Monica Pirone, scenografa e visual artist, col suo lavoro è alla costante ricerca di espressione, cambiamento e difesa dei diritti umani. Nata a Roma, il suo percorso artistico ha avuto inizio con un diploma dal Liceo Artistico ed è proseguito all’Accademia di Belle Arti di Roma, dove si è specializzata in Scenografia. I primi anni della sua carriera l’hanno vista coinvolta in collaborazioni con i teatri di Roma e in vari progetti, inclusi quelli per i mondiali FIFA del 1990 in Italia, sotto l’architetto Galbani. In questo periodo ha costruito le basi per la sua carriera poliedrica, che si è mossa tra palcoscenici prestigiosi come quelli della Rai, e quelli del mondo cinematografico a fianco di figure come Ermanno Olmi.
Il percorso accademico di Pirone è segnato da un importante cambio di direzione nel 2011, quando ha ottenuto una seconda laurea in Pittura e Video Installazione, spostando completamente il suo focus verso le arti visive. La sua tesi su Bill Viola ha sottolineato il suo profondo riconoscimento nelle installazioni video come mezzo per un’esplorazione artistica profonda. Questo cambiamento non è stato solo accademico, ma ha rappresentato un vero momento di convergenza tra la sua pittura, la performance, le installazioni e la poesia.
Il lavoro di Pirone è un vivace arazzo di critica sociale e attivismo. Le sue performance e installazioni ruotano spesso attorno a temi caldi come la violenza di genere, l’identità, la salute mentale e la migrazione. Progetti notevoli come “Ritratto di Donna” e “Home Sweet Home” mostrano il suo impegno nell’affrontare questioni sociali, in particolare la difesa dei diritti delle donne e l’esplorazione della rinascita personale e collettiva.
La sua partecipazione a “Lastlife” al Museo Macro di Roma e la sua esplorazione della malattia mentale attraverso “Inferno” sono testimonianze della sua capacità di esplorare paesaggi emotivi complessi, dando visibilità e voce a esperienze marginalizzate. L’installazione “Quarantena”, acquisita dalla Galleria Nazionale di Arte Moderna, documenta il periodo del lockdown, la sua attenzione vigile sulle crisi globali.
L’evoluzione artistica di Monica Pirone è segnata da un significativo impegno nell’arte di strada. Ha sfruttato gli spazi pubblici per promuovere le cause civiche e raggiungere un pubblico più ampio. Il suo lavoro nei quartieri periferici di Roma, in collaborazione con la Casa Internazionale della Donna e il Carcere Minorile, sono il simbolo del suo impegno nell’utilizzare l’arte come mezzo di comunicazione sociale e di supporto.
Come fondatrice di una scuola di pittura in provincia di Roma, Pirone ha esteso la sua influenza oltre il mondo dell’arte, contribuendo all’arricchimento culturale ed educativo della comunità. Le sue iniziative educative, inclusa l’insegnamento alla Casa Internazionale della Donna e varie scuole statali, esemplificano ulteriormente il suo impegno nell’utilizzare l’arte per un impatto sociale.
Il lavoro di Pirone ha superato i confini nazionali, tanto che ha ottenuto riconoscimenti internazionali e opportunità di collaborare con gallerie e istituzioni in tutto il mondo, inclusa la Interstellar Gallery a New Delhi. La sua curatela per l’artista messicana Elina Chauvet e l’organizzazione di importanti performance ed esposizioni come “Pietatem” e “Memoria Collettiva” sottolineano il suo ruolo come canale critico per il dialogo artistico e sociale tra culture.
Il conferimento del premio Ventaglio del Presidente e le mostre in sedi prestigiose come il Museo Mastroianni di Marino e la Galleria Opencinque a Roma sono solo alcuni dei segni dell’apprezzamento dei suoi contributi artistici. Inoltre, il suo coinvolgimento in iniziative educative e artistiche, come il Festival Italianart a Dijon, mostra la sua continua espansione in nuovi territori artistici e collaborazioni.
La convinzione di Pirone nel dovere morale degli artisti di impegnarsi con temi sociali e politici è un principio guida del suo lavoro. Il suo portfolio, ricco di progetti che affrontano questioni sociali urgenti, riflette un profondo impegno nell’utilizzare l’arte come strumento di difesa, dialogo e trasformazione. I suoi contributi al mondo dell’arte e alla società in generale sono documentati in vari archivi e collezioni, inclusi il Museo del Mart a Rovereto e la GAM a Roma, così come in numerose pubblicazioni che parlano del panorama artistico italiano contemporaneo.
Monica Pirone non ha solo dipinto e scolpito la sua strada, ma ha anche aperto la via per una comprensione e un coinvolgimento più profondi con i ruoli sociali dell’arte e degli artisti. Il suo lavoro incarna il potenziale dell’arte di riflettere la società, sfidare le norme e ispirare il progresso.