“Ancora tu? Ma non dovevamo vederci più?” Cantava Lucio Battisti ormai quarantatré anni fa, anno di uscita dell’omonimo singolo. Sembrava quasi che l’artista e i suoi fan, giovani e meno, non dovessero proprio vedersi più sui social, sui principali distributori di musica digitali e sugli schermi: la gelosia del ricordo e il proverbiale riserbo della moglie e dei congiunti avevano infatti, fino al 29 settembre scorso, negato ai tantissimi seguaci del cantante e musicista di Poggio Bustone la gioia e il piacere di ascoltare il proprio artista preferito attraverso i servizi di streaming o addirittura di suonare la sua musica attraverso le partiture ufficiali.
Dal 29 settembre, “d’improvviso lei sorrise…”: il catalogo musicale di Lucio Battisti insieme a Mogol è infatti stato finalmente reso disponibile sui più popolari servizi di musica in streaming, da Apple Music a Spotify alla concorrenza. Tutto questo è stato reso possibile grazie alla battaglia legale pluriennale ingaggiata dal popolare autore musicale contro la famiglia dell’artista, che ha visto un punto di svolta nella sentenza dello scorso anno che, nell’istanza di fallimento della società “acqua azzurra acqua chiara” ha dato nuovamente nelle mani della SIAE (e quindi del suo presidente Mogol!) la disponibilità di pubblicazione online del catalogo musicale di Lucio Battisti. La battaglia, peraltro, aveva visto Mogol stesso trionfare contro la famiglia dell’artista già nel 2016, anno in cui l’etichetta Acqua Azzurra Acqua Chiara era stata condannata a versare al paroliere circa 3,5 milioni di euro per inadempienze contrattuali.
E così dal 29 settembre (a proposito, è proprio quest’ultima la canzone più ascoltata di ieri su Spotify!) Lucio Battisti è tornato nell’abbraccio ideale del suo pubblico, che “con le mani, può finalmente bere” la sua indimenticabile musica.