OSPEDALE RUGGI D’ARAGONA DI SALERNO: UN’ ECCELLENZA DEL SUD NELLA RICERCA E NELLA SPERIMENTAZIONE

L’ospedale Ruggi d’Aragona di Salerno all’avanguardia nella ricerca scientifica e nella sperimentazione è in prima linea nella lotta contro il Covid-19. Un importante ricerca scientifica è giunta ora alla fase di sperimentazione che, attraverso la “sieroterapia”, l’utilizzo del plasma dei soggetti guariti potrebbe essere una soluzione sia curativa che preventiva. Il sud sta dimostrando di essere all’avanguardia nella ricerca scientifica e nella gestione di questa epidemia. Il noto virologo Giulio Tarro del Ruggi d’Aragona che sta attuando la sperimentazione della terapia anti Covid-19 spiega: “gli anticorpi si trovano già nei soggetti guariti e si possono utilizzare per curare i pazienti affetti da una forma grave di malattia. Secondo lavori scientifici già pubblicati, bastano 200 ml di plasma del soggetto guarito per neutralizzare il virus in 48 ore. Una specie di trasfusione, ma legata soltanto al plasma: con il sangue dei guariti si curano i malati. In alcuni ospedali ciò già avviene, come a Mantova, Pavia e Pisa. L’ospedale Ruggi d’Aragona di Salerno è un’eccellenza del meridione nella ricerca scientifica sulla scia della grande tradizione della Scuola Medica Salernitana del IX secolo, prima e più importante istituzione medica d’Europa. L’ospedale fondato nel 1873 dal Marchese Giovanni Ruggi d’Aragona è una struttura sanitaria tra le più grandi d’Europa con i plessi di Salerno e Pontecagnano, Ravello, Cava dei Tirreni, Mercato Sanseverino, a servizio della provincia più vasta d’Italia con 158 comuni, con circa 10000 fruitori al giorno, 3000 dipendenti e 1000 posti letto. L’ospedale che vanta altre specializzazioni era stato concepito dal Marchese Giovanni Ruggi d’Aragona, dotato di straordinario mecenatismo e sensibilità verso i malati, di ausilio alla terapia anche come luogo di bellezza che includesse la cultura come fattore strategico di sviluppo, aveva una visione, allora avveniristica, come l’arte potesse avere una funzione oltre che sull’umore di apportare benefici concreti e avere un ruolo relazionale e sociale. L’ospedale Ruggi d’Aragona oggi è stato dotato di numerosi dipinti antichi ricchi di colore, armonia e bellezza, seguendo un approccio olistico dell’arte nelle corsie. Un più ampio approccio al malato come l’insieme delle strategie e trattamenti terapeutici, che incidono positivamente, sulla base di processi neurosensoriali, cognitivi, emotivi ed empatici, non solo sul decorso clinico dei pazienti ma anche a sostegno per i familiari ed il personale ospedaliero riducendone l’ansia e lo stress da prestazione (burnout). Tutto ciò confermato dalle neuroscienze come collegamento tra percezione e omeostasi neurofisiologica nei luoghi di sofferenza e di recupero. L’arteterapia è un percorso liberatorio e riabilitativo che utilizza il linguaggio visivo, che si fonda sulle capacità creative e sul percorso evolutivo della persona. Mentre le parole implicano la concettualizzazione e la verbalizzazione del disagio e possono mentire, nascondere o dimenticare, le immagini non mentono: sono immediate, autentiche, partono dal profondo ed è più facile tirarle fuori. Nell’arteterapia l’arte non è un emozione ma è una costruzione psichica, nell’opera d’arte il contenuto si incarna in forme, la forma trasmette messaggi dai contenuti essenzialmente emotivi, ad arrivare ai simboli, l’utente deve imparare a simbolizzare, a dare forma ai suoi pensieri e alle sue emozioni in quanto il simbolo è legato al ricordo. L’arteterapia potenzia l’autostima, migliora l’immagine di se e il rapporto con gli altri, promuove il benessere e sviluppa le capacità individuali. L’arte dà gioia e con la sua gioia cadono le difese, sparisce la paura, la creatività coincide con l’essere vivi; nel creare e nel dipingere si è liberi, ci si permette di vivere esperienze di trasgressione e di libertà. Il fatto che l’arte susciti emozioni, qualsiasi sia l’emozione, sembra utile e positivo nelle persone sofferenti che vivono all’interno di un ospedale in uno stato di isolamento con la propria malattia, l’osservazione di opere artistiche può rappresentare un sollievo. Anche a Cosenza, l’ospedale civile dell’Annunziata è in linea con queste avanguardie. L’8 luglio 2016 è stato sottoscritto un accordo di collaborazione tra l’allora Direttore Generale Achille Gentile e Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona nell’inserimento di opere d’arte negli spazi comuni dell’ospedale, dal giardino all’ingresso ai corridoi e l’arteterapia come l’insieme delle strategie e trattamenti terapeutici. Il senso del bello attraverso colori e forme pure è stato inserito in modo empirico nel passato, il progetto approvato dai recenti studi e dalla sperimentazione estera, negli ospedali di Salerno e Cosenza, accanto al figurativo prevede opere astratte, l’arte a volte indecifrabile può suscitare qualcosa di istintivo, primordiale. Gli scienziati sostengono che un museo d’arte contemporanea come il MART o il museo Bilotti all’Aranciera di Villa Borghese, possono essere luoghi idonei a comprendere la parte più antica del cervello, quella legata agli istinti, sensazioni ed emozioni. Sono stati realizzati nei due ospedali anche corsi di pittura espressiva, laboratori di manipolazione e lavorazione dell’argilla, di creazione di giocattoli, ludico-didattici, di manipolazione di materiali plastici, percorsi di lettura delle opere d’arte e di lettura delle immagini e lavori di gruppo per la realizzazione di opere collettive. L’arte fuori dai musei è sempre capace di interpretare le opportunità e trovare soluzioni innovative rappresentando un contributo nel ripensare prodotti, servizi e soluzioni anche sanitarie.

 

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