A Palazzo Braschi di Roma fino al 27 marzo saranno esposte le opere di Klimt, fascino e seduzione delle sue donne

Nel 1911 Klimt fu premiato a Roma nell’esposizione internazionale d’arte. Oggi torna a Palazzo Braschi fino al 27 marzo 2022 con le sue donne, seducenti e protagoniste di alcuni dei suoi capolavori. L’uso dell’oro e di un colore nuovo rivela nel cromatismo le forme della bellezza e del fascino, di quei sorrisi ispirazione creativa come per “La Sposa” (1917-1918) o per il “Ritratto di signora” (1916-1917).

Una esposizione che permette di immergersi in una eredità importante, con uno dei pittori più conosciuti e amati nella storia dell’arte. Il progetto per l’esposizione ha un costo complessivo pari a 1.7 milioni di euro e con 200 opere esposte di cui 49 di Klimt. Il legame di Klimt con l’Italia si può comprendere da quanto il suo stile sia stato influenzato dalla nostra cultura. Trascorse un periodo percorrendo i nostri territori: Venezia, Trieste, Firenze, Ravenna, Pisa e poi Roma. Tra le opere esposte il “Ritratto di signora” che fu rubato nel 1997 nella galleria d’Arte Moderna di Piacenza e nel 2019 ritrovato nella stessa galleria in una busta di plastica.

Klimt variò il suo stile diverse volte in composizioni in cui la tecnica presentava la qualità del suo lavoro. Tele di dimensioni diverse, oro intorno alle forme femminili, nei sorrisi accennati, all’osservazione dell’inclusione degli sguardi come fossero parole. Non mancano interpretazioni nel silenzio che diventa comunicativo come portatore di “eloquenza”. Protagonista assoluto dell’arte mondiale, Klimt è nella sua epoca un concerto di figure, in uno scenario unico nella stupenda capitale. Arte e cultura in un viaggio che ripercorre i momenti creativi del pittore, un’intuizione concretizzata nei dipinti come il ciak di un film, la natura diventa scenario di pennellate.

Si può assistere ad un’esperienza immensa a Palazzo Braschi, passo dopo passo vivere un connubio di arte e vita, una sfida del dopo covid di rivalutare la bellezza di essere lì di fronte ad un’opera d’arte. Opere al centro della scena e un flusso di persone con coscienza ritroveranno l’estasi di essere il pubblico della storia, della conservazione dei veri “beni”. Il ritorno dello scorrere di eventi importanti, brevi passaggi che lasciano spazio alla commozione, a punte di acuto stupore. Opere che nella loro presenza, costituiscono un fluire di stati d’animo e di forme espressive. Un’esposizione di Klimt è la sintesi della poetica nelle pennellate di un grande pittore, svela abiti luminosi, dorati, così come il trucco malgrado il tempo ancora evidente, insicurezze che passano in uno sguardo e l’identità fluida delle giovani donne mostra e dimostra una messa in scena di un’opera. Il pittore che “cantava le donne”, io lo definisco così. Dalla Vienna del 1900 nella rivoluzione artistico-culturale, Klimt contribuì con la seduzione e la raffinatezza dei suoi volti.

Oggi la mostra è un ricordo che fonda bravura e ispirazione, sicuramente un sogno che hanno visto crescere e prendere corpo Franz Smola, curatore del Belvedere Museum, Sandra Tretter vice direttore della Klimt Foundation di Vienna e Maria Vittoria Marini Clarelli sovrintendente capitolina ai Beni Culturali. Una tappa che merita di essere vissuta a pieno, le opere degli artisti hanno segnato un passato che racconta oggi la qualità di immagini pittoriche nate da tormenti, intelligenza, sensibilità la cui vita ha lasciato “una lunga esistenza”.

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