NUOVI CAPOLAVORI DI ARTE CONTEMPORANEA DI ARTISTI DI FAMA INTERNAZIONALE
IMPREZIOSISCONO IL MAB. IL MUSEO ALL’APERTO BILOTTI
Al Museo all’Aperto Bilotti, MAB, di Cosenza sono stati donati nelle scorse settimane nuovi capolavori di arte contemporanea che hanno impreziosito l’ultimo tratto di Corso Mazzini.
Le importanti sculture: la “Sibilla” di Pericle Fazzini del 1947; la “Cariatide” di Mario Sironi del 1940; il “Dormiente” di Arturo Martini del 1921; “Senza Titolo” di Umberto Mastroianni; “L’Accoccolata” di Emilio Greco del 1975 e “LeTre Sorelle” di Antonietta Raphael Mafai e i “Due Sedili” di Pietro Consagra, sono state collocate accanto ad altre opere d’arte di Maestri come Mimmo Rotella, Salvador Dalì, Giorgio de Chirico, Giacomo Manzù, Amedeo Modigliani, Pietro Consagra, Giò Pomodoro, Emilio Greco, Gino Severini e Sasha Sosno, lungo l’elegante via principale della città calabrese.
Oggi il museo è costituito da 40 sculture, le cui donazioni provengono dagli artisti, gli eredi e le Fondazioni attraverso il grande lavoro portato avanti da Roberto Bilotti. Ai piedi della Cosenza storica infatti, è presente la città nuova con una moltitudine di opere d’arte, uno dei musei a cielo aperto di straordinario e grande valore artistico e culturale, sola realtà del sud Europa che accoglie una collezione degna del MOMA. Il progetto della famiglia Bilotti di origine cosentina, prevedeva la donazione di un numero considerevole di opere d’arte del Novecento da valorizzare e rendere fruibili agli abitanti e si è deciso per Cosenza, esattamente per Corso Mazzini, frequentata isola pedonale, contesto perfetto per dare visibilità e rilievo alle pregiate sculture di artisti di risonanza internazionale. Attualmente il salotto buono della città dei Bruzi, isola pedonale più grande della Calabria, centro della vita sociale cittadina è il MAB, che si sviluppa da Piazza dei Bruzi , con il suo Municipio, fino a Piazza Bilotti.
Il MAB è stato inaugurato nel marzo 2005 dal presidente Unesco Italia prof. Giovanni Puglisi (e il segretario generale amb. Luca Biolato) che ha creato, attraverso un’equipe di studio composta dal Comune, Ministero BBCC e Soprintendenza, accademici dell’Università, lo svolgimento del progetto che determina mediante l’arte il canale di crescita sociale e di sviluppo economico, candidando così Cosenza a sito Unesco. Nell’ottobre del 2019, il Ministero per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo ha designato, con apposito decreto, collezione “d’interesse storico e artistico”, la “Collezione di opere d’arte” del MAB, in quanto formata da sculture realizzate da artisti che interpretano svariate correnti di arte contemporanea del XX secolo.
Il Museo all’Aperto Bilotti con la sua raccolta en plein air è totalmente parte del patrimonio storico artistico e identitario della città calabrese prendendo atto che gli artefici sono tra i più rilevanti artisti italiani del Novecento, celebri a livello internazionale, con composizioni site nelle mostre permanenti dei più prestigiosi musei e con quotazioni di mercato considerevoli.
Questo importante progetto ha origine nel 2005, quando il mecenate cosentino Carlo Bilotti, decise di donare parte della sua collezione di pezzi d’arte alla propria città natale. Scomparso nel 2006, l’attuazione del MAB è proseguita attraverso il fratello Enzo Bilotti defunto nel 2012 e successivamente con suo figlio Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona.
Il Museo all’Aperto Bilotti oltre al notevole significato artistico, costituisce anche una grande opportunità educativa: a Cosenza si può passeggiare, fare shopping, conversare usufruendo contemporaneamente di un percorso di elevato valore, favorendo l’educazione alla consapevolezza del patrimonio comune e l’apertura dei sensi in un ambiente ricco di cultura e civiltà. Le sculture del Novecento sono distinte da soggetti celebrativi la Magna Grecia, epoca d’eccellenza della Calabria emblemi della classicità ma anche di identità culturale della regione.
Tra le opere più rappresentative del percorso artistico del MAB, abbiamo : in Corso Mazzini “Le Tre Colonne” di Sasha Sosno, in marmo bianco di Carrara (cm 251 x 107,5 x 4,8). L’opera, esemplare unico, è una sua composizione originale che realizzò nel 2008 espressamente per il MAB di Cosenza. Anche gli altri lavori presenti di Sasha Sosno: “Sette di Cuori” e i “Due Guerrieri”, esprimono totalmente la propria visione che, svuotando le masse degli oggetti e giocando con i vuoti, lascia allo sguardo del visitatore la ricomposizione di ciò che manca nella scultura. Con tali soggetti, simboli della classicità, l’artista mostra il rapporto tra la cultura antica e la contemporaneità. In Piazza Kennedy incontriamo “Ettore e Andromaca – l’abbraccio” di Giorgio De Chirico, scultura in bronzo patina scura (cm 230 x 124 x 94) in edizione monumentale. I due mitici personaggi, del periodo metafisico del Maestro, si struggono nell’ultimo abbraccio davanti alle “Porte Scee”, prima del duello di Ettore con Achille. Si percepisce tutto il pathos relativo al tema dell’addio. Andromaca sopporta dignitosamente le sue sventure e simboleggia l’ideale femminile, il panneggio delle vesti richiama quello delle antiche sculture classiche generando movimento e vitalità all’evento narrato. Di De Chirico sono presenti anche i “Grandi Archeologi” e il “Grande Metafisico”in Piazza XI Settembre. Nella medesima piazza si giunge poi all’opera di Mimmo Rotella “La Rinascita della Cultura”, lega di bronzo con porzioni dorate (cm 210 x 109 x 120) mentre in Piazza Kennedy è presente il “Lupo della Sila” di granito verde (cm 120 x 147x 38,5). Nella prima scultura, dopo i drammatici avvenimenti dell’11 settembre 2001, l’artista volle rappresentare l’allegoria della rinascita della cultura ritenendo essa uno dei pochi modi per annientare il terrorismo e l’incomunicabilità e consentire così la pace tra i popoli. Essendo poche le composizioni scultoree nella produzione di Mimmo Rotella, “La Rinascita della Cultura” è da ritenere di grande valore e oggi parte integrante del MAB. Così anche la seconda opera dello scultore “Il Lupo della Sila”, pezzo unico, commissionata da Vincenzo Bilotti, è l’unico lavoro di Rotella per il quale creò il prototipo in legno in attesa che la rappresentazione finale in marmo verde fosse realizzata dagli scalpellini di Carrara a Milano. Il lupo ululante, nella sua unicità, vuole celebrare una cultura popolare calabrese e cosentina in particolare, intensamente legata alla montagna. Sempre in Corso Mazzini incontriamo la scultura di grande impatto: “San Giorgio e il Drago”, del surrealista Salvador Dalì (h cm 148). E’ un soggetto molto presente nell’arte che Dalì ha utilizzato anche in pittura, ma in modo del tutto personale. Il San Giorgio cavalca il suo destriero e con la lancia colpisce il drago; in secondo piano, dietro la scena principale, vi è una piccola figura femminile cioè la principessa che viene salvata. La rappresentazione successiva in Corso Mazzini è la “Testa di Medusa”, di Giacomo Manzù, in bronzo (cm 79 x 7). Essa è un’unica tiratura, la cui fusione in bronzo è stata prodotta dal marmo originale del 1946. Viso seducente, molto espressivo ed affascinante di una Medusa, raffigurata prima di essere trasformata in spaventosa testa di serpenti da Minerva. Spartana, autorevolmente volumetrica, comunica contemporaneamente sobrietà, severità e compattezza. Ancora nello stesso viale si ha l’opera dello scultore il “Cardinale in piedi” in bronzo (cm 232 x 120 x 85) la cui sagoma tagliente si distingue nell’area presentando una preziosa prova di essenzialità formale e di laica spiritualità. La “Grande Bagnante”di Emilio Greco è situata a metà dell’isola pedonale in Largo Lisa Bilotti, in bronzo (cm 225 x 68 x62) risale al 1957. Rappresenta una giovane fanciulla la cui torsione forma una linea sinuosamente astratta, una figura dinamica, intensamente animata da una vibrante vitalità. La composizione è chiaramente ispirata all’arte classica e rappresenta la Venere dell’antichità in versione moderna, simbolo di fascino e amore. Presenti ancora nel Museo all’Aperto: “Attitude” (Danseuse) (h. cm 190), “Relevèe sur Pointe” (Danseuse) (h. cm 190) e “Fouettè” (Danseuse) di Gino Severini . Quest’ultima scultura è un esemplare unico in misura monumentale dal modello del 1962 (cm 190 x 73 x 48). Ancora di Gino Severini è il “Giano Bifronte”, opera in bronzo (cm 170 x 65 x 42), anch’esso esemplare unico in misura monumentale tratto dal bozzetto eseguito su disegno dell’Autore nel1962 a Parigi e “l’Arlecchino”, in terracotta (cm 215 x 80 x 90). Entrambe le istallazioni sono corredate dall’autentica della figlia dell’autore, Romana Severini.
Il Museo all’Aperto Bilotti, allestito nello spazio pedonalizzato per volere del Sindaco Giacomo Mancini e successivamente ampliato dal Sindaco Mario Occhiuto, doveva rappresentare un luogo interattivo tra i cittadini, l’arte e l’ambiente circostante.
”Continua l’opera di rigenerazione urbana di Cosenza con una nuova piazza bellissima che da oggi sarà a disposizione dei cittadini. L’ultimo tratto di Corso Mazzini, infatti, è stato trasformato da strada veicolare in uno spazio completamente rinnovato che diventa luogo della cultura e della socialità”… “Le città che investono nella rigenerazione urbana diventano più belle e più competitive e attraggono più visitatori e utenti implementando la ricchezza del territorio pro capite dei cittadini, incrementando pure di conseguenza le opportunità di lavoro e di occupazione”… “Cosenza è la prima città intermedia d’Italia per crescita del numero delle imprese”… “Una città esemplare sempre nei primi posti in Italia negli ultimi anni, in netta controtendenza con i dati registrati per il resto della Calabria”. Spiega Il Sindaco Mario Occhiuto nel corso dell’inaugurazione del 20 marzo scorso dell’ultimo tratto di Corso Mazzini legato al percorso di valorizzazione di Cosenza e del MAB.
Completamento del’isola pedonale di Corso Mazzini in cui sono state installate e appunto inaugurate altre quattro nuove opere d’arte: “La Cariatide” di Mario Sironi in marmo (cm 183 x 55 x 30), scultura della collezione Etro del 1940 che riproduce la figura dell’altorilievo in gesso collocato sul prospetto del Palazzo dell’informazione in Piazza Cavour a Milano, la “Sibilla”di Pericle Fazzini, rappresentazione in bronzo (cm 98 x 68 x 33) sintesi di nuove forme e stili creata dopo il 1997 con cui l’artista conseguì nel 1949 il Premio Saint Vincent; raffigura una figura profetica femminile nuda con le gambe incrociate e le braccia contrastate nella riflessione e nel pensiero, derivante dalla mitologia greca. Ancora “Il Dormiente” di Arturo Martini, composizione in marmo (cm 100 x 121 x 72), l’opera originale in gesso è dell’artista Pietro Consagra, realizzata nel 1921, che rappresenta attraverso la tradizione metafisica un nudo maschile robusto seduto e appoggiato ad un masso con le ginocchia sferiche, deformato in volumi che si innestano perfetti l’uno nell’altro, rappresentazione di un ideale e di mistero e “Senza Titolo”di Umberto Mastroianni, in bronzo (cm 135 x 108 x 30). Alla fine del mese di marzo risalgono anche le sculture di “L’Accoccolata” di Emilio Greco , “Le Tre Sorelle”di Antonietta Raphael Mafai e i “Sedili” di Pietro Consagra.
L’allestimento del Museo all’Aperto Bilotti è curato dall’architetto Amedeo Lico, responsabile della Bretia Restauri Rogliano che si occupa della conservazione dei Beni Culturali. Amedeo Lico, da circa un decennio, si dedica alla manutenzione e all’istallazione del MAB, con grande professionalità in collaborazione con l’amministrazione comunale e lo stesso Roberto Bilotti.
“Il Museo all’Aperto Bilotti costituisce uno spazio urbano per la fruizione continuativa, di interazione tra opere e cittadini, arte e ambiente, non solo come miglioramento estetico ma in una nuova dimensione sociale, organica, funzionale ed istruttiva e di coesione sociale”. Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona