NEL MUSEO DI SCULTURA ANTICA “GIOVANNI BARRACCO” DI ROMA, L’ANTICHITA’ INCONTRA L’INNOVAZIONE SOSTENIBILE ATTRAVERSO IL NUOVO PROGETTO “LI – FI”. PER TALE AVVENIMENTO RIAPRE DOPO VENTI ANNI NEI SUOI SOTTERRANEI LA DOMUS ROMANA.

NEL MUSEO DI SCULTURA ANTICA “GIOVANNI BARRACCO” DI ROMA, L’ANTICHITA’ INCONTRA

L’INNOVAZIONE SOSTENIBILE ATTRAVERSO IL NUOVO PROGETTO “LI – FI”.

PER TALE AVVENIMENTO RIAPRE DOPO VENTI ANNI NEI SUOI SOTTERRANEI LA DOMUS ROMANA.

Dal 6 gennaio il pubblico del Museo di Scultura Antica “Giovanni Barracco” ha l’occasione di approfondire una selezione di opere della collezione permanente mediante una modalità di visita sperimentale, accompagnata da una fonte di luce, esperienza innovativa con tecnologia senza fili, concessa dal progetto “Li-Fi”, e riscoprire il sito archeologico nei suoi sotterranei.

La sperimentazione riguarda 14 punti di interesse, di cui 9 nelle sale al piano terra e al primo piano del museo e 5 nella Casa Romana, risalente nelle sue principali strutture al IV secolo d. C., che riapre ai visitatori per tale avvenimento dopo oltre venti anni di chiusura. L’eco tecnologia di Light Fidelity consentirà una trasmissione della storia delle composizioni in esposizione mediante l’interazione wireless della luce dei Led all’interno della struttura con i dispositivi mobili degli ospiti. Luce pulita che illuminerà appunto dopo venti anni la Domus con i suoi moltissimi reperti archeologici, scoperta nel 1899 nei sotterranei di Palazzo Regis Farnesina ai Baullari sede del Museo “Giovanni Barracco”.

A circa quattro metri dal piano attuale, sono presenti infatti i resti di un edificio di età tardo romana, ritrovati durante gli scavi di dei lavori di parziale demolizione dell’edificio rinascimentale che dal 1948 ospita il museo, dopo l’apertura di Corso Vittorio Emanuele II, realizzato per collegare Piazza Venezia con il fiume Tevere, come contemplato dal grandioso progetto approvato dal Comune di Roma nel 1882. La Casa Romana è determinata da una parte di un portico colonnato, creato con materiali di reimpiego, da notare tre capitelli tuscanici rovesciati adoperati come basi. Le colonne sono a fusto liscio, distinte da marmi pregiati: pavonazzetto, cipollino e granito rosa, mentre la pavimentazione evidenzia diversificate fasi edilizie nelle lastre rettangolari di cipollino, anticamente molte volte restaurate, con formelle di opus sectile (sectilia) a modulo quadrato. La decorazione parietale è caratterizzata da affreschi, su quattro pannelli frammentari a soggetto acquatico e venatorio e da incrostazioni marmoree, distaccati negli anni Settanta, e oggi all’interno del museo. Molteplici sono gli elementi di arredo, come una vasca rettangolare con il foro per lo scarico delle acque, una mensa ponderaria, bacini di fontane, un fregio. Molto incerta è l’identificazione della Casa Romana, le supposizioni più attendibili attribuiscono tali strutture sotterranee ad un edificio pubblico del Campo Marzio occidentale (gli stabula quattuor factionum ad utilizzo delle quattro fazioni di aurighi del Circo o Trigarium, che gareggiavano a Roma), mentre in una fase successiva questo luogo probabilmente divenne privato e fu tramutato in una domus signorile. La Casa Romana sarà eccezionalmente aperta tutti i giorni fino al 9, e successivamente, fino alla fine di febbraio, solo nei fine settimana, dal venerdì alla domenica. La riapertura temporanea della Domus, congiunta alla sperimentazione, è solo l’inizio di un più vasto e articolato progetto di valorizzazione dell’area che avrà sviluppo nei prossimi mesi a partire dalla realizzazione di una passerella trasparente.

Il Museo Barracco è composto da un’insigne collezione di sculture antiche, circa 400 opere di arte assira, egizia, cipriota, fenicia, etrusca e greco – romana, che Giovanni Barracco, ricco gentiluomo calabrese, devolse al Comune di Roma nel 1904. Il barone Barracco, aveva dedicato la sua vita alla raccolta dei reperti, sia comprandoli sul mercato antiquario, sia rinvenendoli dagli scavi che nella fine dell’Ottocento determinarono le trasformazioni urbanistiche di Roma Capitale. Per custodire la collezione, fu edificata un’apposita palazzina neoclassica che andò distrutta a causa dei lavori di sistemazione di Corso Vittorio Emanuele II, come già citato, successivi alla costruzione del Ponte Vittorio Emanuele II. Solo nel 1948, la collezione potè essere riordinata quindi nella “Farnesina ai Baullari”, edificio eretto nel 1523, per volere del prelato bretone Thomas Le Roy, su progetto di Antonio da Sangallo il Giovane. La palazzina, a due piani, con raffinate logge intorno al piccolo chiostro, si mostra con forme e proporzioni eleganti caratteristiche del Rinascimento fiorentino. Il Comune di Roma l’acquistò sul finire dell’Ottocento. Il museo propone al pubblico una panoramica esauriente della storia della scultura nel bacino del Mediterraneo dalle origini al Medioevo. Percorrendo le sue sale possiamo analizzare e confrontare opere di rilevante interesse come la splendida sfinge di una regina del XVIII dinastia, 1479 – 1425 a. C., uno dei pezzi di rilievo della sezione egizia, l’importante serie di rilievi assiri provenienti dai palazzi reali di Ninive, Nimrud e Khorsabad riferibili ai più grandi sovrani dell’Impero neo – assiro; i reperti di arte cipriota, indicata dal barone come elemento di mediazione fra il mondo orientale e quello greco, propongono uno scenario su questa scultura unico fra i musei romani. Sono però le sculture greche quelle più importanti nel museo: accanto ad una piccola serie di originali greci, sono esposte copie di grandissimo livello da originali di Mirone, Fidia, Policleto, Lisippo, che ci descrivono alcuni dei capolavori più celebrati dell’età classica. Inoltre, ricordiamo ancora il bellissimo mosaico con l’Ecclesia Romana proveniente dalla Basilica medioevale di San Pietro in Vaticano. Si sta odiernamente cercando di perfezionare e ottimizzare l’esperienza di visita anche nel Museo Barracco, in questa prima fase si è voluto infatti mettere a disposizione la sperimentazione di una visita integrata con appunto l’uso delle nuove tecnologie.

Mediante la rivoluzionaria tecnologia, che mira a modificare la comunicazione globale, l’utilizzo di Li-Fi nel Museo Barracco definisce e realizza un percorso interno nel modo più adatto illuminato da faretti. Ciascun faretto Led, emanando una luce modulata, origina una LiFi Zone a cui viene associato un codice univoco. In virtù dell’uso di un’apposita App, i dispositivi mobili in corrispondenza della LiFi Zone, sono in grado di restituire un contenuto multimediale o descrittivo inerente alle composizioni in mostra, oppure alla percorrenza di visita da effettuare, un itinerario sicuro anche per le persone disabili. Una soluzione infatti creata a modalità di fruizione “non tradizionale”: infatti vi è una doppia modalità di fruizione, sia per vedenti che per non vedenti, in virtù dell’utilizzo di tracce audio realizzate ad iniziare dai contenuti testuali. Per merito ancora di Li-Fi, è possibile conseguire un sistema di geolocalizzazione interna flessibile e riconfigurabile, che permette di visitare il museo con il supporto di contenuti multi mediali (foto, video, infografiche ecc.) che impreziosiscono in maniera elevata l’esperienza degli ospiti. Contemporaneamente alla conduzione dei lavori, verrà impiegato un progetto di comunicazione, che si fonda sulla spiegazione della nuova soluzione e diretto a guidare all’interno dei punti espositivi attraverso opportuni supporti istallativi, studiati in grafica e caratterizzati da materiali conformi per assicurare la visita totale del Museo completo. Concludendo, lungo il percorso, il visitatore dovrà semplicemente scaricare la App del sistema, posizionare lo smartphone sotto il fascio di luce dei faretti e aspettare l’arrivo delle informazioni: il corpo luminoso Li-Fi esercita infatti il ruolo di trasmettitore, mentre il dispositivo mobile, munito di telecamera, quello di ricevitore. Così, di determina una rete dati ad altissima velocità con la componente della direzionalità, in modo cioè, che i dispositivi comunicano solo se illuminati dalla luce emessa dal corpo illuminante assicurando pertanto un notevole grado di sicurezza. La tecnologia si potrà sperimentare al Museo Barracco sino al 20 febbraio 2022, con l’eventualità di estensione del periodo.

Ha dichiarato Alfonso Pecoraro Scanio nella conferenza stampa tenutasi il 5 gennaio: “l’idea di mettere in relazione due valori come tradizione e innovazione, che spesso è solo uno slogan, in questo caso crea davvero una connessione efficace. Con questo progetto, la tecnologia Li-Fi diventa infatti lo strumento essenziale attraverso cui gli elementi della tradizione vengono valorizzati e resi disponibili per vivere un’esperienza nuova, più moderna e attuale sia in termini di funzionalità ma anche di significato culturale. Il Li-Fi rappresenta anche un vantaggio ambientale perché riduce l’elettrosmog, i costi energetici e rappresenta una best practice di grande qualità che ho avuto l’occasione di premiare già negli anni scorsi e sulla quale molte istituzioni sensibili stanno puntando. Oltre a questo modello di infrastruttura, presentato

oggi al museo Barracco, è già in corso l’implementazione della Li-Fi Zone presso il sito archeologico di Pompei, uno dei più importanti al mondo”.

Il progetto è stato presentato, appunto, mediante un incontro stampa nel museo, moderato dal direttore di Askanews Gianni Todini, a cui hanno partecipato: Maria Vittoria Marini Clarelli, Sovrintendente Capitolina ai Beni Culturali; Roberto Pollari, Capo di Gabinetto del Consiglio Regionale del Lazio; Francesco Paolo Russo, Founder & CEO di To Be Srl; Giancarlo Brasini, Project Manager DB Ingegneria dell’Immagine; Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente Fondazione UniVerde; Gabriele Ferrieri, Presidente ANGI – Associazione Nazionale Giovani Innovatori.

Per l’esecuzione del progetto è stata creata un Associazione Temporanea di Imprese (ATI)formata da tre rilevanti realtà: To Be Srl, DB Ingegneria dell’immagine Srl, azienda leader nel settore della progettazione e realizzazione di prodotti grafici per la comunicazione e la pubblicità, e Tecno Electric Srl, gruppo che dal 1987 è nell’ambito degli impianti elettrici e dell’automazione industriale con il sostegno dell’Unione Europea, il quale ha conseguito un contributo regionale di 176800 euro.

Il progetto fa parte dei 43 vincitori, su 126 partecipanti del bando: “L’Impresa fa Cultura”, promosso dalla Regione Lazio per sostenere tramite nuove tecnologie, il patrimonio culturale del Lazio. I servizi museali sono curati da Zètema Progetto Cultura.

Il progetto è nato allo scopo di accrescere la conoscenza del pubblico producendo una sintesi fra il mondo fisico quello digitale ed il patrimonio storico – culturale in allestimento. Un viaggio accompagnato dalla luce dell’innovazione nella sfera della scultura antica e dell’arte decorativa di questo piccolo ma prezioso museo per riscoprirne il fascino attraverso i suoi magnifici capolavori.

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