PALAZZO COSTANTINO E PALAZZO DI NAPOLI AI QUATTRO CANTI A PALERMO

I protagonisti di questo articolo sono due dei Palazzi più prestigiosi di Palermo, il Palazzo Costantino e Di Napoli ai Quattro Canti, cuore nevralgico della Città siciliana. Si parla di palazzi nobiliari a più piani, o meglio delle vere e proprie opere d’arte con circa 9000 metri quadrati di puro splendore, abbelliti con affreschi straordinari, scaloni e cortili mozzafiato.

Palazzo Costantino fu edificato da Giuseppe Merendino su strutture seicentesche, fu poi ereditato dalla Famiglia Merendino e fu oggetto di un rilevante ripristino nato da un’idea di Andrea Giganti, ma protratto fino alla fine del settecento su progetto dell’architetto Venanzio Marvuglia, che operò su elementi tradizionali del settecento integrandoli con il nascente stile neoclassico. Palazzo Costantino è una delle residenze più imponenti di via Maqueda, a ridosso dei Quattro Canti, centro simbolico e geografico della Città murata. Ottomilasettecento metri quadri, un vasto cortile, munito di uno pseudo portico su colonne ioniche trabeate in marmo rosso di Castellammare (la cui esecuzione fu affidata nello stesso 1763 ai marmorari Musca, Geraci e Allegra, penalizzati poi nella retribuzione per non aver mantenuto le dimensioni delle colonne del disegno fornito dall’architetto) in fondo al quale si accede allo scalone a doppia rampa che porta al piano nobile. Ottomilasettecento metri quadri; scaloni, stanze, saloni con affreschi di elevatissimo pregio di Gioacchino Martorana e Giuseppe Velasco. Sui soffitti le allegorie della Virtù, Diana e Endimione e la battaglia di Costantino. Nel Palazzo una dimostrazione dell’impegno dei più insigni pittori barocchi siciliani.

I Costantino erano una famiglia di magistrati: il palazzo ai Quattro Canti l’importante e celebre dimora di rappresentanza di una famiglia dell’alta aristocrazia. Purtroppo gli ultimi discendenti hanno venduto pavimenti, porte, sovrapporte, camino e arredi rilevanti all’antiquario Bartolozzi di Firenze e persino uno dei magnifici pavimenti in maiolica della dimora, oggi sito in un lussuoso hotel a Parigi.

Nell’anno 2000 Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona, imprenditore e mecenate, comprò Palazzo Costantino e l’attiguo Palazzo Di Napoli del ramo napoletano dei Caracciolo. Gli edifici nel centro di Palermo erano stati acquistati con l’obbiettivo di creare un prestigioso hotel – museo, in collaborazione con la società Framon dei Franza di Messina, imprenditori alberghieri. La concessione edilizia fu data dal Comune dopo ben cinque anni di attesa che per questo bloccò il progetto, che avrebbe in verità permesso di assumere 300 persone. A persuadere Roberto Bilotti dell’investimento in Sicilia, anche l’eventualità, resa nota dieci anni prima, che nel 2010 Palermo sarebbe diventata porto franco e zona di libero scambio nel Mediterraneo. Occasione che avrebbe attirato le imprese, creato dinamismo, migliorato l’appetibilità degli immobili presupposto per un approccio sistematico di sviluppo.

Da anni i marchesi Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona e Cesira Palmeri di Villalba, contemporaneamente alle loro attività museali tra Roma, Cosenza e Rende, hanno iniziato anche a Palermo una ricca attività museale. I loro palazzi storici, i cui progetti di recupero si sono arenati nella burocrazia, sono diventati spazi creativi di espressione ed interpretazione del nostro tempo. I Palazzi Di Napoli e Costantino ai Quattro Canti sono da lungo tempo scenario di eventi per Santa Rosalia; Palazzo Oneto di Sperlinga in via Bandiera è divenuto luogo di performance; la sconsacrata chiesa del Giglio è uno spazio spirituale nel significato più libero e laico, lontana da dettami delle religioni. E poi Palazzo Burgio di Villafiorita in via Garibaldi, Palazzo Serenario in Piazza Capo (sede in passato dei Beati Paoli) e Palazzo Ventimiglia Beninati in via del Bosco (con i suoi quattro monumentali saloni splendidamente affrescati dal pittore Vito d’Anna), luoghi sempre adibiti ad esposizioni museali e culturali.

Oggi, la proposta del responsabile regionale dei beni culturali per il Pd Manlio Mele è quella di istituire un polo museale che comprenda tre dei quattro palazzi storici dei Quatto Canti, oltre a Palazzo Costantino – Di Napoli, Palazzo Jurato – Rudini e Palazzo Guggino. Realizzare cioè un “museo diffuso”, in cui Palazzo Costantino – Di Napoli essere destinato a “Grande museo della città di Palermo”, Palazzo Jurato – Rudini potrebbe accogliere il museo del cinema siciliano e della musica e Palazzo Guggino Bordonaro potrebbe essere riservato designato a museo dell’oreficeria siciliana e sede artistica della scuola di orafi e intagliatori siciliani e dei lavoratori del corallo.

Lo scopo è quello di includere i palazzi privati, che rappresentano il forte carattere della città e il suo tesoro culturale e storico, in un organico sistema turistico. I palazzi palermitani in rete possono diventare un crescente impulso del sistema economico, tematica decisiva per il futuro di Palermo sia dal punto di vista di struttura e di sistema sia in relazione allo sviluppo sociale e di mantenimento dell’identità di cultura, arte bellezza e significato, incrementando l’offerta turistica nella differenziazione e interezza. Recuperare i Quattro Canti equivale anche a dare una risposta centrale alle garanzie di riutilizzazione, valorizzazione e gestione del Centro storico. Lo sviluppo cioè di un nuovo assetto strategico: un accordo in armonia tra istituzioni e privati che può dar vita a crescita e essere moltiplicatore di economie per la Città nell’incremento dell’offerta culturale.

Bisogna infatti esigere che luoghi di eccezionale bellezza come Palazzo Costantino e Di Napoli, siano restituiti alla città; settecentesco il primo, seicentesco il secondo, hanno percorso secoli passando dal lusso e dallo sfarzo barocco, ai moti rivoluzionari, ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale fino ad arrivare ad una lenta decadenza riconoscendosi eppure ancora pura e intensa la ricchezza di un tempo; gli affreschi perfettamente preservati, dai colori vitali e brillanti sembrano ancora urlare la loro munificenza.

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