“PARLA CON NERONE. LO CHATBOT DEL COLOSSEO”, NELLA CURIA IULIA A ROMA.

E’ stato presentato nella Curia Iulia, il nuovo chatbot Nerone, incentrato sull’intelligenza artificiale che iniziando dal sito parcocolosseo.it, darà in tempo reale informazioni al pubblico in italiano inglese e francese. Un accompagnatore virtuale, il quale, tramite la figura dell’imperatore Nerone, chatterà con i visitatori.

Software di intelligenza virtuale nell’aspetto, appunto dell’imperatore Giulio Claudio, ideato per offrire indicazioni sugli orari di apertura del Parco archeologico del Colosseo, e per approfondire le notizie storiche relative ai numerosi monumenti e siti di esso.

L’esposizione si rivolge a parte dell’area archeologica centrale: Foro Romano, Palatino e Colosseo.

Ospita la mostra il grande edificio in mattoni che è ubicato nell’angolo tra l’Argiletum, l’antica via romana che usciva dal Foro Romano costeggiando il fianco sinistro della Curia per procedere verso la Subura ed il Comizio, la Curia Iulia, la sede del Senato, cominciata da Gaio Giulio Cesare per prendere il posto della antecedente Curia Hostilia, incendiata nel 52 a.C., e conclusa da Augusto che la inaugurò il 28 agosto del 29 a.C..

L’odierna struttura modificata nel VII secolo in una chiesa, Sant’Adriano, fu restaurata negli anni 1930-1936. L’immagine di oggi si rifà all’ultimo ripristino di Diocleziano, compiuto dopo l’incendio di Carino, 283 d.C., che devastò tutta l’area tra il Foro di Cesare e la Basilica Giulia. La Curia era unita al portico del Foro di Cesare, che formava una specie di appendice. Esternamente il monumento è attualmente un grande edificio in mattoni dalle forme austere, determinato da un timpano sulle facciate anteriore e posteriore.

La facciata anteriore era caratterizzata da una parte bassa rivestita da lastre marmoree e una parte alta decorata a bugnato in stucco, ad imitazione del marmo. Sotto i tre finestroni sono presenti vari fori quadrati, tracce d’inserimento delle travi di un portico e, ai lati del portale, le impronte rettangolari di sepolture inserite nel Medioevo, nel periodo in cui nella struttura vi era la chiesa di Sant’Adriano, fondata nel VI secolo e l’intera zona era calpestabile ad una quota più alta.

La porta bronzea, è una copia dell’originale condotta nella Basilica di San Giovanni in Laterano nel XVII secolo. Sulle pareti, soprattutto su quella d’entrata, vi sono i resti di frammenti pittorici di età bizantina per attestare il periodo di modifica dell’edificio.

L’interno è maestoso, lungo 27 metri, largo 18 e alto 21, la causa di tale altezza rilevante è da ricondurre, quasi certamente ad esigenze acustiche, è dotato di una splendida pavimentazione in marmi policromi di età dioclezianea, in parte ricostruita con marmi antichi, così come anche la decorazione architettonica delle pareti, con nicchie da colonnine che poggiano su mensole realizzate per accogliere statue.

La Curia Iulia è stata restaurata appunto nel periodo fascista, tra il 1930 e il 1936. Anche in passato, in età romana, essa era stata sottoposta a molteplici ripristini, il primo grazie a Diomiziano nel 94 a.C., mentre il seguente durante il regno di Diocleziano, dopo un incendio avvenuto nel 283 d.C..

L’aula è composta da tre settori, sulla parete di fondo, tra due porte, è posto il basamento per la presidenza, dove è collocata anche la base della statua della Vittoria alata. Tale celebre statua, proveniente da Taranto e collocata da Augusto, fu oggetto della nota controversia fra Aurelio Simmaco, uno degli ultimi senatori pagani di Roma e Sant’Ambrogio, vescovo di Milano: brusco il raffronto in cui Ambrogio e il partito Cristiano vollero la rimozione della statua perché idioma di una religione ormai finita, e uscendo vincitori

dalla disputa, fu l’ultimo tentativo estremo delle èlites pagane di resistere alla presenza sempre più irrefrenabile della nuova religione di Stato.

Famoso è il passo in cui Simmaco dichiara: “E’ giusto credere in unico essere, quale che sia. Osserviamo gli stessi astri, ci è comune il cielo, ci circonda il medesimo universo: cosa importa se ciascuno cerca la verità a suo modo? No c’è una sola strada per raggiungere un mistero così grande”.

Nella Curia vi sono oggi esposti due grandi rilievi, scoperti al centro del Foro e celebri come Plutei di Traiano, originariamente erano forse balaustre di una tribuna, creata presumibilmente al posto della statua equestre di Diomiziano: in essi sono raffigurate scene inerenti al principato di Traiano. Quello di sinistra, incompleto, mostra il condono dei debiti fiscali ai cittadini, con la rappresentazione dei registri bruciati al cospetto dell’imperatore; in quello di destra vi è invece l’istituzione degli “alimenta”, cioè dei prestiti agricoli a basso interesse che erano utilizzati per il mantenimento dei fanciulli poveri. Le scene avvengono nel Foro, rappresentando una preziosa immagine passata.

Il progetto della rassegna, ideato e promosso dal Parco Archeologico del Colosseo con la cura e gestione di Federica Rinaldi e Astrid D’Eredità, è il prodotto di una collaborazione internazionale con l’azienda italiana Machineria srl, attiva nella produzione di contenuti e automazioni per istituzioni culturali, e l’azienda francese Ask Mona, leader nella realizzazione di strumenti di conversazione, intelligenza artificiale e analisi dei dati.

Il chatbot, vocabolo che proviene dall’unione di “chat” e “robot”, è un software che simula ed elabora le conversazioni umane, permettendo ai fruitori di interagire con i dispositivi digitali come se comunicassero con un essere umano reale, in maniera intuitiva, veloce e immediata.

Nella versione sviluppata dal PArCo per lo scambio di informazioni per ottimizzare la sperimentazione per il pubblico, vi è Nerone, rappresentato con la toga e con la corona radiata, così come è riprodotto in alcune emissioni monetarie nel periodo del suo principato.

Nell’angolo in alto a destra dello schermo del pc, dello smartphone o del tablet, “Nerone” sorride in piedi di fronte all’Anfiteatro Flavio, che negli anni del governo dell’imperatore non esisteva ancora, e si mostra in modo cordiale agli utenti del chatbot.

L’interfaccia, chiara e intuitiva, sembra una finestra di conversazione analoga a una app di messaggistica in cui l’interlocutore ne dà le indicazioni utili, e dice alcune battute ironiche sulla sua storia e sul suo periodo.

Nerone può fornire informazioni di servizio e oltre più di cento scenari.

“Il Parco Archeologico è un’Istituzione viva e in continua evoluzione. Il nostro obiettivo è facilitare e migliorare l’esperienza di visita degli utenti, adeguandoci a nuovi codici e linguaggi per entrare in contatto con un pubblico vasto e in particolare con le nuove generazioni. Per questo promuoviamo con impegno una costante integrazione della nostra proposta culturale con le potenzialità dell’innovazione tecnologica”, ha illustrato Alfonsina Russo, nel corso della conferenza stampa, Direttrice del Parco archeologico del Colosseo.

I relatori hanno chiarito che è stato un lavoro che è durato un anno ed è tuttora in fase di perfezionamento.

Il protagonista della mostra è appunto Nerone, egli salì al trono nel 55, a soli 17 anni, sostituendo il legittimo figlio di Claudio, Britannico, assassinato per volere di Sesto Burro, e probabilmente anche di Seneca, due personaggi molto influenti per il nuovo imperatore.

Ricordato quale tiranno, immagine che è in parte non corretta per la maggioranza degli storici del XX secolo, i quali credono che non sia stato ne matto, come lo rappresentarono delle fonti, ne così spietato per tale periodo. Anche se il suo comportamento ebbe sicuramente eccessi violenti e strani, possiamo affermare che non tutto quello che gli venne attribuito dagli storici di tale periodo sia reale.

Infatti fu accusato del grande e violento incendio di Roma, che appunto nel 64 cominciò al Circo Massimo, propagandosi al Celio, al Palatino e a quasi l’intera Urbe. I quartieri fra il Circo e l’Esquilino furono completamente distrutti, gli altri danneggiati.

Tacito scrive: “Sembrava che Nerone ambisse la gloria di fondare una nuova città e di darle il proprio nome, perché delle 14 regioni in cui Roma era divisa, quattro soltanto restavano integre, quattro erano abbattute al suolo e delle altre sette restavano pochi avanzi di tetti laceri e semi consunti dal fuoco”.

Tuttavia Tacito narra che l’imperatore si attivò tanto per i soccorsi, accogliendo i senza tetto nel Mausoleo di Agrippa e nei giardini Imperiali, con capanne e baracche edificate per tale circostanza.

Svetonio: “Con essa vennero distrutte le case degli antichi generali, ornate delle spoglie dei nemici vinti, i templi costruiti dai re di Roma o al tempo delle guerre di Gallia e di Cartagine, e tutti i più importanti monumenti dell’antica repubblica”.

Molti pensarono fosse stato l’imperatore a ordinare l’incendio, ma non ci furono prove a riguardo.

Dopo qualche anno l’incendio della città, Nerone, abbandonato anche dai pretoriani e dall’esercito, venne estromesso dal Senato, e dopo un primo tentativo di fuga, alla fine si uccise vicino Roma, nella villa di uno dei suoi liberti.

Svetonio narra, che prima di spegnersi abbia proferito le seguenti parole: “Qualis artifex pereo (Quale artista perisce in me)”.

Fu sepolto dalla liberta Atte, che fu sempre la sua amante fedele.

L’esposizione crea una intensa emozione, sviluppata fra due millenni attraverso reperti e posti che mantengono ancora tutta l’arte e la cultura della storia di un personaggio come Nerone.

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