Sontuose ville marittime, sculture, mosaici, portici e botteghe, terme a costituire la città Imperiale adiacente il Portus Julius. Vestigia che testimoniano i fasti del passato, reperti custoditi per quasi 2000 anni dalla sabbia e dal mare. Spazi vissuti e inabissati. Siamo nell’area marina protetta di Baia, che racconta in un viaggio nel tempo la vita degli antichi romani. Baia è infatti conosciuta un po’ come l’Atlantide romana, grazie ai preziosi reperti che si trovano sott’acqua e all’ottimo stato di conservazione della città. Si possono vedere i tracciati stradali, le statue, le botteghe e le ville patrizie che si affacciavano sulla rinomata località marittima e termale. Baia era considerata dai Nobili romani ed anche dagli Imperatori un angolo dove rifugiarsi dagli affari di Roma e dedicarsi ai vizi più lussuriosi e dissoluti. In un certo senso Baia era un luogo di “perdizione” ed infatti numerosi Patrizi romani costruirono qui delle case di villeggiatura incredibilmente sfarzose ed opulente. Oltre a godere della soave brezza marina i romani si rifugiavano a Baia anche per le acque terapeutiche delle grotte termali che ristoravano anima e corpo. Sono arrivati a noi diversi Templi termali che, pur avendo perso della loro struttura originaria, conservano gran parte della loro bellezza. Il Tempio di Venere, da quel che è possibile scorgere,aveva una pianta ottagonale con ampie finestre ed una grande piscina all’interno. C’era poi il Tempio di Mercurio che fungeva invece da “frigidarium” ed i romani venivano qui per fare bagni di acqua fredda e ridare tonalità al corpo. Il Tempio di Diana era adibito ad usi termali ed era decorato da fregi marmorei che raffiguravano scene di caccia. E’ interessante notare come in questi Templi, pur essendo dedicati agli Dei, non avevano alcuna finalità religiosa ma esclusivamente ludica e termale. Personalità di spicco come Cicerone, Nerone e Cesare visitarono con ogni probabilità queste terme ed altrettante figure prestigiose della Roma di quei tempi avevano qui bellissime Ville. Degna di nota è Villa del Protiro, nel sud del Parco archeologico della città sommersa di Baia. La Villa di cui sono visibili i pavimenti mosaicati di una delle stanze, era circondata da taverne e botteghe. Si trova a 5 metri di profondità ed è quindi visitabile anche in apnea. Saccheggiata dai Saraceni nell’VIII secolo la città di Baia fu abbandonata e così rimase fino al 1500 quando, a causa del bradisismo (periodico abbassamento o alzamento del suolo) sprofondò a 5-8 metri sotto il livello del mare. Quello che rimane alla luce del sole dell’antica Baia è la parte collinare della città che oggi si trova allo stesso livello del mare. Dopo quasi 20 anni dall’Istituzione del Parco sommerso, avvenuta nel 2002, il Parco archeologico dei Campi Flegrei ha aperto al pubblico venerdì 10 luglio il nuovo percorso di visita al Parco sommerso di Baia. Al centro tra il noto Ninfeo di Claudio e la Villa dei Pisoni, un intero nuovo isolato è stato indagato in questi ultimi mesi: ci troviamo di fronte ad un complesso di oltre 2500 mq, affacciato sul Lacus Baianus, il bacino su cui appunto in età romana si distendeva l’intero centro di Baia. Le indagini, tutt’ora in corso, hanno individuato un complesso termale, inserito probabilmente in una residenza privata, ancora in gran parte da studiare. Le ricerche, iniziate nel 2018, si sono concentrate sul primo mosaico policromo rinvenuto nella città sommersa, tra Punta Epitaffio e Punta Castello. Le mareggiate hanno svelato un pavimento realizzato con un disegno geometrico costituito da ottagoni, decorati al centro da fiori stilizzati. Immediato, con l’Istituto Centrale del Restauro di Roma, un intervento di ripristino, finalizzato alla tutela delle tessere parzialmente danneggiate dalla salsedine e dalle correnti marine. L’equipe di restauratori dell’Istituto del MIBACT, guidata da Barbara Davide, ha monitorato le vestigia aprendo, dal 6 luglio, il cantiere. L’intento è la messa in sicurezza del pavimento restituito dopo 2000 anni. L’abbandono che nei secoli subì tutta l’area per il continuo abbassamento del terreno ha fatto si che alcuni degli elementi decorativi rimanessero qui abbandonati e sepolti dalla sabbia: tra questi i due trapezofori in marmo, ossia sostegni per un tavolo, recentissimamente rinvenuti in una delle stanze del complesso, decorati con eleganti protomi animali, probabilmente di pantera. Trasportati nei laboratori del Museo archeologico dei Campi Flegrei nel Castello Aragonese di Baia, questi reperti saranno presto esposti alla visita, ma il progetto complessivo prevede l’esecuzione di calchi, come per le statue del Ninfeo di Punta Epitaffio, da riposizionare nello stesso punto del rinvenimento e dunque fruibili durante la visita subacquea. Il percorso si completa con la visione degli ambienti dello spazio residenziale, con un grande peristilio, di cui si riconosce il lungo ambulacro coperto e le colonne che lo sorreggevano e i grandi vani, anch’essi decorati a mosaico che su di esso si aprivano. Sott’acqua nella Baia romana esiste un vero e proprio mondo dove campeggiano i resti del porto commerciale, mosaici, affreschi, sculture, colonne e tracciati stradali, tutti elementi che ormai fanno parte stabilmente dell’habitat naturale marino, uno scenario magnifico e quasi spettrale che può essere visitato con l’apposita attrezzatura da sub.
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