Nell’area delle Terme adrianee dell’antica Tusculum è stata rinvenuta una statua femminile in marmo di età romana, che sembra essere una rarissima rappresentazione dell’Afrodite di Epidauro, a figura intera e a grandezza naturale.
Una sorpresa destinata ad aumentare se si considera che la scultura in oggetto è stata scoperta appena tre mesi fa appunto nel parco archeologico culturale di Tuscolo, lungo una campagna di scavo determinata nell’ambito del progetto Tuscolo Eterna Bellezz@, dalla Scuola Spagnola di Storia e Archeologia a Roma e la Comunità Montana dei Castelli romani, ente proprietario e gestore del sito, in regime di concessione di scavo da parte del Ministero della Cultura e sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Roma e la provincia di Rieti.
I ricercatori hanno rilevato che si tratta di una statua in ottimo stato di conservazione di circa 2000 anni fa, risalente alla metà del I secolo a.C. e alla metà del I secolo d.C..
Un reperto di assoluta bellezza e di raro splendore.
La scultura è realizzata a tutto tondo, di essa sono andate perdute la testa e parte degli arti superiori. Però ciò che rimane è straordinario per la raffinatezza delle vesti e del seno, che si intravede dal tessuto bagnato, dei drappeggi, della fine abbottonatura sotto il chitone, della fattura della nebride, la pelle di cerbiatto che veniva indossata dai seguaci del culto dionisiaco.
“Questo attributo dionisiaco sposta l’interpretazione verso tre soluzioni: una menade, una baccante, però non in movimento rispetto al solito, una musa o una ninfa. La differenza è fondamentale anche per capire cosa c’era dal punto di vista della decorazione scultorea che è all’interno di tutte le terme”, illustra Antonio Pizzo, direttore della Scuola Spagnola di Storia e Archeologia di Roma.
Il particolare del vestito aderente sulla parte superiore del corpo e scivolato sul braccio destro mostra scoperto il seno. Elevatissima è l’esecuzione che si rivela anche nei dettagli dei minuti bottoni e della pelle di cerbiatto dalla quale scendono le zampette con le unghie.
Venerdì 29 e sabato 30 settembre la statua è stata esposta per la prima volta ai visitatori nel Museo Tuscolano Scuderie Aldobrandini di Frascati in occasione della notte dei ricercatori.
La statua impreziosisce un limitato panorama di sculture ritenute modelli appunto riferiti all’Afrodite di Epidauro: ve ne sono soltanto cinque copie, ubicate ad Atene, Monaco, Genova, Firenze e Roma.
Durante la prima stagione di ricerche nell’area, campagne 2015-2018, erano stati ritrovati luoghi inerenti ad una struttura termale della I metà del II secolo d.C.: una latrina, un ambiente absidato, il probabile tepidarium di cui ancora si mantengono i resti delle pilae della suspensura sui pavimenti in mosaico, e una vasta sala con pavimento in lastre di marmo, (opus sectile).
Successivamente, nella campagna di scavo iniziata ad ottobre 2022 e terminata a inizi di luglio 2023 con l’intervento diretto dei ricercatori spagnoli, sono stati trovati nuovi ambienti relativi all’impianto termale, fra cui vari locali riscaldati collegati al praefurnium ed ulteriori luoghi di servizio. Le ricerche inoltre hanno consentito di capire ancor più l’articolazione interna della chiesa di età medievale, con abside e casa del custode e con la circostante area funeraria.
In essa è stata scoperta parte dell’originaria pavimentazione in opus cosmatesco e pertanto molteplici sepolture sia esterne che interne all’edificio, in particolare lungo la navata occidentale da cui giunge la statua medesima.
Strabone così scrive di Tusculum sotto l’impero di Tiberio: “Città non male fabbricata, essa viene adornata dalle piantagioni, e dagli edifici, che ha intorno, e specialmente da quelle che stanno sotto di essa verso Roma; imperciocchè il Tuscolo è ivi colle fertile, e bene irrigato, che in molte parti sensibilmente s’innalza, e contiene edifizi imperiali sontuosissimi”.
Dall’antica Tusculum, fondata secondo la leggenda da Telegono, figlio di Ulisse e della Maga Circe, eretta intorno al XV secolo a.C., si conservano la via dei Sepolcri, così denominata poiché costeggiata da costruzioni funerarie, un anfiteatro (II secolo d.C.), come attestano i bolli sui mattoni trovati in loco, il foro e il Teatro romano (I secolo a.C.), in pietra vulcanica che costituisce il complesso miglior conservato.
L’anfiteatro, con un diametro di 53 x 80 metri e un’arena di 48 x 29 metri, in opus reticulatum, poteva accogliere 3000 spettatori.
Nel Teatro romano un’iscrizione rammenta la visita di Papa Gregorio XVI nel 1839 alla regina Maria Cristina di Savoia, moglie di Ferdinando II delle Due Sicilie, che aveva promosso gli scavi. La cavea di questo piccolo teatro ospitava 1500 spettatori, e la scena ingrandita all’inizio dell’età imperiale, fino a raggiungere i 12 x 35 metri, era arricchita dalle statue di Oreste, Pilade, Telemaco, Telegono e di uno dei padri della così chiamata “Commedia Nuova”, Difilo.
I resti della città dominata dai Conti di Tuscolo, distrutta dalle truppe pontificie nel 1191, sono ancora esistenti nella zona alta del monte. Inoltre presso la Croce di Tuscolo sono presenti le tracce delle mura dell’antica acropoli e, poco più vicino, di una cisterna, (VI-V secolo a.C.).
La cisterna arcaica, la cui particolarità è di essere coperta da una pseudocupola di forma ogivale, riforniva fino a qualche anno fa una fontana esterna in cui si leggevano i nomi degli Edili che la edificarono nel I secolo a.C..
Alle spalle del piazzale si innalzano le maestose strutture del basamento di un santuario extraurbano, probabilmente riconducibili al culto di Giove.
Furono poi ritrovate parti della Villa dei Quintili, della Villa di Piasseno Crispo, della Villa di Matidia Augustea e della villa di Asinio Pollione.
“Siamo molto orgogliosi ed emozionati per questo significativo ritrovamento. Era dall’Ottocento che a Tuscolo non veniva riportato alla luce un reperto di tale importanza e oggi siamo ancora più determinati a portare avanti il lavoro di valorizzazione del sito che ci vede impegnati da anni”. Ha dichiarato il commissario straordinario della Comunità Montana Castelli Romani e Monti Prenestini Serena Gara, nella presentazione alla stampa della statua.
Motivo per cui Tuscolo prosegue a meravigliare e a sorprendere con il rinvenimento di un capolavoro di rilevanza eccezionale.