Museo Civico Gaetano Filangieri: cultura da ammirare e da vivere

Esporre “quei lavori che rappresentano i ricordi del nostro antico lustro, e sono più importanti per l’istoria della nostra arte”. Ma anche portare la cultura al passo con i tempi. Sono sempre stati questi gli intenti del Museo Civico Gaetano Filangieri di Napoli, allestito nel quattrocentesco Palazzo Como e dedicato soprattutto alle arti applicate, alla scultura, alla pittura e alla conservazione di libri antichi.

Si tratta di uno dei luoghi più suggestivi della città, che non si limita ad essere uno scrigno di gioielli da ammirare, ma è anche contenitore di eventi di grande spessore, da vivere con partecipazione. Un Palazzo delle Arti a tutti gli effetti, ricco di storia e brulicante di vita.

È stato Gaetano Filangieri junior, principe di Satriano e duca di Taormina, a voler sistemare e rendere fruibili le sue raccolte d’arte alla fine del 1800. Oggi la collezione, davvero eterogenea per materiali, vanta più di 3.000 oggetti, di varia provenienza e datazione.

Nella Sala Carlo Filangieri, dedicata all’illustre militare e Cavaliere dell’Ordine di San Gennaro, padre di Gaetano, sono ospitate una serie unica di armi e armature sette-ottocentesche provenienti da Cina, Giappone e Turchia. Carlo Filangieri le ha collezionate nel corso della sua carriera, in quanto ricoprì la carica di ministro della guerra durante il regno di Francesco II di Borbone.

La sala superiore del museo è invece dedicata alla madre del principe Filangieri, Agata Moncada di Paternò. È una vera e propria galleria d’arte, che contiene opere pittoriche pregevolissime, e raccoglie in special modo dipinti del Seicento napoletano e firme come Jusepe de Ribera, Luca Giordano, Andrea Vaccaro, Battistello Caracciolo e Mattia Preti.

Fiore all’occhiello del museo è la biblioteca, ricavata in quello che era il vecchio studio del principe, un ambiente raffinato e meditativo, dotata di circa 30.000 volumi e di un archivio storico con documenti dal XIII al XIX secolo. Nella collezione spiccano i testi di Eugène Viollet Le Duc, Claude Sauvageot, Albert Jacquemart, Giuseppe Corona, G. Campori, A. Venturi, G. Morelli, G.B. Cavalcaselle e G. Milanesi. Grande rilevanza ha anche il carteggio tra Gaetano Filangieri senior, autore del testo “La scienza della legislazione”, e Benjamin Franklin, che con lui si interfacciò per consigli e confronto sulla realizzanda Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America.

Completano l’inestimabilità della raccolta tantissimi altri esempi di arti applicate, come maioliche, porcellane, biscuit, avori, medaglie, sculture e pastori presepiali del XVIII e XIX secolo.

Con la direzione di Paolo Jorio, a capo della struttura dal 2018, le porte del museo sono state poi aperte alla cultura live: concerti, spettacoli, conferenze, reading, animano le sue stanze e catturano visitatori di ogni età e gusto.

«Il Museo Filangieri rappresenta una porzione importante della Napoli intellettuale, che si è sempre saputa imporre nel corso dei secoli – racconta Jorio – È l’emblema della grande intuizione del suo realizzatore, Filangieri junior che, nel pieno della Rivoluzione industriale, capisce che l’artigianato artistico campano deve mutarsi in artigianato industriale e decide, così, di creare una struttura apposita per formare le giovani maestranze». In quel periodo, Napoli è nel pieno del risanamento dopo la piaga del colera e, a quel tempo, via Duomo non è altro che un vicolo che congiunge via Foria con Corso Umberto: «È previsto che per allargarla tutti gli edifici vengano abbattuti, e tra questi c’è Palazzo Como, una delle testimonianze architettoniche rinascimentali della città. Gaetano Filangieri allora lo compra, e lo fa spostare di 20 metri all’indietro pur di non distruggerlo. Lo riempie poi con le sue collezioni, che diventeranno modello per i formatori».

Naturalmente, l’emergenza covid ha stoppato le attività del Museo Filangieri come in tutta Italia ma, dal 13 giugno, le sue porte sono state riaperte con il nuovo protocollo di sicurezza: «La cultura è economia, tutto ciò che ruota attorno ai musei è industria e turismo. Ma è anche e soprattutto l’essenza dell’umanità e solo valorizzandola si fornisce vera sostanza alla ripartenza».

Il museo è stato quindi tra le location del Napoli Piano City 2020, posticipato da marzo a settembre a causa del lockdown, ed è pronto a partire con la programmazione autunnale, nel pieno spirito del suo fondatore, che della possibilità per tutti di godere della cultura e della bellezza ne aveva fatto un vera missione di vita.

 

 

 

 

 

 

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