment”, dove rivedere la teoria dei “corpi assenti” nella didattica a distanza e affermare attraverso gli studi neuroscientifici sul funzionamento cerebrale (Rizzolati, Fogassi &Gallese, 2001 Immondino Yang, 2020) che corpo, emozione, motivazione e azione si riflettono nella circolarità evolutiva a livello neurobiologico e neurofisiologico. Il corpo quindi, secondo nuovi studi neuroscientifici e psicodinamici mantiene la sua centralità anche a distanza nella dinamica didattica e educativa. Le relazioni corpo e mente accompagnate dalle funzioni motorie fungono un ruolo importante dal punto di vista percettivo e cognitivo nel rapporto con l’altro. L’incontro può essere significativo anche a distanza, il corpo interagisce comunque, attraverso i suoi aspetti, quelli emotivi, mentali e motori che passano anche dagli schermi. Si attiva spesso un processo cognitivo come quello dei neuroni a specchio, un’imitazione implicita che permette di apprendere nuove esperienze, come dimostrato da vari esperimenti e ricerche. Imparare, assimilare, ricercare attraverso lo sguardo, i gesti, l’uso della voce, delle parole, il loro suono, il ritmo, il respiro, le pause che rappresentano una nuova corporeità, un linguaggio del corpo, che l’insegnante deve guardare, riconoscere per comprendere come interagire e “personalizzare” la comunicazione anche attraverso gli strumenti a distanza. Alcuni alunni sono risultati più interattivi ed altri più inibiti, questo fa parte degli aspetti psicologici di cui gli insegnanti devono essere consapevoli. Possono avere la “mente vagante”, essere affaticati, per l’uso eccessivo del pc, avere problemi muscolari per la posizione assunta per più ore, possono essere tristi per la mancanza della vicinanza ai propri compagni; è necessario da parte degli insegnanti, il mantenimento dell’attenzione per aumentare la percezione visiva e uditiva e accorgersi di tali momenti per intervenire, comunicando in maniera possibilmente empatica.
Nuovi supporti saranno d’ aiuto per gli insegnanti, questi permetterebbero loro di costruire nuovi spazi di confronto “con-net-tivi” per favorire il benessere e la formazione dei propri alunni.