Nel centro storico di Roma in una piccola piazza del rione Regola, a due passi da Campo de’ Fiori e da palazzo Farnese, si trova un imponente edificio del XVI secolo, fortemente voluto dal Cardinale Girolamo Recanati Capodiferro: palazzo Spada, oggi sede del Consiglio di Stato e della omonima galleria. L’elegante facciata del palazzo presenta decorazioni in stucco realizzate dallo scultore piacentino Giulio Mazzoni. Al primo piano è possibile ammirare le otto nicchie con timpano che ospitano altrettante statue di illustri romani, al di sopra si trovano altri ornamenti come medaglioni, festoni, ghirlande di fiori e frutta che fanno di questo edificio uno dei palazzi più decorati e ricchi del cinquecento. Ma ad attirare l’attenzione del visitatore oltre alla galleria, è il porticato decorato con statue di divinità mitologiche, chimere e satiri sempre realizzate dal Mazzoni. Nel cortile infatti sono collocate le statue di Ercole, Marte, Venere, Giunone, Giove, Proserpina, Minerva, Mercurio, Anfitrite, Nettuno e Plutone. Il palazzo ospita anche una colossale scultura di Pompeo Magno, ritenuta essere quella ai cui piedi cadde Giulio Cesare. Quando il palazzo venne acquistato per 31500 scudi nel luglio del 1632 dal Cardinale Bernardino Spada, il nuovo proprietario avviò dei lavori di ristrutturazione dell’edificio per renderlo maggiormente aderente al gusto barocco dell’epoca e per realizzarlo affidò l’incarico agli architetti, Paolo Maruccelli, Vincenzo della Greca e Francesco Borromini. Il Cardinale Bernardino Spada, era un appassionato di giochi prospettici e di illusioni e proprio questo interesse diede il via alla realizzazione della galleria prospettica ancora oggi presente a palazzo Spada. Egli probabilmente attribuiva a questa galleria il significato dell’inganno morale e dell’illusione delle grandezze terrene. Infatti l’architetto Francesco Borromini creò il capolavoro di trompe-l’oeil della falsa prospettiva, nell’androne dell’accesso al cortile, in cui la sequenza di colonne di altezza decrescente ed il pavimento che si alza, generano l’illusione ottica di una galleria lunga 37 metri (mentre è di 8 metri) con una scultura, la statua di Marte, in un giardino in fondo illuminata dal sole, che sembra a grandezza naturale mentre in realtà è alta solo 60 centimetri. Borromini fu aiutato per creare la sua falsa prospettiva da un matematico Padre Giovanni Maria da Bitonto, che aveva studiato la prospettiva solida accelerata, tecnica in grado di dilatare spazi ridotti e renderli agli occhi dell’osservatore più ampi e dilatati, una soluzione già adottata dal Bramante nella chiesa di Santa Maria presso San Satiro a Milano. Collocata nel palazzo Spada, la galleria ospita l’importante collezione di pittura barocca creata nel corso del seicento dai Cardinali Bernardino e Fabrizio Spada. Spirito pragmatico ed intellettuale al contempo, ricco di curiosità letterarie e scientifiche, infatti il Cardinale Bernardino ampliò il cinquecentesco palazzo Capodiferro dal lato verso via Giulia proprio per conservarvi le proprie raccolte artistiche, implementate nella seconda parte del seicento dal pronipote, il Cardinal Fabrizio Spada (1643-1717), che rivestì per quasi dieci anni la carica di Segretario di Stato sotto il pontificato di Innocenzo XII. Ai due nuclei principali delle opere di Bernardino e di Fabrizio si aggiunsero, nel corso del XVII e XVIII secolo, altri significativi apporti, pervenuti per via matrimoniale. Protetta dal fedecommesso che nell’ottocento i Principi Spada imposero alla collezione per evitarne la dispersione, la raccolta giunta fino a noi è la perfetta espressione di una famiglia e una meravigliosa panoramica dell’arte barocca. Negli ambienti originari, in una disposizione a parete su file sovrapposte, oppure su consoles e arredi del seicento, trovano posto una selezione sofisticata di opere in cui ogni artista è rappresentato al massimo livello. La collezione espone in quattro sale pitture di Andrea del Sarto, Guido Reni, Tiziano, Jan Brueghel il vecchio, Guercino, Rubens, Hans Durer, Caravaggio, Domenichino, Annibale Carracci, Salvator Rosa, Parmigianino, Francesco Solimena e Artemisia Gentileschi. Una raccolta di opere archeologiche, disposte all’antica su sgabelloni seicenteschi in legno decorato o su straordinarie consoles tardo barocche intagliate e dorate, completa l’esposizione delle opere. La finezza della raccolta d’arte, conferisce a questo luogo un fascino unico, accentuato dalla sua caratteristica dimensione di preziosa collezione di famiglia.