Scrisse la poetessa italo-canadese, Silvana Stremiz, che ‘le fotografie sono la nostra memoria nel tempo, quando i nostri ricordi iniziano a perdersi nel tempo che passa.”
Sono la testimonianza più evidente della realtà che ci circonda, raccontano fatti, semplicemente mostrandoceli, e non servono, poi, troppe parole, troppi discorsi per chiarirci il messaggio: basterà solo vedere lo scatto fotografico per farci pervadere dalle emozioni che scaturiscono da esso, per comprendere pienamente ciò che il fotografo ci sta raccontando, immortalandolo per sempre.
E proprio a uno tra i più prolifici e interessanti fotoreporter contemporanei, Paolo Pellegrin, il Maxxi di Roma dedica una coinvolgente retrospettiva – ma affrettatevi, perché c’è tempo fino al 10 marzo! – che raccoglie, quasi in una sorta di antologia, l’immenso lavoro prodotto dal fotografo in giro per il mondo, tra il 1998 e il 2017.
Nasce così la retrospettiva ‘Paolo Pellegrin. Un’antologia’ che raccoglie oltre 150 immagini tra cui numerosi inediti e alcuni contributi video, accuratamente selezionati – e ci sono voluti due anni! – dal suo straordinario archivio storico, per offrire al visitatore, un’idea immediata e pregnante del suo inteso lavoro fotografico.
La mostra è suddivisa in due spazi, nel primo domina il nero, il buio delle tenebre, ed è popolato dagli scatti fotografici che raccontano la sofferenza umana, dagli scenari di guerra alle tragedie umane, dalle distruzioni a quell’intima bellezza che l’uomo sprigiona quando dà vita alle sue emozioni più profonde.
Il secondo spazio è, invece, dominato dalla luminosità, dalla luce che rischiara le umane tenebre; qui sono raccolte immagini di una natura che, nella sua grandezza e lontananza, sembra ricordare all’uomo la sua condizione di fragilità.
A collegare i due spazi espositivi c’è un ‘non luogo’ che invita il visitatore a calarsi nella ricerca visiva di Paolo Pellegrin; qui troviamo, per esempio, alcuni suoi disegni, appunti, locandine e taccuini, che rappresentano tutto quel suo lavoro di ricerca e di documentazione, che il fotografo fa prima di dar vita a un reportage.
È la base del lavoro creativo di Paolo Pellegrin. Per lui c’è viva l’idea di un giornalismo lento, riflessivo, che tende piuttosto a documentare, a raccontare in modo approfondito, il fatto storico che gli si para davanti agli occhi, piuttosto che catturare l’immediatezza dello scatto iconico e sensazionalistico.
Le immagini in bianco e nero di Pellegrin raccontano i drammi che vive l’umanità nel presente, con una forza vibrante e intensa che induce il visitatore a interrogarsi, a riflettere sull’attuale odierno.
Ci sono immagini scattate negli Stati Uniti, che narrano episodi di violenza, di povertà, di crimine, e c’è una grande parete dedicata alla battaglia di Mosul del 2016, metafora di tutti i conflitti che bruciano sulla nostra Terra; ci sono i volti di uomini e donne, di bambini, di soldati e di migranti, di profughi e di rifugiati, volti di una umanità che vive le proprie, piccole o grandi tragedie, in questo tempo così tumultuoso e difficile.
E contestualmente a questa retrospettiva viene presentato in anteprima, la prima parte di un progetto fotografico, commissionatogli dal museo stesso, e realizzato dal fotografo, lo scorso gennaio, all’Aquila.
È un ‘polittico composto da 140 piccole immagini in bianco e nero, che ritraggono scorci e dettagli di una città ancora ferita, interpretando il senso di perdita che segue il dramma del terremoto’.
Perché questo è il lavoro artistico di Paolo Pellegrin: “un racconto, scandito per momenti e per capitoli, che aiuta a mettere in contesto la situazione affrontata e chi la documenta.”
Un racconto intenso, assolutamente da non perdere!
Box informazioni:
‘PAOLO PELLEGRIN. UN’ANTOLOGIA’
fino al 10 marzo 2019
MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo
Via Guido Reni, 4A
Informazioni:
www.maxxi.art